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27/10/2020.  TRINITAPOLI - INTERVISTA A GIUSEPPE ACQUAFREDDA SUL PODCAST (GLI ELEFANTI) “VITA E IMPRESE DI PIETRO MENNEA DA BARLETTA”: LA TESTIMONIANZA DI CHI HA GAREGGIATO CON LA FRECCIA DEL SUD DAI TEMPI DEL GRUPPO SPORTIVO AVIS, DEI SACRIFICI E DEI PRIMI SUCCESSI .

Sul recente podcast in quattro puntate “Vita e imprese di Pietro Mennea da Barletta” (Gli Elefanti) abbiamo voluto sentire chi la Freccia del Sud Pietro Mennea lo ha conosciuto, ci ha vissuto e ci ha perfino gareggiato: Pinuccio Acquafredda, oggi fiduciario del Coni a Trinitapoli, la sua città, dopo aver insegnato educazione fisica dal 1976 al 2017.

Di se stesso, Acquafredda dice: “Ho iniziato a fare atletica da studente grazie al mio prof di educazione fisica Francesco Pistone che tutti gli anni organizzava, presso il Liceo Scientifico di Barletta, i campionati di istituto per poi formare la squadra titolare della scuola. Ho partecipato alla gara degli 80 metri piani in una pista allestita nel campo “Lello Simeone”. Dopo aver vinto tutte le batterie e classificatomi terzo dietro Martucci e Lorenzo di Fidio (più grandi di me di qualche anno), sono stato contattato dal prof. Francesco Mascolo, allenatore dell’Avis Barletta, che fissava subito un appuntamento con mio padre a Barletta presso la sede avisina del vecchio Ospedale “Umberto I”. Il giorno dopo ero un atleta iscritto all’Avis dove da tesserato ho fatto parte della staffetta 4x100 con PIETRO, stabilendo nella 4x100 allievi quel tempo di 44”1 che abbiamo conservato come record pugliese per più di venti anni, cimentandoci anche nella 4x200”.

Acquafredda, uno degli staffettisti della 4x100 Avis Barletta, quella di Termoli raccontata nella prima puntata del podcast e che solo a pronunciarne i nomi (con Pallamolla e Gambatesa) erano facilissime certe battutacce… Prosegue: “Ho avuto il piacere e l’onore di conoscere il grande Pietro nel lontano 1968 quando avevo solo 16 anni ed è così cominciata la mia amicizia con Pietro. Infatti tutti i giorni, con il treno alle ore 14.00, tornavo a casa da scuola per il pranzo e alle 14.55 riprendevo il treno per andare a Barletta per gli allenamenti. Puntuale alle ore 15.20 stavo sotto casa di Pietro in Via Pier delle Vigne 10 dove alle 15.30 arrivava il prof. Mascolo, con la sua cinquecento bianca, per prenderci ed accompagnarci al campo per gli allenamenti. Questa storia è durata circa tre anni. In questo lunghissimo periodo ho imparato a conoscere l’uomo Mennea. Pietro, appena conosciuto, mi ha dato l’impressione di essere introverso e riservato, ma dopo appena due mesi di frequentazione (gare fuori regione, dormire nella stessa stanza e stare sempre insieme) ha tirato fuori quello che era il suo vero carattere. Pietro prima di aprirsi agli altri doveva conoscere bene chi aveva di fronte e solo dopo metteva fuori il suo vero carattere di estroverso”.

Aggiunge Acquafredda: “Sono tanti gli aneddoti che confermano quanto detto ma uno in particolare lo voglio raccontare. Stavamo in un hotel di Cava dei Tirreni da dove il giorno dopo ci saremmo trasferiti a Salerno per disputare la finale nazionale dei campionati italiani AICS. A sera tardi io e Pietro siamo usciti dalla nostra camera per andare nella stanza di alcune atlete di Bari; siamo stati li più di un’ora in cui Pietro raccontava delle barzellette, con tanta bravura, da far ridere a crepapelle tutti i presenti. Allarmato dal baccano che procuravamo, si presentò il prof. Mascolo che, dopo averci rimproverati, ci ha accompagnati nella nostra camera dove, andando via ci si è portato anche la chiave in modo da toglierci la possibilità di uscire… Quanto detto dimostra che non è vero che Pietro era introverso, perché gli introversi stanno zitti e ascoltano”.

