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Mensile telematico di archeologia, turismo, ambiente, spettacolo, beni e attività culturali, costume, attualità e storia del territorio in provincia di Barletta–Andria-Trani e Valle d’Ofanto

Iscritto in data 25/1/2007 al n. 3/07 del Registro dei giornali e periodici presso il Tribunale di Trani. Proprietario ed editore: Comitato Italiano Pro Canne della Battaglia - Barletta (BT)

 

09/05/2007.  SPECIALE "FAMILY DAY".



1/FAMILY DAY E' festa per tutti

Sabato 12 maggio: nessuna "contrapposizione" tra laici e cattolici

"Il tentativo di schiacciare il Family Day sull'opposizione tra laici e cattolici è fallito". Lo ha detto EUGENIA ROCCELLA, portavoce del Family Day, intervenendo, oggi 9 maggio a Roma alla conferenza stampa promossa dalle associazioni cattoliche che hanno promosso il Family Day e dal Comitato laico in favore della famiglia. "Lo vedremo in piazza", ha assicurato Roccella riferendosi all'appuntamento di sabato prossimo, 12 maggio, a Roma (piazza San Giovanni in Laterano), dove "ci sarà una folla spontanea, fatta di famiglie che vengono da tutta Italia, per la prima manifestazione di piazza dell'associazionismo cattolico". "Anche i proiettili a Bagnasco radicalizzano la frattura tra laici e cattolici", smentita poi dai fatti, ha detto Roccella: "Oggi dimostriamo che l'incompatibilità tra diritti individuali e fede religiosa, allargamento delle libertà personali e cristianesimo è una visione vecchia, come dimostrano anche gli esiti del referendum sulla procreazione assistita".Sulla stessa linea GAETANO QUAGLIARIELLO, presidente della Fondazione Magna Carta, che riferendosi al Manifesto sottoscritto da moltissimi intellettuali laici e circa 70 parlamentari ha osservato che "la difesa della famiglia è qualcosa che appartiene a credenti e non credenti, è una battaglia di cultura e di civiltà, non semplicemente un articolo di fede". In questa prospettiva, il Family Day dimostra che "la separazione storica tra laici e cattolici oggi ha perso gran parte del suo senso". Esistono, infatti, per Quagliariello "due concezioni di laicità, legittime ma diverse: una per cui la religione non deve e non può trovare spazio nel dibattito pubblico, e l'altra - a cui il Manifesto laico si ispira - che non confina la religione nel ghetto della coscienza individuale, ma che ritiene che la religione sia anche un fatto sociale e che si sforza di superare la frattura storica tra laici e cattolici, coinvolgendo credenti, non credenti ed esponenti di altre religioni in un cammino comune".

ANCHE LE DONNE MUSULMANE IN PIAZZA. "Le donne musulmane dicono no alla poligamia" ed hanno "paura" e "timore" che i Dico siano una sorta di "cavallo di Troia" per introdurre tale pratica. Lo ha detto SOUAD SBAI, presidente di Acmid-Donna, che rappresenta le donne marocchine in Italia. "Nessuna dimostrazione contro gli omosessuali, nessuna opposizione alla libertà di ciascuno di vivere e convivere come meglio crede", ha puntualizzato Sbai spiegando il senso della presenza delle donne musulmane in piazza sabato prossimo: "Vogliamo dire no alla convivenza poligamica", che purtroppo "di fatto già esiste in Italia", come dimostrano "episodi di poligamia in 40 metri quadrati, con le violenze facilmente immaginabili", e che "potrebbero trovare riconoscimento in un nuovo Dico". "Se si riconoscono forme di famiglia diverse da quella tradizionale, formata da un uomo una donna e dei figli - si è chiesta l'esponente musulmana - come si potrà dire no a convivenze alternative che vanno anche al di là della coppia?". Di fronte al "timore" di una famiglia "in cui uomini e donne non abbiano gli stessi diritti, ma l'uomo diventa padrone delle sue mogli, con tutto ciò che ne consegue" - ha concluso Sbai - la famiglia non solo va difesa, ma rafforzata, con politiche legislative, economiche e sociali che mettano la famiglia al centro della loro azione". "Se non investiamo sulla famiglia, ammazziamo la nostra società", ha aggiunto DOUNIA ETTAIB, presidente dell'Associazione donne immigrate in Lombardia, informando che "il mondo musulmano oggi sta investendo sulla famiglia". "Le donne immigrate - ha affermato - vogliono condividere i valori del Paese dove vogliono vivere, e non hanno alcuna intenzione di accettare la poligamia in nome di una legge chiamata Dico".

