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Mensile telematico di archeologia, turismo, ambiente, spettacolo, beni e attività culturali, costume, attualità e storia del territorio in provincia di Barletta–Andria-Trani e Valle d’Ofanto

Iscritto in data 25/1/2007 al n. 3/07 del Registro dei giornali e periodici presso il Tribunale di Trani. Proprietario ed editore: Comitato Italiano Pro Canne della Battaglia - Barletta (BT)

 

26/03/2019.  BARLETTA - HA COMPIUTO NOVANT'ANNI IL MONUMENTO AI CADUTI, INAUGURATO IL 18 MARZO 1929: IN ATTESA DEL PROMESSO RIFACIMENTO DEL BRONZO RIMOSSO NEL 1943, ECCO LA RIFLESSIONE CRITICA FRA STORIA ED ATTUALITA' DI MICHELE GRIMALDI (ARCHIVIO DI STATO) .

Il 18 marzo scorso il nostro Monumento ai Caduti della Grande Guerra ha raggiunto la veneranda età di 90 anni e con tutte quelle primavere sulle spalle, vivere nudo non è assolutamente salutare. E si, perché 77 anni, tanti ne sono passati dalla denudazione, senza le originarie e suggestive figure non sono certo pochi.

Purtroppo ero stato buon profeta quando, cinque anni fa, il 13 aprile del 2014, paventavo il pericolo che la storia (ahinoi) si ripetesse visti i precedenti del Sindaco Maffei il quale, nel 2009, aveva stanziato 200.000 euro per il “Ricollocamento dei bronzi in piazza Monumento” e per la stessa motivazione, il 28 marzo 2014 con delibera n. 63 della Giunta presieduta dal Sindaco Cascella, era stato inserito nel Programma Triennale dei Lavori Pubblici 2014/2016 il “Rifacimento bronzi Monumento ai Caduti” per un importo di €. 206.000.

Ebbene si, come accade nei casi di simile argomento, dopo tanto annunciare e discutere, tra i pro e i contro, tra coloro che peroravano l’immutabilità della Storia e quelli portavoce del pensiero fondamentalista “così com’è servirà a ricordare tutto il male fatto dal fascismo”, la montagna aveva partorito il topolino rappresentato, in questo caso, dalla determina dirigenziale settore cultura del Comune di Barletta nella quale si leggeva che la commissione, appositamente nominata il 13 ottobre 2015 per “Restaurare la Memoria – Concorso di idee per la riqualificazione e valorizzazione del Monumento ai Caduti”, prendeva atto che “[…] nessuna delle idee progettuali (5 in totale pervenute) è risultata pienamente rispondente alle caratteristiche dell’art. 1 del bando” e “[…] di dare atto che sulla base delle valutazioni effettuate dalla commissione giudicatrice non è possibile individuare un vincitore della suddetta selezione…, di non procedere alle ulteriori fasi del procedimento” ergo, mettiamoci una pietra sopra e amen!

E quella pietra sopra, assomigliava tanto ad una lastra tombale non solo per la tentata restituzione di dignità ad un monumento che ricordava (a quanto pare inutilmente) i nostri fratelli Caduti nella Grande Guerra ma anche e soprattutto, sulla credibilità dei nostri amministratori.

I personaggi cambiano, però le figuracce no!

Va beh, detto questo ritorniamo al Monumento ai Caduti.

In una delle due riunioni (si avete capito bene, nientepopodimenoche due) del Comitato tecnico scientifico fortemente voluto dal Sindaco di Barletta per “concretizzare la volontà di restituire al monumento la sua integrità originaria” (si valutino molto attentamente i termini quali “integrità originaria” e non fantasia allo stato puro) composto, tra gli altri, da figure di altissimo spessore quali il Generale Gaetano Nanula, lo storico Pasquale Pedico (la loro scomparsa una perdita enorme per la cultura barlettana), il giornalista Costantino Faschini e l’editore Renato Russo, il Primo Cittadino aveva richiesto, ai componenti il comitato, di effettuare ricerche approfondite per cercare di recuperare materiale utile alla “ricomposizione” totale (parlo ovviamente di immagini, progetti o calchi) del monumento, per ricostruirlo così come era nato.

Dopo difficili e approfondite ricerche sul territorio nazionale ed anche internazionale, il 1° novembre 2016, durante una affollata conferenza stampa nella sede dell'Archivio in via d'Aragona il giornalista Nino Vinella ed il sottoscritto svelavano a tutti le foto, pubblicate dal settimanale “Il Mattino Illustrato” di Napoli, del Monumento ai Caduti nella sua originaria ed integrale bellezza in quel lontano 1929.

Bene, a questo punto, un po’ da tutte le componenti della Società civile, si attendeva una dichiarazione del tenore “ora che siamo in possesso di elementi utili per rifare i Bronzi al Monumento, avvieremo i lavori”. Ma quando mai!

Si la reazione è giunta… sotto forma di esclusione di ogni traccia del Monumento ai Caduti dal su citato piano triennale dei lavori 2016/2019.

Quanto è fastidioso ed impopolare dire “Avete visto che avevo ragione?”, ma purtroppo è tristemente accaduto.

Sapete cosa accadrà ora? Quel testardo che sono, se il Signore vorrà, si batterà ancora per ridare dignità storica a quell’idea e forse, per perpetuare una azione che si è trasformata in tradizione, verranno stanziati (sono certo) altri 200.000 euro…e così via secula seculorum, con buona pace di quei barlettani che, con soldi propri, vollero onorare e ricordare i loro fratelli che erano morti per tutti noi e per coloro i quali oggi, grazie a quei Caduti, possono governare il Paese. E per favore, non tiriamo fuori la solita giustificazione, trita e ritrita, che è meglio lasciare così il monumento per “ricordare in perpetuo i danni compiuti dai fascisti”.

Chi dice queste cose non ha la seppur minima idea di che cosa è successo ai bronzi. Infatti la tanto ventilata loro fusione per costruire armamenti, non è supportata da nessun documento utile e credetemi, sono andato personalmente a scavare tra le carte di ogni archivio pubblico esistente.

Come succede spessissimo, la Storia non viene fatta studiando i documenti ma ascoltando i propri credi politici.

Volete un’altra prova? Bene, il Monumento ai Caduti di Barletta è l’unico, tra tutti i simili costruiti in Italia nel ventennio fascista, a non essere stato conservato intatto.

Quale amministrazione dell’epoca avrebbe mai potuto smantellare un monumento fortemente voluto dalla propaganda di regime?

Ma, come si dice “Cicero pro domo sua” e a seconda di come tira il vento, così la storia cambia il suo volto.

Detto tutto questo mi viene spontaneo fare mia la celebre frase di Vittorio Alfieri “Volli, sempre volli, fortissimamente volli” applicata al volere rivedere, nella sua sconvolgente integrità, quel Monumento che celebrava le tante giovanissime vite immolate sull’altare della nostra Democrazia.

Michele GRIMALDI
Responsabile della Sezione Archivio di Stato di Barletta





 

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