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Mensile telematico di archeologia, turismo, ambiente, spettacolo, beni e attività culturali, costume, attualità e storia del territorio in provincia di Barletta–Andria-Trani e Valle d’Ofanto

Iscritto in data 25/1/2007 al n. 3/07 del Registro dei giornali e periodici presso il Tribunale di Trani. Proprietario ed editore: Comitato Italiano Pro Canne della Battaglia - Barletta (BT)

 

08/10/2017.  BARLETTA - NO ALL’ABBATTIMENTO DI PALAZZO TRESCA: SEGNALAZIONE ALLA SOPRINTENDENZA COME CASA NATALE DI NINO FRANK, FRA I PIU’ GRANDI INTELLETTUALI DEL ‘900 EUROPEO, A FIRMA DEL COMITATO ITALIANO PRO CANNE DELLA BATTAGLIA E DELL’ARCHEOCLUB D'ITALIA ONLUS.

Con una nota inviata ieri per posta elettronica certificata alla Soprintendenza di Foggia territorialmente competente su Barletta nella Provincia BAT, le Associazioni hanno fornito ulteriori elementi di interesse storico alla vicenda collegata all’ipotesi di abbattimento di Palazzo Tresca.

La lettera è stata inviata alla personale attenzione di Simonetta Bonomi, attuale Soprintendente Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le Province di Barletta-Andria-Trani e Foggia dai Soci del Comitato Italiano Pro Canne della Battaglia e dell’Archeoclub d’Italia Onlus Canne della Battaglia-Barletta, con quest’oggetto: “Palazzo Tresca a Barletta non puo’ essere abbattuto: lì é nato Nino Frank, uno dei più grandi intellettuali italiani del novecento europeo!”

Nella nota, alla quale è stata allegata copia dell’atto di nascita originale conservato nell’archivio del Comune di Barletta presso la sezione barlettana dell’Archivio di Stato con l’esatta indicazione del luogo riconducibile a Palazzo Tresca in Via Imbriani a Barletta, viene ripercorso il profilo biografico, culturale e storico di Nino Frank, battezzato come Giorgio Errico ma noto al mondo artistico internazionale con la sua più popolare “firma” che l’ha sempre contraddistinto in vita e nella critica contemporanea.

