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Mensile telematico di archeologia, turismo, ambiente, spettacolo, beni e attività culturali, costume, attualità e storia del territorio in provincia di Barletta–Andria-Trani e Valle d’Ofanto

Iscritto in data 25/1/2007 al n. 3/07 del Registro dei giornali e periodici presso il Tribunale di Trani. Proprietario ed editore: Comitato Italiano Pro Canne della Battaglia - Barletta (BT)

 

16/07/2018.  DAL MIO PUNTO DI VISTA PERSONALE - BARLETTA, ARCHEOLOGIA E GIORNALISMO, FORMIDABILI MACCHINE DEL TEMPO... PIU' DI QUARANT'ANNI FA QUEGLI SCAVI DI VIA TRANI RACCONTATI TRA STORIA MEDIEVALE E ATTUALITA' DELLA CRONACA. QUANDO LA MEMORIA DIVENTA TESTIMONIANZA.

Intervistato per il TG Norba dal collega Giovanni Di Benedetto e per Telesveva Notizie dal più giovane collega Michele Straniero sui ritrovamenti archeologici in via Trani, sono tornato indietro nel tempo a più di quarant'anni fa.

Quando, nel maggio 1976, io che avevo ventidue anni, ne scrivevo già da giovanissimo corrispondente per la Gazzetta del Mezzogiorno. Rileggendo quel pezzo di spalla su tre colonne, oggi (che di anni ne ho sessantaquattro e la vita mi ha concesso numerose altre esperienze professionali ed umane) ho dovuto constatare l'attualità di alcune affermazioni contenute in quello scritto giornalistico di allora, come se l'avessi scritto oggi...

Affermazioni pesanti anche per i risvolti in politica e nella vita amministrativa e culturale di Barletta: l'archeologia (purtroppo) inascoltata, l'espansione edilizia galoppante e divoratrice del territorio, la trasformazione del paesaggio urbano e quant'altro.

Noi giornalisti abbiamo il dovere della testimonianza: "Verba volant sed scripta manent". Anche in altri ruoli di responsabilità sociale...

Ai miei Lettori, come sempre, il giudizio finale su di una vicenda interessante quanto emblematica... nella macchina del tempo!

La Gazzetta del Mezzogiorno – In Terra di Bari pag. 15 Venerdì 7 maggio 1976

L’archeologia dire qualcosa sul misterioso borgo S. Vitale di Barletta?

Era uno dei tre che sorgevano intorno all’abitato in periodo medievale – Reperti attribuibili a tale epoca sono stati riportati alla luce da insegnanti e alunni della “Fraggianni” – Il Sindaco ne ha informato la Sovrintendenza

(n. v.) – Reperti archeologici di probabile origine medioevale sono stati rinvenuti a Barletta nella zona del lido San Giovanni (litoranea di Levante), in un fondo incolto nei pressi del tracciato ferroviario della piccola velocità.

Autori del ritrovamento, avvenuto per puro caso, gli alunni della scuola elementare Fraggianni e alcuni loro insegnanti. I pezzi venuti alla luce (una lucerna in terracotta, frammenti di ceramica artigianale dipinta a mano, ossa di animali) sono stati provvisoriamente custoditi nella sede dell’edificio scolastico in attesa che le competenti autorità si esprimano sul loro effettivo valore storico. Il sindaco, avv. Palmitessa, ha infatti inviato una lettera alla Sovrintendenza alle antichità chiedendo un intervento dei tecnici sul posto per appurare la concreta importanza dei reperti nonché l’eventualità di continuare gli scavi qualora se ne ravvedesse l’opportunità.

Perché tanto desiderio di indagare su un rinvenimento che potrebbe rivelarsi anche privo di fondamento scientifico? La zona non è nuova a scoperte del genere. Un anno fa, durante gli scavi delle fondamenta di un grosso complesso edilizio adiacente, vennero alla luce lastre sepolcrali del XII secolo. La notizia fece scalpore perché questi importanti reperti furono letteralmente abbandonati nella spazzatura e “riscoperti”, con l’esposizione in piazza da un gruppo di studenti dell’Istituto industriale.

All’epoca, qualche cultore di storia patria suffragato dagli scritti di studiosi barlettani quali il Cassandro ed il Santeramo, tracciò qualche ipotesi sulla natura di quei ritrovamenti. Le pietre tombali rappresentavano nobili e patrizi: in passato, il cimitero della nobiltà era nelle chiese, nelle cappelle private di monasteri ed abbazie. Da ben precise testimonianze storiche si sa che nei luoghi di quel primo ritrovamento sorgeva la grande case dei Cavalieri di San Giovanni (detti poi “cavalieri di malta”) resa anche leggendaria dal mito del tesoro conservato per decenni dai difensori gerosolimitani del Sepolcro di Cristo. La scoperta degli scolari, la seconda di cui si ha notizia in quella zona, fa riaprire il capitolo.

In epoca medioevale, sorgevano intorno all’abitato di Barletta, oltre ai numerosi casali rurali, tre borghi, ciascuno arroccato intorno ad una o più chiese: San Giacomo, ad occidente; San Sepolcro, a mezzogiorno; e borgo San Vitale ad oriente. Proprio quest’ultimo, il misterioso “borgo San Vitale” caduto nell’oblio, invita alle supposizioni più azzardate. Intorno ad esso prosperava un vasto contado (ecco spiegata la presenza dei frammenti ossei, più precisamente di cinghiale rinvenuti oggi) che veniva protetto ed amministrato dagli ecclesiastici della chiesa omonima e di quella di Santa Margherita, dei monasteri di Santa Chiara e dell’Annunziata: narra il canonico mons. Salvatore Santeramo, in uno dei suoi opuscoli dedicato alle chiese distrutte di Barletta, che anzi nel 1352 sorse un grave dissidio fra la chiesa di San Lorenzo di Aversa e quella di Santa Chiara sulla proprietà della chiesa di San Vitale e del borgo suddetto.

Il Vista, scrivendo a proposito della storia cittadina, testimonia che San Vitale esiste almeno dal 1126, nei pressi della via pubblica che porta ad Andria. Senza entrare nell’esattezza tipografica di queste citazioni, il luogo dovrebbe essere lo stesso. Borgo San Vitale, scomparso nel nulla forse a causa di una distruzione militare disposta da un tale Ceri da Gubbio per saccheggio o motivi politici, è il “mistero” archeologico più chiacchierato di Barletta.

Nella zona dove presumibilmente sorgeva le trasformazioni sono state numerose: lo scavo del tracciato ferroviario che dal porto arrivava alla stazione, ora in disuso, modificò la struttura del terreno con la costruzione del cavalcavia per la statale 16. Ma si può affermare, in generale, che tutta quell’area è vergine per gli studiosi visto che nessuno (non sappiamo con quanta buona fede) ha mai ufficialmente annunciato importanti scoperte, salvo quelle cui già accennato.

Ora, facendo salvo il ragionevole dubbio che implica automaticamente un rinvenimento archeologico prima della conferma scientifica, bisogna invitare le competenti autorità ad intervenire sul luogo per una necessaria ricognizione.

Solo la Sovrintendenza potrà esprimere un parere definitivo ed autorevole sull’autenticità dei pezzi ritrovati e sull’eventuale opera di scavo che potrebbe derivarne. Borgo San Vitale, comunque, resta per molti versi ancora ignoto: lo sarà ancora?


Leggi l'articolo di Venerdì 7 maggio 1976 su "La Gazzetta del Mezzogiorno" - In Terra di Bari.



 

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