NÉ CONTRO I DICO, NÉ CONTRO IL GOVERNO. "Non scendiamo in piazza contro i Dico, né contro il governo. Non vogliamo striscioni o bandiere di partito. La nostra è una manifestazione laica in un piazzale laico. Non facciamo cortei, vogliamo fare una manifestazione serena e gioiosa, non aggressiva, che mostri che il nostro è ancora un popolo che crede nella famiglia, e non si stanca di fare sacrifici per essa, anche se fa sempre più fatica". Così SAVINO PEZZOTTA, portavoce del Family Day, ha descritto idealmente la "manifestazione popolare" di piazza S. Giovanni, che sabato prossimo vedrà "convenire" per la prima volta le associazioni cattoliche per dire "quattro sì alla famiglia". "Puntiamo a 100mila persone", ha detto Pezzotta rispondendo alle domande dei giornalisti durante la conferenza stampa del 9 maggio. "Più famiglia", ha ricordato il portavoce del Family Day, è un manifesto in cui "quello ai Dico è l'unico no di fronte tanti sì. E' un no perché si mette in discussione il principio della centralità della famiglia delineata nella Costituzione", ma è soprattutto "un sì di gente che in Italia ha un culto per la famiglia". Si tratta, secondo Pezzotta, di "un movimento che attraversa l'Europa, e di cui non parliamo mai, che chiede all'Europa di riscoprire i suoi valori proprio a partire dal concetto di famiglia".

A CURA DI M. MICHELA NICOLAIS

2/FAMILY DAY

Con la ragione - Famiglia: valore universale che unisce laici e cattolici

Mentre alcuni ministri del governo hanno dato la propria adesione al Family Day che si terrà il 12 maggio a Roma, altri hanno annunciato la loro presenza lo stesso pomeriggio a Piazza Navona, alla manifestazione "Il coraggio laico". Eppure la famiglia non è questione "laica" o "cattolica", e non è nelle intenzioni degli organizzatori e dei partecipanti al Family Day creare divisioni o contrapposizioni: ciò che "unisce i laici e i cattolici che prenderanno parte alla manifestazione a sostegno della famiglia - spiega al Sir LUIGI ALICI, presidente nazionale dell'Azione cattolica italiana, promotrice dell'evento insieme al Forum delle famiglie e ad una ventina di associazioni e movimenti cattolici - è il valore universale della famiglia fondata sul matrimonio; la sua capacità di sostenere un legame stabile e duraturo nel tempo e di tenere insieme pubblico e privato". Alla vigilia del Family Day e in vista della Conferenza governativa "Cresce la famiglia, cresce l'Italia" promossa a Firenze dal 24 al 26 maggio, abbiamo rivolto alcune domande ad Alici.

Quali sono le ragioni condivisibili da laici e cattolici a proposito di famiglia?
"Quando si parla di bene comune si intende dire qualcosa di diverso dalla somma dei beni individuali o, peggio, dei desideri. Il bene comune è un bene che accomuna, in grado cioè di offrire un legame buono capace di tenere insieme il pubblico e il privato. Da questo punto di vista la famiglia è naturalmente e originariamente quel bene in cui pubblico e privato si incontrano; pertanto non si può essere agnostici nei confronti di questo bene comune, come del resto non lo è la Costituzione. L'imparzialità ideologica non va confusa con la neutralità etica. La famiglia è il luogo in cui da un incontro assolutamente privato scaturisce l'apertura ad una dimensione pubblica, ed essa costituisce per tutti il più solido pilastro su cui costruire il futuro".

Il Family day non è al riparo da distorsioni politiche e Lei ha di recente sottolineato l'importanza di "gettare ponti" anziché costruire muri.
"Sì, è un'istanza che nasce dal cristianesimo conciliare e risponde ad un richiamo continuo del magistero di Benedetto XVI, da Regensburg a Verona. Si tratta di riconoscere uno strato di razionalità all'interno del creato che può essere decifrato pazientemente attraverso la retta ragione e quindi attraverso un dibattito pubblico. Gettare ponti non significa sposare posizioni relativiste o agnostiche; è anzi il contrario e significa 'costruire insieme' attraverso un dibattito fondato sull'uso critico dell'intelligenza, per riconoscere insieme quei valori irrinunciabili che un popolo, se vuole essere tale, non può mettere ai voti. Vi sono dei valori irrinunciabili che nascono dalla nostra fede e debbono essere testimoniati con la vita, e c'è però uno strato più elementare di valori universali sui quali tutti gli uomini e le donne di buona volontà possono convenire attraverso un serio dibattito critico. A questo livello, che tocca la dimensione antropologica e l'essenza della persona, è importante argomentare con la ragione senza lasciare spazi all'ideologia".

