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Mensile telematico di archeologia, turismo, ambiente, spettacolo, beni e attività culturali, costume, attualità e storia del territorio in provincia di Barletta–Andria-Trani e Valle d’Ofanto

Iscritto in data 25/1/2007 al n. 3/07 del Registro dei giornali e periodici presso il Tribunale di Trani. Proprietario ed editore: Comitato Italiano Pro Canne della Battaglia - Barletta (BT)

 

22/11/2006.  ANTEPRIMA - A Barletta il 1o dicembre la presentazione del libro "New York 1920- Il primo attentato a Wall Street".

NEW YORK 1920 – IL PRIMO ATTENTATO A WALL STREET

Domenica 10 dicembre 2006, presso la Profumeria Cavaliere, sita in via De Nittis 4 a Barletta, si presenta il nostro romanzo “New York 1920 – Il primo attentato a Wall Street”, edito da Maprosti e Lisanti. Abbiamo scelto di battezzare il nostro libro al di fuori dei luoghi deputati a tale scopo sulla base di una convinzione che ci viene da anni di studi: più che un volto la Storia ha un profumo.
In un mondo in cui la comunicazione si affida soprattutto a mezzi visivi ci sembrava opportuno valorizzare quello che tra i cinque sensi è il più sofisticato, il più sensibile e sicuramente il più evocativo: l’olfatto. Senza arrivare a ribadire che la parte del nostro cervello demandata ad elaborare gli odori è la più antica dal punto di vista evolutivo, crediamo che il viatico migliore all’esperienza vissuta sia l’universo multidimensionale degli odori piuttosto che quello piatto delle immagini.
Un’immagine ci riporta alla memoria un momento felice, una particolare occasione ma, col passare degli anni sbiadisce, perde di intensità. Per un odore è diverso. Il profumo del pane che mangiavamo da bambini, l’aroma penetrante della tramontana sulle lenzuola stese ad asciugare, il profumo dell’oceano che accolse Eugenio e Cecilia sulle rive di Ellis Island non cambieranno mai nella percezione di chi se ne è imbevuto.
Anche la scelta di Barletta non è stata casuale. Sebbene siamo nate entrambe a Roma, dove si è tenuta la prima presentazione di “New York 1920”, abbiamo sentito la necessità di rendere omaggio alle nostre radici. Da qui la presentazione a Frascati e, oggi, a Barletta.
Roma è una realtà che non ha spazi per due scrittrici emergenti. Una metropoli dove tutto è portato alla massima potenza, fa fatica ad accorgersi dei piccoli eventi culturali che tanto danno alla cultura ma che, in una città così grande, sono solo una goccia nell’oceano. I piccoli centri sono più pronti ad accogliere quanto la cultura offre di nuovo, di fresco, di originale. E’ qui che si agitano le dispute letterarie, qui che si fondano i nuovi movimenti, qui si arricchiscono dei contributi migliori. Quando arrivano a Roma o a Milano sono dei prodotti finiti, cristallizzati sui quali si ha poco da aggiungere, se non per pedanteria. E poiché un romanzo è come un figlio, una parte di noi che ci portiamo dentro da sempre e per sempre, che chiamiamo alla luce nascondendoci la paura, che partoriamo con fatica e che accogliamo con gioia, abbiamo voluto avviarlo sulle difficili strade del mercato letterario italiano partendo dai luoghi che ci sono più noti e più cari. Quei luoghi dove, ne siamo sicure, riuscirà ad avere l’attenzione, e una punta di benevolenza, che merita.

Il romanzo
E’ stato nei mesi successivi al disastro dell’11 settembre che abbiamo avviato una riflessione che ci ha portate a realizzare una sorta di paradosso: scrivere in forma romanzata la storia di un popolo, quello americano, senza storia. O quanto meno con una storia troppo recente dove la patina del tempo ha appena cominciato a depositarsi.
Il messaggio in bottiglia, quello spunto che ogni scrittore cerca per avviare il motore della fantasia, è arrivato navigando in Rete: c’era già stato un Ground Zero. Dimenticato e sepolto nella memoria pur trovandosi sotto gli occhi di tutti coloro che passano davanti al 23 di Wall Street, lì dove nel 1920 sorgeva , la residenza del banchiere J.P. Morgan.
I segni dell’esplosione si distinguono ancora, ma l’America che ricostruisce senza preoccuparsi di conservare, è tornata a vederli solo alla luce del fuoco che ha consumato le Twin Towers.
La storia, come spesso avviene, si è ripetuta ed è da qui che siamo partite. Perché raccontare la tragedia di chi ha vissuto quei 102 minuti d’inferno sarebbe stato scontato, come dimostra il sempre più abbondante catalogo di titoli sulle Torri Gemelle che fiorisce negli Stati Uniti, mentre il Ground Zero di 81 anni fa apre uno scorcio su un’America che oggi, come allora, non perde l’ingenuità di credersi immune.
Immune da uomini come Mario Buda, sospettato di aver portato quelle cento libbre di tritolo e chiodi davanti al 23 di Wall Street, per vendicare l’arresto di Sacco e Vanzetti.
Esonerata dall’odio per il semplice motivo di aver aperto le porte di Ellis Island a milioni di emigranti.
Convinta di essere madre generosa per quella gente costretta a vivere e lavorare in condizioni peggiori di quelle lasciate in patria.
Eppure i nostri personaggi, esempio di tutti coloro che hanno dovuto conquistarsi il diritto di sopravvivere all’impatto con New York, si scoprono americani proprio nel momento in cui l’America sembra tradirli, consegnandoli all’orrore del primo vero attacco terroristico subito dagli Stati Uniti.






 

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