www.comitatoprocanne.com

Meteo Puglia










CANNE DELLA BATTAGLIA:
RIPULIAMO DALLO SCEMPIO LA FONTANA DI SAN RUGGIERO
Vai al sito


Mensile telematico di archeologia, turismo, ambiente, spettacolo, beni e attività culturali, costume, attualità e storia del territorio in provincia di Barletta–Andria-Trani e Valle d’Ofanto

Iscritto in data 25/1/2007 al n. 3/07 del Registro dei giornali e periodici presso il Tribunale di Trani. Proprietario ed editore: Comitato Italiano Pro Canne della Battaglia - Barletta (BT)

 

04/12/2007.  CANNE DELLA BATTAGLIA - QUANDO L'ARCHEOLOGIA FA NOTIZIA..

DUE IMPORTANTI ANNIVERSARI: IL SETTANTESIMO DALLA SCOPERTA DEI SEPOLCRETI (1937) E MEZZO SECOLO DELL'ANTIQUARIUM (1958)



Nelle pieghe dei centoventi anni compiuti dalla nostra Gazzetta del Mezzogiorno c’è anche l’archeologia di Canne della Battaglia a fare notizia: due gli storici compleanni evidenziati sul calendario, ovvero il settantesimo dalla scoperta dei sepolcreti (era l’autunno del 1937) in contrada Fontanella ad opera di Michele Gervasio, ed il prossimo 20 aprile, domenica come allora, quando sarà mezzo secolo dall’inaugurazione del museo-antiquarium (correva l’anno 1958, ospite illustre Aldo Moro, ministro della pubblica istruzione).

Intesa come spinta alla maggiore conoscenza del nostro territorio, ed insieme salvaguardia storica per la sua crescita economica e turistica, l’archeologia cannense, fra uliveti e vigneti aggrappati a perdita d’occhio sulle colline della valle d’Ofanto, è parte attiva nella storia di quei centoventi anni raccontati dalla carta stampata della Gazzetta.

Episodi, aneddoti, titoli a nove colonne, interventi e testimonianze di studiosi dall’indiscusso valore scientifico e divulgativo: sorretta dal pionierismo di figure consacrate alla notorietà, ma senza per questo dimenticare il ruolo di tanti altri protagonisti vissuti nel culto di questo pezzo della più grande Puglia, qui dove si respirano i silenzi della storia millenaria e gli echi di battaglie memorabili, l’archeologia di Canne ha percorso abbastanza strada.

E’ stata la straordinaria figura di Annibale, il condottiero cartaginese narrato da Polibio e Tito Livio, quel meraviglioso “motore di ricerca” di una serie pressoché ininterrotta di scavi e del successivo programma di valorizzazione (tuttora in corso) per illustrare i risultati delle varie campagne: inseguendo l’esatto luogo della Battaglia di Canne del 216 avanti Cristo, prima a sinistra e poi a destra dell’Ofanto, Michele Gervasio, archeologo elegante con panama bianco e bastoncino, iniziò col mettere in luce il villaggio preistorico culla della più antica civiltà pugliese, e l’area dei sepolcreti, in perenne ed aperta controversia fra l’essere ritenuti annibalici o medievali. Un giallo...

Perciò gli anniversari importanti (quando arrivano come questi ultimi) servono a misurare non tanto il tempo passato, tutto sommato nemmeno un secolo come scavi eseguiti con metodo e pianificazione a metà Novecento, dunque relativamente poco rispetto alla vastità del “giacimento” tuttora da scoprire. Gli anniversari come momento di riflessione e di rilancio servono a valutare il cammino ancora da compiere rispetto al traguardo finale di una compiuta e matura valorizzazione di questo sito come degli altri luoghi (archeologicamente più giovani) riemersi negli ultimi tempi dal sottosuolo della Sesta provincia.

Meritano di essere approfonditi due aspetti: il rapporto archeologia-informazione a mezzo stampa in generale, e l’importanza della Gazzetta del Mezzogiorno in particolare quale testata di riferimento, nel panorama della letteratura scientifica su argomenti apparentemente così di nicchia ma pur sempre di grosso impatto nell’opinione pubblica di ogni periodo,.

