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11/10/2021.  BARLETTA - "LA CORSARA": RITRATTO UMANO ED INTIMO DELLA SCRITTRICE NATALIA GINZBURG NEL LIBRO DI SANDRA PETRIGNANI PRESENTATO IN ANTEPRIMA PER LA "GIORNATA EUROPEA DELLA CULTURA EBRAICA" 2021. ECCO L'AUTRICE DI "LESSICO FAMIGLIARE" SOTTO DIVERSA LUCE.

La tristezza della "corsara". Così l’ha definita Sandra Petrignani nel suo libro pubblicato nel 2018 da Neri Pozza, presentato il 9 ottobre a Barletta nel Palazzo Della Marra in anteprima alla Giornata Europea della Cultura Ebraica. Un ritratto di Natalia Ginzburg davvero ben fatto, perché dipinto da una scrittrice in linea con la raffinata sobrietà di quella donna.

La Ginzburg ci ha lasciato delle opere singolari che non fanno rumore, che raccontano, lucidamente ma in tono sommesso, la sua vita attraverso la storia dell’Italia borghese del Novecento e quell’enorme capitolo di storia attraverso la sua vita.

M’innamorai di “Lessico famigliare” che ero una ragazzina, leggendo alcuni brani contenuti nella mia antologia di scuola media. Poi l’ho letto per intero e lo rileggo ancora; lo propongo ai miei alunni di quinta liceo.

Sono davvero pochi a farlo: a scuola la Ginzburg non se la fila nessuno, non compare nelle programmazioni di chi insegna la letteratura italiana. Eppure è stata una grande donna; oltre che una insolita scrittrice, per il suo impegno politico, per le sue lotte sociali.

A conclusione della serata la Petrignani ha detto che Natalia era una persona triste, sempre convinta di non farcela, di non essere all’altezza delle cose che le venivano proposte, nonostante poi si rivelasse testarda e ardita soprattutto nel difendere le fasce deboli della società.

Le ho risposto che la spiegazione di questa sua tristezza, del suo tono e aspetto dimessi è da ricercare proprio in “Lessico famigliare”.

La Levi-Ginzburg-Baldini è la bambina che scruta la sua famiglia come se stesse dietro la porta di ogni stanza, trascurata, ignorata dai grandi o al più vissuta come scontrosa, musona.

Un padre tutto preso dai suoi esperimenti di laboratorio, dalla passione per la montagna, dalle sue abitudini rituali, una madre pigra e incostante in tutto ciò che faceva, troppo attenta all’immagine della figlia Paola, bella quanto non lo è stata Natalia. E poi due fratelli che si azzuffavano per futili motivi e uno che mostrava invece una giudiziosa pacatezza.

Tutt’intorno un coro immenso di persone: parenti, “serve”, amici di famiglia, ospiti nascosti in casa per motivi politici, o semplicemente persone citate da altri ma mai conosciute di persona.

Non emergono gli affetti in quel raccontare, né il dolore per le tristi vicende toccate a lei e ai suoi cari; e questo stupisce il lettore. A fissare e strutturare la memoria dell’Autrice, a legare per sempre i membri della sua famiglia è invece il lessico, ovvero le frasi e le filastrocche che continuamente si ripetevano in casa Levi, gli epiteti coniati per questa o quella persona. La pletora di personaggi che hanno fatto grande l’Italia del Novecento si mostra in tutta la sua humanitas, privata degli orpelli della fama.

“E’ stato così”.

Francesca De Santis





 

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