Come affrontare le ragioni strutturali della debolezza della famiglia?
"I fenomeni complessi non possono essere affrontati con modalità e soluzioni semplicistiche. Se il nostro Paese riconosce nella famiglia non un residuo di archeologia sociale da tenere in piedi con un po' di aiuti economici ma, piuttosto, quel bene che conferisce un futuro alla nostra civiltà, allora è necessario impegnarsi in una grande alleanza a suo favore. Un'alleanza che esige impegno da parte di tutti, per gli ambiti di ciascuno. Impegno per una rinnovata pastorale familiare che sia sensibile alle sfide della questione antropologica da parte dei credenti, per un'ampia strategia di carattere educativo che investa tutti, per una progettualità di carattere sociale, economico, fiscale che riconosca, e soprattutto abbia il coraggio di denunciare, che l'attuale sistema economico penalizza spesso le donne sposate o in procinto di sposarsi, e la maternità. Occorre aprire un grande dibattito pubblico e identificare diversi livelli di impegno".

Che cosa, secondo Lei, è chiamata ad esprimere e testimoniare la famiglia nei confronti delle convivenze e delle unioni di fatto?
"Il suo valore aggiunto che consiste in un sintesi straordinaria tra il principio del dono e della responsabilità, e la volontà di accogliere non come un limite ma come una risorsa la dimensione naturale dell'essere umano. In una società che punta molto sul desiderio, rischiamo di considerare la dimensione naturale della vita, e cioè la procreazione e la differenza sessuale, come delle variabili strumentali che devono essere sottoposte al desiderio insindacabile dei singoli. L'invito è, invece, a riscoprire la possibilità che il passaggio attraverso un patto pubblico e il rispetto dell'ordine naturale, non sminuisca l'amore stesso e non costituisca un passo indietro ma, piuttosto, un arricchimento".

A fine mese è in programma a Firenze una conferenza governativa sulla famiglia. Quali segnali si attende da coloro che - a diversi livelli - hanno responsabilità di governo?
"Un segnale forte nelle direzioni di una politica familiare finalmente coraggiosa e organica, e di una capacità di mettersi in ascolto del Paese reale. La politica non ha il compito di costruire la famiglia; ad essa spetta la rimozione degli ostacoli diretti e indiretti che oggi pesano sul matrimonio e sulla nascita di essa, subiti soprattutto dai giovani. La politica deve riconoscere tale rimozione come una grande priorità sociale. E' altresì legittimo chiedere alla politica di non assumere atteggiamenti di agnosticismo antropologico. Proprio perché il suo compito, nel rispetto delle opzioni individuali, consiste primariamente nel porsi al servizio del bene comune, l'individuazione e la promozione del bene comune esigono che essa non chiuda gli occhi davanti alle differenze attorno alle quali si costituisce una civiltà giuridica. Una politica indifferente alle differenze non è neutra ma, di fatto, accetta un'ideologia di carattere individualistico. Bisogna chiedere alla politica di non abbandonare, in nome di una falsa neutralità, il principio del bene comune in favore di un principio individualistico. Se si privatizza il pubblico, si finisce con il pubblicizzare il privato, e non è mai privo di conseguenze il fatto che la politica assuma un atteggiamento passivo o, al contrario, si impegni a favore dei valori irrinunciabili intesi come beni pubblici. Se la politica diventa indifferente ai beni pubblici, automaticamente innalza al valore di beni pubblici le scelte individuali. Perdere questa differenza tra il pubblico e il privato sarebbe un clamoroso autogol con gravi ricadute sul sistema politico e sociale. La politica, inoltre, afferma continuamente di volersi mettere in ascolto del Paese reale - ma per gli italiani il disegno di legge sulle unioni di fatto non è certo una priorità - e sostiene, ad esempio, la necessità di avviare le riforme istituzionali nel segno delle scelte condivise. A maggior ragione ci si aspetterebbe un atteggiamento quantomeno analogo nei confronti di una questione particolarmente sensibile e che investe l'essenza stessa della persona, come quella della famiglia".

