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Mensile telematico di archeologia, turismo, ambiente, spettacolo, beni e attività culturali, costume, attualità e storia del territorio in provincia di Barletta–Andria-Trani e Valle d’Ofanto

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23/09/2006.  CANOSA - «I siti archeologici regno dell’abbandono».

Canosa nella nebbie della mediocrità, secondo le segnalazioni fatte da Antonio Lenoci, cittadino canosino che racconta alla Gazzetta «dell’assoluta mancanza di considerazione per le nostre antiche vestigia canosine».
«Mi chiedo se è possibile che non si possa avere una maggiore attenzione per il nostro patrimonio storico, che non si possano avere dipendenti che rispettino gli orari di lavoro e responsabili adeguati al compito a cui sono preposti. Durante l’estate mi sono imbattuto in due comitive di turisti, studiosi di storia medievale, una proveniente da Milano, l’altra da Apricena che, giunte a Canosa si sono recate a San Leucio e agli Ipogei Lagrasta, trovandoli entrambi chiusi in pieno pomeriggio. Ebbene, sono finiti su al Castello, a visitare un bel niente. Ho voluto fare personalmente una visita a Santa Sofia, sito archeologico sconosciuto a più, tanto da non essere mai citato nelle locandine degli itinerari turistici. Neanche uno straccio di cartello che ne segnali l’esistenza. E ho capito perché. È in stato di completo abbandono: alberi di fico ed erbacce svettano e proliferano in mezzo alle rovine, la scala di accesso pericolante e inaccessibile, è diventata anch ’essa un rudere. Tutt'intorno erbacce e picchetti recenti che denotano limiti di poderi privati. Mi chiedo: il sito non farà la stessa fine dell’arco di Varrone, racchiuso in una proprietà privata?».

«Su questa annosa questione di lassismo cronico - aggiunge Lenoci - un attento osservatore della vita pubblica, anche se con scetticismo e cinismo, non può che giungere alla conclusione che il male che ci affligge è la mediocrità. Un male che racchiude genericamente tutto, anche il nostro modo di vivere. Gli inviti a cambiare atteggiamento e le nuove idee per uscire dalla mediocrità cadono sempre nel vuoto. Tanto per citare un esempio, mi veniva riferita la proposta fatta a suo tempo da Pietro Rapone, noto orafo e restauratore, che aveva studiato e proposto un tipo di gadget promozionale dal costo limitato, pari alle vecchie mille lire, che avrebbe potuto interessare tutte le manifestazioni pubbliche canosine, contribuendo a dare impulso e visibilità alla millenaria storia della città».

Il suggerimento di Lenoci è quello di dare uno sguardo ai comuni limitrofi che «con incredibile vivacità si muovono, creano, studiano e realizzano progetti per uscire dall’anonimato. Basti guardare all’arredo urbano realizzato a Cerignola: un esempio per tutti».

Tommi Guerrieri

Fonte: La Gazzetta del Nord Barese 22/09/2006







 

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