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Mensile telematico di archeologia, turismo, ambiente, spettacolo, beni e attività culturali, costume, attualità e storia del territorio in provincia di Barletta–Andria-Trani e Valle d’Ofanto

Iscritto in data 25/1/2007 al n. 3/07 del Registro dei giornali e periodici presso il Tribunale di Trani. Proprietario ed editore: Comitato Italiano Pro Canne della Battaglia - Barletta (BT)

 

06/03/2016.  BARLETTA - RICORDO DI “DON” RAFFAELE CAFIERO A 10 ANNI DALLA MORTE: PIONIERE DEL CINEMA, PERSONAGGIO ECLETTICO, NEGLI ANNI VENTI GIRÒ A CANNE IL FILM «SANGUE PUGLIESE». TUTTA LA POLIEDRICITÀ DI UN PERSONAGGIO DA SEMPRE IMPEGNATO A FAVORE DELLA CULTURA .

Canne della Battaglia esterno giorno. Masseria del Sorgio. Ultimo, disperato gesto di lei. Primo piano su Assunta, sguardo dritto nella macchina da ripresa. Arriva da dietro la curva una nerissima locomotiva sbuffante. L’operatore allarga al totale della scena. Capelli sciolti al vento caldo di quell’estate, vestita a lutto in piedi in mezzo al binario, Assunta piange e stringe le mani al petto. La didascalia dice allo spettatore: “Addio amor mio. Per sempre ti amerò”. E si lascia morire sotto quel treno. Fine.

E’ la scena conclusiva di una pellicola in bianco e nero dal titolo «Sangue pugliese» dove si raccontava un amore disperato nel suicidio di lei sotto il treno della Barletta-Spinazzola a pochi metri dalla seicentesca (ma oggi ormai cadente) Masseria del Sorgio. Una pellicola, un film muto che partecipava al concorso della Pathé di Roma, andata purtroppo distrutta. Nelle campagne di Canne della Battaglia, in una tenuta di proprietà della famiglia, verso la fine degli anni Venti del secolo scorso, dove si era radunata un'allegra brigata di giovani per girare d'estate in una piccola Cinecittà fra fichi d'india ed oliveti a perdita d'occhio con tanto di scenografie finte e studios improvvisati…

Regista, impresario, autore e factotum della compagnia? Lui, Raffaele Cafiero, classe 1911, all’epoca del film poco più che ventenne. Quanto state leggendo desidera essere il mio personale ricordo a dieci anni dalla sua scomparsa. Un ricordo carico di nostalgia, fors’anche di rimpianto e di commozione, accomunando in questa pagina di memorie tutte barlettane mio padre, il pittore Biagio Vinella, suo coetaneo e suo compagno di avventure in tante imprese, qualcuna riuscita, qualche altra ancora da compiere…

Un autentico «pioniere» del nostro cinema di provincia. Raffaele Cafiero ci ha lasciato tanti suoi ricordi così carichi di umanità e di nostalgia per una certa Barletta che oggi sembra più difficile da raccontare senza di lui. Chiamarlo con l'immancabile «don» di reverenza nell'abituale chiacchieratina sulle belle cose di un tempo antico era quasi un cortese atto dovuto alla sua persona, sempre capace di incantarti con le storie sulla città di allora, sui fatti segreti e quasi sconosciuti ai più che solo lui poteva conoscere, i mille retroscena carichi di curiosi e simpatici misteri di paese.

Don Raffaele Cafiero se n'è andato carico dei suoi 95 anni a febbraio del 2006, ma sempre giovanissimo nello spirito fino all’ultimo respiro. Amava la macchina da presa come specchio della vita e così l'ha infatti usata da sempre. Memorabile l’inaugurazione del monumento ai Caduti nel 1929, filmata col procugino Marco, pellicola unica ma purtroppo difficile da visionare anche in rete.

Conservo gelosamente nel mio archivio un’intervista registrata in casa Cafiero (palazzo Ina in piazza Moro) a “Don” Raffaele, tazza di caffè preparata dalla signora Anna ed inizio di un racconto che avrebbe potuto continuare. Si parlava di tante cose a proposito della storia del cinema a Barletta (ancora tutta quanta da scrivere) ma in particolare proprio di quel film. Ad un certo punto, lui mi stupisce e mi emoziona mostrandomi a sorpresa un autentico cimelio: l’album fotografico di “Sangue pugliese”, nei fotogrammi di scena scattati durante la lavorazione arrivato come reliquia fino a quel momento. Lo sfogliamo insieme, dai titoli di testa (logo della produzione Cinephotoars, il suo laboratorio fotografico al civico 88 di corso Vittorio Emanuele, piano terra del palazzo di famiglia tuttora imponente) all’ultima sequenza già descritta in apertura. Fra una serie di fotogrammi e gli altri, le didascalie che, in tempi di cinema muto, spiegavano allo spettatore quanto vedeva. Con la firma di mio padre, Biagio Vinella. Fu un autentico tuffo al cuore. Potete immaginarlo…

Ignoro che fine abbia fatto quell’album dopo la morte di don Raffaele, ma per me restano immagini indelebili. In tempi più vicini a noi, don Raffaele si ritrova gestore del teatro comunale Curci adibito a sala cinematografica a cavallo subito dopo l'arrivo degli Alleati alla Liberazione, fra gli anni Cinquanta e Sessanta.

Lo riapre dopo artigianali ma efficaci lavori di restauro, grazie sempre all’apporto dei suoi amici di sempre mio padre compreso (si occupò delle decorazioni), che entrava nei camerini dall’ingresso degli artisti di via Ospedale dei Pellegrini, dirimpetto alla sua bottega di pittore ereditata dal padre, il sellaio Vitantonio. Rievoca tutto mons. Salvatore Santeramo nel numero unico stampato dalla vicina tipografia di Rizzi & Del Re.

Ma don Raffaele aveva già gestito al Circolo Unione il “Cinema Giardino” negli anni Quaranta, con discreto successo e termine con la caduta del Fascimo. Al Curci invece, nel clima della vita nuova, code interminabili di spettatori per i filmoni kolossal dell'epoca, dove c'è posto anche per l'avanspettacolo e le compagnia di fila con le ballerine tuttegambe. Insomma, una piccola grande epopea romantica all'ombra del grande schermo e della ribalta accesa, in tutto simile al Nuovo cinema Paradiso di Giuseppe Tornatore, con identiche atmosfere di provincia, quegli stessi personaggi, la vita di una Barletta povera ma bella che si riversava di domenica al cinema per uscire a ritrovare l'emozione che ti sconvolgeva coi grandi amori, le grandi battaglie, i divi e le dive.

Anche per tutto questo, don Raffaele Cafiero, grazie davvero di cuore!

Nino Vinella, giornalista
Barletta - 4 marzo 2016





 

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