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Mensile telematico di archeologia, turismo, ambiente, spettacolo, beni e attività culturali, costume, attualità e storia del territorio in provincia di Barletta–Andria-Trani e Valle d’Ofanto

Iscritto in data 25/1/2007 al n. 3/07 del Registro dei giornali e periodici presso il Tribunale di Trani. Proprietario ed editore: Comitato Italiano Pro Canne della Battaglia - Barletta (BT)

 

26/03/2017.  BARLETTA - L'INCHIESTA: VIAGGIO FRA GLI ULIVI DELL'EX CARTIERA. LA STORIA FANTASMA DI UN'AREA DESTINATA DA SUOLO AGRICOLO ALL'INDUSTRIA NEGLI ANNI SESSANTA-SETTANTA CON L'INCREDIBILE "BOOM" PRODUTTIVO VERSO ITALIA, EUROPA E MEZZO MONDO. MA A CHE PREZZO?.

Ulivo simbolo di pace. A Barletta succede il contrario. Almeno a giudicare dalle cronache giornalistiche dal mese di febbraio fino ad oggi. Quando tutto il circo mediatico si occupa di una pianta-simbolo da sempre parte fissa del paesaggio e della civiltà di un intero popolo, della gente. E come se ne occupa? Denuciandone la strage sulla trafficatissima via Trani, tutto sommato su di un modesto appezzamento di terreno ex agricolo, ed oscurando l’abbattimento di circa duemila esemplari nella meno visibile via vecchia per Canne, contrada Perazzo, su di una estensione di oltre 10 ettari.

Misteri di una certa carta stampata. Inconfessabili segreti anche di una certa politica, affetta da strabismo acuto.

Che nemmeno si allerta a difesa della categoria quando su quel viottolo di campagna al Perazzo due giornalisti (io ed il collega Michele Straniero) vengono bloccati e minacciati da un energumeno mentre cercano di documentare la notizia, portando così sulla ribalta nazionale dell’Osservatorio di Roma per FNSI e Ordine dei giornalisti in tema di intimidazioni agli operatori della comunicazione il caso riconducibile alla libertà di stampa negata proprio nelle campagne sguarnite di ogni presidio, di ogni seria vigilanza. Due denunzie (per scempio ambientale come alterazione del paesaggio ed appunto minacce con insulti) sono state presentate dal sottoscritto ai carabinieri ed attualmente all’esame della magistratura di Trani per i provvedimenti e le indagini sull’accertamento di ogni responsabilità verso i colpevoli.

MA SU VIA TRANI, su quel che davvero sta accadendo in questo lembo di territorio fra la statale 16 e la litoranea di Levante, fotografatissimo e sbattuto in prima pagina come un mostro di cronaca nera per un mese intero ed oltre, nessun organo di stampa, nessuna televisione, e nemmeno sui social si è davvero capito come mai sia potuto succedere.

In questa nostra inchiesta, abbiamo cercato di ricostruire una storia invisibile al pubblico partendo dai miei ricordi di giovane corrispondente proprio della Gazzetta del Mezzogiorno negli Anni Settanta. Anzi, da studente diciottenne del quarto ragioneria al Cassandro quando correva l’anno 1972 ed il ventenne Pietro Mennea (maglietta Avis del prof. Ruggiero Lattanzio) correva sui 200 metri conquistando a Barletta nella mitica staffetta con Abeti, Benedetti, Ossola il record mondiale della specialità, e non lo sapeva…

Quell’anno l’istituto ci mandò a visitare la Cartiera, la più grande e modernissima fabbrica dell’intero cirdondario, addirittura più esposta rispetto alla stessa Cementeria di Barletta (1912) perché, come si legge nella patinata brochure pubblicitaria ritrovata fra le mie carte di allora “la Cartiera Mediterranea è situata sulla costa sud-orientale del mare Adriatico, in adiacenza al porto di Barletta a 50 km. Circa a nord di Bari. Il collegamento via mare, nella zona centrale del Mediterraneo, giustifica l’ubicazione dello stabilimento nei riguardi dell’economia dei trasporti, specie per il rifornimento delle materie prime che in msura prevalente sono di provenienza oltremare. L’impianto per la sua potenzialità rappresenta un consistente apporto al piano di sviluppo industriale del Meridione”.

PAROLE IMPORTANTI, con intervista al nostro cicerone di turno nel mese di maggio 1972 incise su audiocassetta a nastro magnetico. Parole che svelavano l’interesse dell’Italia tutta verso questo grandioso stabilimento nella scia delle Partecipazioni Statali con lo Stato che appunto pagava incentivi ai più grandi gruppi industriali del Paese per investire al Sud. In questo caso, la C.R.D.M. Cartiere Riunite Donzelli e Meridionali), il colosso nazionale con sede a Milano nella storica via Senato, altri stabilimenti un po’ dovunque (Toscolano, Besozzo, Isola del Liri, Scurelle, Gemona, Santarcangelo di Romagna) e rete di vendita estesa su tutto il territorio nazionale (da Milano a Padova, Torino, Genova, Bologna, Firenze, Roma, Napoli e Bari).
A noi futuri ragionieri, e dunque così ospitati dalla direzione come intelligenze avvezze alle cifre ed ai conti, ci vennero forniti i grandi numeri di una fabbrica spettacolare, che occupava centinaia di operai e competeva su scala europea.

