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Mensile telematico di archeologia, turismo, ambiente, spettacolo, beni e attività culturali, costume, attualità e storia del territorio in provincia di Barletta–Andria-Trani e Valle d’Ofanto

Iscritto in data 25/1/2007 al n. 3/07 del Registro dei giornali e periodici presso il Tribunale di Trani. Proprietario ed editore: Comitato Italiano Pro Canne della Battaglia - Barletta (BT)

 

22/08/2018.  PROVINCE - IL RITORNO AL VOTO DIRETTO COME UNICA SOLUZIONE AI PROBLEMI SOLLEVATI DALLA LEGGE DELRIO. IL COMMENTO DI MICHELE GRIMALDI (ARCHIVIO DI STATO): "IL REBUS DEGLI UFFICI ANCORA DA ISTITUIRE PESA SUI CITTADINI E SULLA BUONA FUNZIONALITA' PUBBLICA" .

Come era facilmente prevedibile, si fanno sempre più insistenti le voci (parrebbe molto più che voci) sul ritorno del voto diretto ai cittadini per eleggere Presidenti delle Province e Consiglieri.

Volendo dar credito ai rumors che giungono dalla Capitale, sembrerebbe proprio che il ritorno al futuro sia veramente imminente, il che farebbe giustizia di una situazione che ha creato non pochi danni.

No, non si sta vivendo un deja vu, infatti non siamo tornati indietro di quasi quindici anni allorquando si discuteva sul come gestire l’istituenda Sesta Provincia pugliese, bensì ci troviamo di fronte al come e quando saranno operativi tutti gli uffici previsti dalla legge istitutiva n. 148 dell’11 giugno 2004 e questo “grazie” ai disastri provocati dalla sciagurata iniziativa del caro amico delle genti ofantine Graziano Delrio.

A mio parere vanno affrontate con cautela iniziative che, in nome del risparmio, possono provocare tensioni e inefficienze, soprattutto in quelle Amministrazioni dove le funzioni, i compiti e le attività sono particolari, peculiari e specifiche.

Intervenire in modo confuso sui livelli di governo, pensando solo a tagliare o eliminare attività e servizi pubblici, senza aver chiaro in mente quali di questi è indispensabile siano assicurati ai cittadini, individuando chi e in quale modo debba svolgere queste funzioni, è sbagliato e si configura come una riforma al contrario, una controriforma.

Ma come recita un vecchio detto “Il diavolo (incarnato da Renzi) fa le pentole ma non i coperchi” ed il coperchio, preparato dal duo comico Renzi-Boschi, è stato fatto saltare dal Referendum con la vittoria del No. Come sta già accadendo, si attendono ricorsi ed ennesime bocciature della Consulta. Perché? Perché nella legge qualche solone presuntuoso, ha voluto scrivere “in attesa della riforma” ed ora la riforma non esiste più.

A questo proposito nei giorni scorsi, in seguito al cambio avvenuto alla guida della Prefettura Barletta Andria Trani, è ritornata alla ribalta la criticità in cui si dibatte la nuova sede della Questura, prevista dalla legge e già progettata ma che vedrà la sua realizzazione…quando?

La domanda non sarebbe sussistita se, nel momento istitutivo della Sesta Provincia pugliese, figlia del disegno di legge 2562 del 6 giugno 2001 firmato dai deputati Sinisi-Rossi, gli spartitori anti-campanilismo, poi rivelatisi spartitori seriali, avessero rinunciato a quell’aborto chiamato “principio di policentricità amministrativa funzionale” che costringe i residenti della Provincia a un tour turistico tra i dieci comuni al solo scopo di sbrigare una semplice pratica, per optare in favore delle linee guida tracciate, nel suo discorso di insediamento, dal primo Prefetto della nuova Provincia, sua Eccellenza il dott. Carlo Sessa, il quale era stato molto chiaro nell’affermare che il criterio da seguire per la dislocazione degli uffici statali nel nuovo Ente territoriale, sarebbe stato esclusivamente quello del primario ed unico interesse dei cittadini.

Naturalmente questo pensiero era rafforzato dal parere n. 716 della Prima Sezione del Consiglio di Stato che aveva chiarito “ … la regola per cui gli uffici periferici statali di livello provinciale (tra questi vi sono anche Comando provinciale Carabinieri, Questura, Archivio di Stato e l’Ufficio Scolastico Provinciale presenti, per legge, in ogni capoluogo di provincia) debbono avere sede nel Capoluogo (inteso questo dal Consiglio di Stato come sede legale) vale a dire nella stessa Città in cui ha sede la Prefettura.

Dunque la regola non è derogabile se non mediante un’apposita fonte legislativa”. Ma, ahinoi, l’interpretazione di una legge è spesso la sua tomba, tant’è che oggi ci troviamo di fronte all’enorme punto interrogativo “dove sono tutti gli uffici della Provincia?”.

Purtroppo parrebbe che tale pesantissimo interrogativo abbia interessato poco quanto niente i nostri “passati” amministratori di ogni ordine e grado (nutro piena e speranzosa fiducia nei nuovi), tant’è che i dipendenti di istituti scolastici della BAT presenti nelle ex province di Bari e Foggia, a tutt’oggi, devono fare capo ancora ai due Uffici Scolastici Provinciali (ex Provveditorati agli Studi) fuori territorio, così come le Sezioni di Archivio di Stato di Barletta e Trani sono dipendenti dell’Archivio di Stato di Bari.

E qui nasce spontanea la domanda: perché la Sezione di Archivio di Stato della consorella città di Fermo, diventata Provincia con Barletta nel 2004, è stata soppressa e con il medesimo decreto, del 28 dicembre 2007 (incredibile!), passata allo status di Archivio di Stato? Quando si parla dei dogma della Pubblica Amministrazione!

Marx affermava che la storia si ripete sempre due volte: la prima volta come tragedia, la seconda come farsa. Dopo che il governo Renzi ha orchestrato la tragedia mettendo mano alla Costituzione repubblicana snaturandone alcuni principi cardine e portando a compimento il disegno “autoritario” che non era riuscito a Berlusconi nel 2006 (bloccato dai cittadini con un altro referendum), ora siamo alla farsa.

In conclusione posso soltanto sperare che da parte dei nostri rappresentanti presso tutti gli Organi amministrativi, ci sia un immediato ravvedimento e una vigile attenzione alle sorti delle nostre Città per non trovarci, all’indomani del depauperamento delle fondamentali istituzioni statali, a piangere per quello che si è perso.

Tribunale docet… meditate gente, meditate!

Michele GRIMALDI
Responsabile della Sezione Archivio di Stato di Barletta
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