C’erano un volta i santini, quelle immaginette sacre tenute strette strette: dalle nonne in borsetta, dagli uomini più anziani nel portafoglio sul cuore. Come anche dalle signorine fidanzate o perfino da quei giovanotti all’apparenza guasconi e spacconi ma sotto sotto rispettosi di una religione davvero semplice, davvero bella da sentire per tutti. Gira gira, una immaginetta ce l’abbiamo in tasca un po’ tutti quanti, no? E magari ogni tanto ce la prendiamo in mano, e addirittura la baciamo in segno di fede e di venerazione, sperando in un piccolo miracolo o di una grazia quotidiana piccola piccola, con un segno di croca quasi di nascosto…

I “santini” sono andati poi a finire nelle collezioni più raffinate, specie quelle stampate nell’Ottocento, contornate da merletti ricamati in carta, oppure addirittura con dettagli e finiture in seta: e sempre rappresentando il Santo di turno come tramandato dalla migliore, più genuina e consolidata tradizione popolare iconografica, con tanto di approvazione ecclesiastica.

Fu negli Sessanta che il pittore barlettano Biagio Vinella (1911-1965) si dedicò con particolare impegno alla più fedele visione artistica dell’iconografia sacra di tradizione popolare. Egli da giovane aveva venerato la Madonna dello Sterpeto, raccontando spesso nelle pagine (tuttora inedite) del proprio diario come fosse stata una mano invisibile a guidare il suo pennello nella pittura del quadro che per anni sarebbe rimasto esposto nell’omonimo santuario quando l’originale veniva in processione fino alla Cattedrale per il mese di maggio dedicato alla Santa Patrona di Barletta.

Paesaggi, squarci di luce sulla città fra gli anni Trenta e Sessanta, la campagna, la città, luoghi della memoria e tanto altro ancora. I cenni autobiografici lo portano poi ad iniziare la produzione artistica di una vera e propria galleria di sacre immagini come proposte, studiate e riprese in chiave sempre di fedeltà piena per l’originale, da quei “santini”.

E in quest’onda creativa, Biagio Vinella ha lasciato numerosi dipinti, sempre su supporti in vario formato della sua amata masonite (quel materiale povero usate in ebanisteria ma di grande effetto per il mantenimento nel tempo delle cromie) preferita ed utilizzata dopo il passaggio dalla tela sperimentata sotto la guida del suo maestro in gioventù, Vincenzo De Stefano.

Sant’Antonio, San Michele Arcangelo, San Giovanni Battista fra gli altri. E quella Santa Lucia dipinta nel 1962, che il sapiente restauro dell’esperta curatrice Azzurra Caporusso ha riportato all’intensa vivacità e della freschezza dei colori ad olio.

Un’opera da ieri ospitata nell’atelier di Exia, quale omaggio sincero e devoto nello showroom della famiglia Camasso in corso Cavour, a pochi metri dalla chiesa di Santa Lucia dove le spoglie della Vergine di Siracusa protettrice della vista resteranno alla venerazione dei fedeli fino a mercoledì 27.

Un gesto di omaggio come pure un altro appuntamento condiviso con la gente nella riscoperta di quell’artista che ha sempre amato la nostra città di Barletta. Biagio Vinella. Mio padre…

Nino Vinella

Domenica 24 aprile 2016

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SANTA LUCIA A BARLETTA NEL QUADRO DI BIAGIO VINELLA

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IL PROGRAMMA DELLE MANIFESTAZIONI...

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LA RASSEGNA STAMPA SUL WEB...

Devozione religiosa e arte. Santa Lucia in città, omaggio artistico alla devozione: esposto il quadro del pittore Biagio Vinella. In esposizione nell'atelier Exia, in corso Cavour, il quadro raffigurante Santa Lucia dipinto nel 1962

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