Dopo l’accoglienza, il nostro gruppo venne condotto verso il mare, dove ci aprirono le porte di un capannone altissimo, la casa della cosiddetta “macchina XII continua”: che ci sarebbe apparsa come un gigantesco e lunghissimo drago o dinosauro di antica memoria. Ma l’immagine in realtà era invece modernissima, con dimensioni da record: lunghezza 115 metri, altezza quasi cinque metri, velocità 350 metri al minuto, costruttore Carcano. Capacità produttiva: 200 tonnellate di carta al giorno! Quella cosa era la Pietro Mennea delle grandi macchine!

SU QUEI SUOI 115 METRI di lunghezza, dettagliatissimi nella brochure che ora ho davanti ai miei occhi per trarre l’ispirazione giusta, si disponevano tre tele per la produzione di carte monogetto e di cartoncini duplex e triplex ovvero a più strati di altezza utile fino a 430 centimetri.

La produzione consisteva in carta e cartoncini speciali per usi tecnici, carta e cartoncini fini da stampa, supporti per cartoncini patinati e politenati, kraft ovvero una carta speciale per usi industriali. L’anno di installazione veniva indicato nel 1965, l’anno in cui venne montata dopo l’inaugurazione seguita all’esproprio dei suoli ad oliveto (ci stiamo arrivando…) ed il loro utilizzo come poi rimasto per i successivi decenni.

La “macchina continua” era sorvegliata da un quadro di controllo centralizzato a vista, 24 ore al giorno. Perché la Cartiera Mediterranea di Barletta sprigionava una capacità produttiva nei diversi tipi di carta e cartoncini da paura: 60.000 tonnellate all’anno, con 10.000 kw di potenza elettrica assorbita nel ciclo di esercizio completo. Più la centrale termica con produzione di vapore di 50 T/h.

Completavano la “scuderia” tecnologica l’impianto di patinatura fuori macchina. Il tutto, leggete bene, su di una superficie complessiva di 500.000 metri quadri di cui 40.000 coperti: piccola città semi-industrializzata ai margini della città vera, in quell’area industriale che sarebbe poi divenuta tale soltanto qualche anno più tardi con calzaturifici e maglifici.

QUELLA VISITA d’istruzione, a cui fece seguito un bel tema in classe sulla presenza industriale di quegli anni in espansione socio-economica a Barletta, proprio quella visita istruttiva segnava i tempi d’oro per il reddito pro capite e l’occupazione piena (con quella giovanile compresa) nella nostra città.

E rivedendo questa brochure, mi passano sotto gli occhi le fotografie con relative didascalie: la pressa collante seguita dall’omino con tanto di camice bianco da tecnico qualificato; la vista in corrispondenza delle presse umide con l’operaio in tuta blu; la vista generale della sala macchina continua ed il particolare dell’avvolgitore con sacrosanto quadro di controllo; la zona del reparto allestimento “dotato, c’è scritto, delle più moderne attrezzature” e delle operaie (tutte e solo donne) in camice bianco a mezze maniche.

Quest’ultimo reparto apparteneva alla sezione dov’era collocata un’altra bella “bestia” di macchinario: la politenatrice alta circa due metri e velocità di 200 metri al minuto, destinata alla produzione di carte e cartoncini politenati (plastificati cioè) per usi tecnici, contenitori ed involucri ad uso alimentare (tipo i “tetrapak” per il latte UHT a lunga conservazione delle grandi centrali).

LA CARRELLATA FOTOGRAFICA per mostrare agli altri di tutta Italia chi eravamo e come eravamo in gamba, si conclude (nella brochure a tre ante formato A4) con la macchina patinatrice, capace di correre veloce con i suoi 160 metri al minuto, finitura e taglio in linea. Produzione: carte e cartoncini “Italgloss” opachi lucidi e lucidissimi. Nelle immagini, impianto di inscatolatura a depressione automatica, tagliacarta elettronico a programma di gran formato con relativi equipaggiamenti idraulici e pneumatici.

Il pieghevole gigante aveva in copertina una foto aerea panoramica sullo stabilimento, la sua superficie tra aree coperte e scoperte, le zone incolte, il mare Adriatico di un blu strepitoso, il braccio di Levante, la linea dell’orizzonte infinito: una cartolina illustrata.

Ma in primissimo piano ci sono sempre e soltanto loro, gli ulivi… Ecco perché si tratta di una foto storica, essenziale per capire di che cosa abbiamo già parlato e che torneremo ad approfondire prossimamente.

Arrivederci alla prossima puntata.

NINO VINELLA

1a puntata





 

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