Schegge di memoria: “La frequentazione con Pietro è continuata anche dopo che io ho concluso la mia attività agonistica con l’Avis. Ci vedevamo quasi sempre quando tornava nella sua Barletta. Negli anni ’90 gli ho dato una mano a Trinitapoli quando si candidò, come parlamentare europeo, nella lista di Di Pietro. Dopo la sua elezione sono stato invitato con altri amici a Bruxelles al Parlamento Europeo dove Pietro doveva presentare una proposta di legge che rendesse punibili penalmente tutti i reati collegati all’uso del doping nello sport. Infatti su questo argomento ha scritto diversi libri. Ci siamo visti per l’ultima volta, a dicembre 2011, nello stadio “Lello Simeone” di Barletta per girare alcune scene del film-documentario su Pietro del regista Sergio Basso, dal titolo 19 e 72 che rappresenta il tempo dei sui 200 metri piani record mondiale ottenuto a Città del Messico. In quella occasione invitai Pietro che accettò a venire nella scuola dove insegnavo, l’istituto alberghiero di Margherita di Savoia, per avere un incontro con gli alunni delle classi quarte e quinte sul Doping. Quest’incontro doveva essere inserito nelle attività collaterali per il passaggio della carovana del Giro d’Italia di ciclismo a Margherita di Savoia nel maggio del 2013. In questa situazione ho avuto la conferma della sua grande personalità. Infatti noi ci sentivamo spesso su facebook ed io nell’approssimarsi dell’evento gli ho inviato, a gennaio 2013, un messaggio per chiedergli di farmi sapere la data dell’incontro presso l’Istituto Alberghiero ;non ha risposto con la solita celerità e dopo la mia ulteriore richiesta fatta il 22 febbraio 2013 lui mi ha risposto con questo messaggio che riporto integralmente: “Caro Giuseppe, purtroppo ora non sono in grado di poter fissare date per incontri, naturalmente appena mi sarà possibile e con un certo anticipo, Te lo farò sapere. Pietro. PS Mi hanno informato che presenteranno il film-documentario al festival del cinema di Bari, per quanto riguarda invece la messa in onda televisiva, ancora non è stata fissata la data esatta.” Questo messaggio mi è stato inviato esattamente un mese prima di morire. Dalla sua attenta lettura si comprende ancora di più la grandezza morale del nostro caro Pietro Mennea che io porterò sempre nel mio cuore.”
1. Da testimone diretto dei fatti raccontati, che impressione ne ha riportato Giuseppe Acquafredda?
Da compagno dell’Avis Barletta e di staffetta del grande Pietro Mennea ho avuto un’ impressione molto positiva soprattutto in quell’ armonico inserimento nel parlato di audio originali dello stesso atleta e di tanti protagonisti dell’ epoca. Per questo mi sento di ringraziare il gruppo “Gli Elefanti “ che ha avuto questa magnifica idea.
2. Soddisfatto del podcast come prodotto di ascolto rispetto, cinque anni dopo, alla fiction o addirittura al video realizzato insieme con i componenti della famosa staffetta?
Sicuramente molto soddisfatto del podcast rispetto alla fiction. Sono due modi diversi di raccontare la vita di un personaggio. Nella fiction che racconta, seppure in forma romanzata le gesta di Pietro, invece dovevano stare più attenti ,almeno all’ inizio della prima parte a raccontarla in modo più preciso. Tanto perché sono viventi gli altri tre protagonisti della famosa staffetta 4 X 100 dell’ AVIS. L’ inizio della prima parte è stata girata a Barletta , quindi volendo io, che risiedo a Trinitapoli, e Francesco Gambatesa , che vive a Barletta, potevamo essere convocati dai responsabili della fiction per raccontare la storia , sicuramente molto più vicina alla realtà. Ma non entro nel merito delle motivazioni che possano aver influito sul mancato incontro.
3. Si potevano aggiungere altri elementi di conoscenza, almeno nella prima puntata sul giovane Mennea (fonti d'archivio, testimonianze personali, etc.)?
Nella prima puntata del podcast si potevano aggiungere le testimonianze degli amici di staffetta che avrebbero reso la puntata molto più emozionante.
4. Chi ha concepito lo storyboard doveva consultare i protagonisti di allora o possono essere state sufficienti le testimonianze oggettive (stampa, Tv, dichiarazioni rilasciate?
Ho già detto sopra che per arricchire tale puntata bisognava sentire i testimoni dell’epoca come il sottoscritto, il prof. Francesco Mascolo, Salvatore Palmi che oggi si chiama così ma che era Pallamolla, Francesco Gambatesa, Francesco Frezza…
5. A quali risultati in termini di onore alla memoria di Pietro Mennea possono essere utili iniziative del genere?
Queste iniziative, anche così come sono state realizzate, servono sempre a far conoscere e ricordare la grandezza dell’atleta Pietro Mennea ai giovani che sono attratti, purtroppo, da altre situazioni. Desidererei tanto che anche gli amministratori di Barletta contribuissero con un’opera grandiosa ad onorare l’ atleta che ha portato, con le sue gesta, la città alla ribalta nazionale e mondiale. Ad esempio chi, qualche anno fa, insieme a me e ad altri amici come Franco Frezza, avevamo chiesto al Sindaco dell’epoca di dare un grande segnale di riconoscenza a Pietro chiamandola : “BARLETTA – Città della Disfida e di Pietro Mennea“. A tutt’oggi non si è fatto ancora niente di grande per onorare la memoria di Pietro. Io so aspettare ed ho la speranza che ciò possa avvenire”.

Nino Vinella





 

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