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23/08/2005.  LA CINA DI OGGI COME LA CARTAGINE DELLE GUERRE PUNICHE.

ATTENTI PUGLIESI ALLA CINA DI OGGI COME LA CARTAGINE DELLE GUERRE PUNICHE: MA DOVREMO ASPETTARE DODICI ANNI E I DAZI DOGANALI PER SCACCIARE ANNIBALE COME DOPO LA BATTAGLIA DI CANNE?

La Cina di oggi come Cartagine al tempo delle Guerre Puniche. Questo nostro mondo come l’antico Mare Nostrum. La “globalizzazione” nel terzo millennio come la “mediterranizzazione” di duemila e passa anni fa. Quanto ci abbia azzeccato Giuseppe De Tomaso nel suo editoriale di domenica 14 agosto (Gli intrecci tra politica e economia. Poca concorrenza il peccato originale) viene dimostrato dalla straordinaria attualità della storia classica, e dal parallelo fra la cronaca di attualità con uno fra i più grandi cronisti di allora, Tito Livio.
Detto questo, spingiamoci oltre a parlare di Annibale, delle sue guerre-lampo contro la grande rivale Roma, e di come questo eccezionale, grandissimo “extracomunitario” che parlava tre lingue abbia fatto tremare le ginocchia al colosso del terzo secolo avanti Cristo, in quell’immane conflitto “mondiale” che furono appunto le Guerre Puniche alias WTO.
Il parallelo regge benissimo. E sta soprattutto a noi pugliesi di oggi coglierne il succo più profondo. Annibale stravinse fuoricasa, lontano dalla sua madrepatria. Su tutti i campi in trasferta diede cazzotti nello stomaco a Roma sulla Trebbia, sul Ticino, sul Trasimeno, ed infine a Canne, la “Caporetto” dei Romani ma dalla quale seppero rialzarsi più forti di prima.
Fu questa battaglia del 216 avanti Cristo a segnare lo spartiacque. Il più alto successo di uno straniero contro l’esercito di Roma (tanto vero che se ne ricordarono gli storici in occasione della sconfitta di Adua!), ma anche l’inizio della sua parabola discendente, perché, dopo Canne, Annibale ridusse il proprio slancio guerresco a piccole scaramucce finendo per oziare a Capua.
Però Annibale, l’extracomunitario, in Puglia (dove si legò per meretricio amore alla bella salapina Iride) ci restò una dozzina d’anni, senza nemmeno riuscire a coalizzarsi con le popolazioni del sud Italia che pure lo avevano acclamato al principio come vincitore… Roma si ripigliò il suo potere aggiungendoci il resto e distrusse l’impero punico delle spiagge con l’altrettanto fragile dominio commerciale dei Cartaginesi.
Morale. Se oggi la Cina può essere Cartagine di allora, Annibale impersona altrettanto bene questo vento impetuoso sotto il quale le industrie pugliesi di scarpe, magliette, t-shirt devono oggi inchinarsi e piegarsi fino a stringere la cinghia, invocando magari i dazi doganali piuttosto che un ancor più libero mercato.
Valutato il nemico e ritenutolo degno di molto rispetto (come fece esattamente allora Tito Livio nei suoi Libri), non resta altro da domandarsi quanto tempo dovremo resistere contro Annibale ad portas. Dovranno passare dodici anni come dopo la battaglia di Canne, fino a ricacciarlo in Africa, pardon Cina, oppure un tantinello prima puntando su innovazione, creatività e stop alla fuga dei nostri giovani? Meditiamoci su un pò tutti quanti assieme, ragionando proprio sulla profetica scritta che si trova scolpita alla base della colonna commemorativa in cima alla collina di Canne: nessun altro popolo se non il pugliese avrebbe potuto sopravvivere a tale catastrofe. Solo che ci vorrebbe un altro Scipione l’Africano: ce ne abbiamo qualcuno in casa nostra?

NINO VINELLA
COMITATO ITALIANO PRO CANNE DELLA BATTAGLIA
BARLETTA



Clicca qui per visionare la lettera pubblicata sulla Gazzetta del Mezzogiorno di venerdì 19 agosto 2005








 

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