A CURA DI GIOVANNA PASQUALIN TRAVERSA

Così la giornata del 12 maggio

Mentre continua il lavoro del call center (che risponde dalle 9 alle 19 allo 06.6896930), in piazza San Giovanni in Laterano cominciano a vedersi i preparativi per l'evento, con l'allestimento del maxipalco alto 14 metri e largo 32, che ospiterà il clou del raduno.
Venticinque milioni di volantini sono stati distribuiti in tutt'Italia, da parte delle associazioni che hanno firmato il manifesto "Più Famiglia", per invitare cattolici e laici in piazza il 12 maggio. Mentre 250.000 manifesti sono stati affissi nei diversi luoghi d'aggregazione: scuole, chiese, supermercati, cinema. Alla carta stampata, nell'ultima settimana si è infine affiancata una campagna mediatica con un fitto programma di spot radiofonici, inserzioni sulla free press e cartelloni pubblicitari. E se l'organizzazione non fornisce previsioni sul numero dei partecipanti, al di la dell'auspicio iniziale di 100.000 presenze, d'altra parte rivela che sono attesi oltre mille pullman e sei treni speciali organizzati dalle associazioni promotrici e dai Forum regionali delle associazioni familiari, nonché numerose famiglie hanno comunicato di voler raggiungere Roma in macchina o in camper. In piazza, oltre al palco gigante e a 3 palloni aerostatici con il logo "PiùFamiglia", saranno allestiti 8 maxischermi e 18 gazebo con 1.500 volontari, che distribuiranno gadget, volantini, palloncini e informazioni. Per le famiglie con bambini molto piccoli sono previsti fasciatoi e forni a micro-onde dove riscaldare latte e cibo, mentre l'animazione è affidata a 60 clown e 30 trampolieri. Di fronte al palco, un'area attrezzata potrà ospitare fino a mille disabili, per i quali è prevista l'assistenza dell'Unitalsi, mentre il Centro Don Orione di via Appia Nuova, a Roma, si è offerto come polo d'accoglienza con particolare attenzione alle famiglie con disabili. Altre aree riservate ospiteranno i dirigenti delle associazioni promotrici, i politici e le rappresentanze degli enti locali che hanno aderito alla giornata.
La manifestazione entrerà nel vivo alle 15, ma l'arrivo delle famiglie è previsto fin dalla mattina, motivo per cui alle 13 avrà inizio l'animazione della piazza con alcuni gruppi musicali, espressione delle associazioni laicali. Dalle 15 alle 17, invece, si alterneranno testimonianze dal vivo e in video, interviste ad alcuni esponenti delle associazioni promotrici e intermezzi musicali. Nell'ultima ora, infine, avranno la parola il presidente del Forum delle associazioni familiari, Giovanni Giacobbe, e i due portavoce del Family Day, Eugenia Roccella e Savino Pezzotta. La copertura mediatica, per la tv, sarà affidata alla diretta integrale su Sat 2000; ampio spazio alla manifestazione e momenti in diretta dalla piazza verranno proposti anche da altre emittenti nazionali e internazionali, tra cui la Rai, che proporrà una cronaca dell'evento su Rai Due, mentre Rai Uno dedicherà al raduno la puntata di "A sua immagine".

3/FAMILY DAY

Anche la Diocesi a Roma il 12 maggio

A tutt'oggi, la situazione circa le partenze per Roma il 12 maggio può essere riassunta nelle seguenti cifre:

PULLMAN NR. 12
TRENO 55 PERSONE
IN AUTO 50 PERSONE

Chi volesse partecipare all'iniziativa può rivolgersi ai Vicari Episcopali delle singole zone pastorali.

Da Barletta si sa che sono disponibili ancora posti per il pullman.
Per info: Parrocchia S. Andrea 0883/332015 - Dott. Fabio Posi 0883531209


Commissione Diocesana Cultura e Comunicazioni Sociali
dell'Arcidiocesi di Trani-Barletta-Bisceglie

- Arcidiocesi di Trani-Barletta-Bisceglie e Nazareth
- http://www.webdiocesi.chiesacattolica.it/cci_new/vis_diocesi.jsp?idDiocesi=205







 

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