La nota è stata sottoscritta da Nino Vinella, come giornalista ricercatore storico e come attuale Presidente di entrambe le realtà associative cittadine, nonché del Gruppo Facebook in rete sui socialmedia. Scrive Vinella: “Ci uniamo al coro di chi vuole salvare Palazzo Tresca dall’abbattimento con questa mia personale testimonianza frutto di accurata ricerca storica. Perché fra quelle mura a Barletta nasceva nel 1904 Nino Frank, eclettico intellettuale dai mille interessi e volti tutti d’autore: scrittore, giornalista, conduttore radiofonico, critico cinematografico e tanto altro ancora. Ma soprattutto, dagli anni della giovinezza, la sua vita e la lunga carriera furono contrassegnate dalla riconosciuta fama di grande traduttore in lingua francese della letteratura italiana, vita e carriera svoltesi per intero a Parigi, dove si è spento il 17 agosto 1988, un anno dopo aver ricevuto il Grand Prix nazionale di traduzione. Molti dei nostri migliori scrittori devono il successo Oltralpe al suo stile originale traduttivo: Pavese, Brancati, Zavattini, Fenoglio, Sciascia, Calvino, Savinio, Malaparte…
Questo breve ritratto, schizzato con l’aiuto dell’amico Vincenzo Lauro, ultimo discendente barlettano dei Frank, giunge a pochi giorni dall’anniversario, importante ma trascurato (chissà?) dai responsabili istituzionali per l’identità culturale di quella certa Barletta divenuta nel tempo la “patria”, suo malgrado, di concittadini dal nome straniero ma italianissimi nella coscienza di essere divenuti protagonisti, nati da queste parti, del pensiero e dell’arte europei.
Era il 27 giugno 1904 (come da allegato atto di nascita ricavato dall’archivio del Comune di Barletta presso la locale Sezione dell’Archivio di Stato) quando la casa in via Imbriani, palazzo Tresca, dei Frank, genitori svizzero-tedeschi, fu allietata dalla nascita di Giacomo Errico, divenuto poi Nino per tutti, in una bella famiglia già numerosa, intrecciata nella vicenda umana alla storia della nostra viticoltura. Il padre, poco più che ventenne, giunse infatti a Barletta, con la moglie appena diciottenne, verso il 1882 per dirigere il grande stabilimento vinicolo che la ditta Combès di Bèzieres aveva fatto costruire a metà strada tra la piazza S. Agostino (dove sorgeva l’Ospedale civile) e la piccola borgata dei “sette frati” sulla via per Trinitapoli, quasi di fronte alla centrale del gas (poi demolita). In grandi capannoni contenenti enormi botti di rovere venivano effettuati produzione, stoccaggio, esportazione verso la Francia del vino pugliese rosso di alta gradazione destinato ad irrobustire, con opportune operazioni di taglio, i vini bordolesi di più basso tenore alcolico.
Nino era l’ultimo rampollo di casa Frank, aggiungendosi alle tre sorelle ed al fratello, più grandi di lui dai 25 ai 17 anni, che, in seguito ai naturali eventi matrimoniali, presto lasciarono papà, mamma e fratellino al trasloco dal palazzo Tresca in un appartamento al secondo piano del vicino palazzo Lanciano, via Baccarini angolo corso Garibaldi, dove la Sottoprefettura ne occupava l’intero primo piano, mentre i locali a piano terra ospitavano il “Circolo degli impiegati”. Era questo un luogo di convegno della borghesia locale, operatori economici ed impiegati oriundi di altre regioni italiane, nonché alcuni “forestieri” d’Oltralpe, compreso il padre del Frank. Fu un ampio salone, male illuminato come sala di lettura dei giornali, il punto di maggiore attrazione del piccolo Nino Frank, che a poco più di tre anni d’età, ammesso di straforo a frequentare il Circolo al seguito del padre, lo descrisse poi in “Memoire brisée”, libro autobiografico pubblicato più tardi in Francia, sotto l’aspetto favoloso della iniziazione ad un lungo viaggio nella letteratura. Vi compaiono le sue nostalgie tutte barlettane, i “Cappuccini”, orfanotrofio o gerontocomio che fosse, e gli inquilini della grande villa che vi sorgeva poco distante: quella di don Alfredo Reichlin, anch’egli immigrato d’origine svizzera che aveva fatto fortuna nel commercio all’ingrosso del carbone. L’omonimo nipote del vecchio “don Alfredo”, uomo politico e storico direttore de L’Unità, è stato recentemente ospite a Barletta a Palazzo della Marra.
E poi le allegre, immancabili scampagnate a Canne della Battaglia, le scorribande nel complesso dello stabilimento delle “Olearie meridionali” (cui era preposto l’ing. Kuckhoff, cognato del Frank) a due passi dalla stazione della Tramvia Bari-Barletta posta sulla via per Andria, sono riferimenti precisi al periodo della fanciullezza di Nino Frank nella sua città natale. Egli ne rievoca il ricordo anche nell’altra sua opera “Bruit parmi le vent”, ove alterna una scanzonata levità con improvvisi abbandoni alla commozione, agli impeti di viva e sincera nostalgia, ai momenti personali nell’ambiente barlettano: i vagabondaggi nelle vie e vicoli attorno alla Cattedrale, all’antica Cantina della Disfida, al Castello normanno e al porto, le belle serate trascorse alla “Sala Roma”, unico cinema di allora…
Nel 1916 muore il padre di Nino Frank e questi, conseguita la licenza ginnasiale, si trasferisce con la madre a Napoli dove frequenta il liceo internazionale; al termine dei corsi di studio, già in possesso di una perfetta conoscenza della lingua e sufficientemente erudito in fatto di letteratura francese, parte, all’età di 19 anni, per la Francia alla scoperta di Parigi, dove diventò quel personaggio di levatura europea, definibile come il più barlettano dei parigini, il De Nittis del Novecento letterario fra le due guerre. Tanto da meritare un’autentica riscoperta culturale ben più profonda, a dimostrare verso la Francia di oggi l’eredità culturale ed il tributo versato da Barletta, dalla Puglia, dall’Italia alla capitale della cultura europea.
E non sembri esagerato, perché Nino Frank, una volta trasferitosi stabilmente a Parigi nel 1923, divenuto amico e collaboratore del grande scrittore James Joyce, fondò con Bontempelli la rivista “900” della quale era inviato dalla capitale francese. La sua profonda conoscenza dei pittori e scultori, dei poeti, scrittori e giornalisti, non soltanto francesi, che affollavano i bistrot parigini, gli permise di scrivere su di essi saggi interessanti e originali, rievocazioni di fatti ed episodi di vita vissuta. Probabilmente sconosciuti a noi barlettani suoi stessi concittadini di oggi. Tutta una fioritura ricchissima e variegata di ricordi e aneddoti riguardanti una vasta galleria di personaggi e figure affascinanti come James Joyce, Isaak Babel, F. Scott Fitzgerald, fino a Pirandello, Bontempelli, Italo Svevo, Bruno Barilli, De Chirico, Montale, e tanti altri. Come critico cinematografico, fu lui ad inventare l'espressione “film noir” per il genere poliziesco nato negli Stati Uniti anni ’40 e reso popolare sulla stampa di allora dalla sua firma.





 

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