Leggiamo quanto lasciato scritto nella Rivista Japygia, anno IX (1938), fasc. IV, dal prof. Michele Gervasio, direttore del Museo provinciale di Bari e degli scavi di Canne, che cita esplicitamente l’articolo di ben otto anni prima pubblicato dalla Gazzetta del Mezzogiorno il 27 giugno 1930 sul ritrovamento di alcune tombe a San Ferdinando, che indusse il sovrintendente di allora a recarsi personalmente sul posto e… smentire. Scrive Gervasio: “Ma l’interesse per l’appassionante problema ne usciva ravvivato. Il risultato di tutta una serie di ricerche per identificare il campo di battaglia c’induceva a sospettare che la maggior parte dei caduti nella strage del 216 avanti Cristo fosse stata dagli abitanti bruciata o gettata nell’Ofanto, allora più ricco di acque. L’Ofanto è un fiume a regime torrentizio: da una magra che consente il guado a piedi, passa talvolta, in periodi di piogge, ad una piena spaventosa. Nel tratto incassato tra la montagna del Vulture e quella di Monteverde, il letto del fiume, largo intorno a 200 metri, si gonfia di una massa d’acqua alta non meno di quattro metri: torna allora alla memoria l’oraziano Aufidus tauriformis, l’Aufidus violens, acer, longe sonans. Quando raggiunge la pianura pugliese, la corrente dilaga con materiale d’ogni sorta: ed è tutt’altro che da scartarsi l’ipotesi del trasporto di cadaveri di altre battaglie combattute lungo il fiume.

Gli scavi si continuarono per due mesi e mezzo fino al 20 novembre. Era necessario chiarire e sistemare gli avanzi del castello, e rintracciare in tutto il suo sviluppo il muro di cinta della collina, che intanto era stata acquistata dal Comune di Barletta.

Mentre in cinque settimane di scavo si concludeva la esplorazione delle tombe bizantine sulla sinistra, venimmo a conoscenza di ossa umane ritrovate per lo innanzi ad un centinaio di metri dalla masseria di Canne, sulla destra del fiume. Con l’assistente Giovanni Villani, passai alla masseria Iannuzzi, presso la collina di Canne, in tenimento di Barletta, e propriamente in località denominata “Fontanella” di proprietà del signor Cocco, per mettere in vista alcune tombe affioranti il piano di campagna che si addossano quasi l’una contro l’altra. Si notano di quelle incavate nella terra e di quelle rivestite di conci di pietra tufo frammisti a lastre informi di pietra calcarea. Alla maggioranza delle tombe manca, in parte o tutta, la copertura, perché affioranti il piano di campagna e l’uso continuo del vomere nei lavori agricoli ha asportato le lastre di copertura.

Di tanto in tanto, fra le tombe, esistono dei piccoli riquadri di terreno, di metri 1,50 per 1,00, colmi di ossa disposte alla rinfusa e con la presenza di 9 o 10 teschi per ciascun riquadro. Delle poche tombe esplorate, la maggior parte di queste contengono tre o quattro scheletri, uno di questi disposto orizzontalmente ed il resto ammassati all’altezza delle gambe fino all’altezza dei piedi dello scheletro disteso. In una piccola tomba a fossa rettangolare, rivestita di lastre informi di pietra calcarea, si sono rinvenuti due teschi con ossa. Ora gli scavi si fanno con saggi a sbalzo, mediante piccole fosse di una superficie di mq. 4, a distanza di metri 50 l’una dall’altra (sempre con esito positivo) fino a raggiungere la collina retrostante la rocca di Canne (campo B), ove si sono rinvenuti una infinità di scheletri affioranti il piano di campagna, parte in tombe ed in grandissima parte sulla nuda terra e con orientamento diverso. Anche in questa collina si trovano di frequente dei piccoli riquadri di terreno con ossa ammassate e con la presenza di molti teschi. Nel terreno rimosso si sono rinvenuti frammenti di vasi dauni con decorazione lineare, frammenti di vasi in vernice nera di epoca romana, contropeli, qualche unguentarlo, frammenti di vasi di stile Egnazia e frammenti di vasi aretini. Il terreno è anche cosparso di frammenti di vasi dell’età del bronzo e di quelli dell’età del ferro, data la presenza di un menhir nella masseria Iannuzzi. In una tomba del rettangolo si è rinvenuto un giavellotto, e, sparsa, nella terra, una punta di lancia”.

Quasi un secolo dopo, fra la Cassa del Mezzogiorno, gli aiuti della Comunità Europea e le casse del bilancio comunale, Barletta sta continuando a fare tantissimo per Canne della Battaglia. Nell’attuale elenco del piano triennale delle opere pubbliche c’è in corso di spesa il milione di euro per ampliare l’Antiquarium ed altri 400.000 euro per scavare ancora nella zona di San Mercurio (alle spalle della stazioncina sulla ferrovia Barletta-Spinazzola) che fu tanto cara anch’essa a Michele Gervasio, con le vestigia della domus romana di epoca imperiale una volta conosciuta come Tomba del console Emilio Paolo.



Nino Vinella

Presidente Comitato Italiano Pro Canne della Battaglia



Clicca qui per visionare l'articolo pubblicato sulla Gazzetta del Nord Barese







 

Stampa l'articolo

 
© Comitato Italiano Pro Canne della Battaglia. Sede e Presidenza: Via Rizzitelli 62 - 70051 Barletta BT ITALY
Tel: (+39) 0883 532180 - Email: comitatoprocanne@oggiweb.com. Credits: OggiWeb www.oggiweb.com