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CANNE DELLA BATTAGLIA:
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Mensile telematico di archeologia, turismo, ambiente, spettacolo, beni e attività culturali, costume, attualità e storia del territorio in provincia di Barletta–Andria-Trani e Valle d’Ofanto

Iscritto in data 25/1/2007 al n. 3/07 del Registro dei giornali e periodici presso il Tribunale di Trani. Proprietario ed editore: Comitato Italiano Pro Canne della Battaglia - Barletta (BT)

 

19/11/2008.  CANNE DELLA BATTAGLIA - LA RACCOLTA DELLE OLIVE "PROPRIETA' DI STATO" NELL'AREA ARCHEOLOGICA. STORIA D'ATTUALITA' NEGLI ANNI SESSANTA. ED OGGI?.



Olive a rischio furti nelle campagne del Nord Barese: le pagine della Gazzetta registrano purtroppo di questi tempi notizie del genere, con puntualità pari alla frequenza delle denunzie da parte degli scoraggiati agricoltori ed all'attività repressiva delle forze dell'ordine. Perché gli oliveti sono una ricchezza delle nostre campagne, e come tale vanno vigilati anche in questi tempi di prezzi bassissimi sul mercato. Ma che accade quando una discreta presenza di olivi secolari sta all'interno di un'area sottoposta a tutela ed é proprietà dello Stato? Che fine fanno le olive raccolte e da chi? Come si amministrano spese e ricavato? A parte l'attualità della legge istitutiva del Parco regionale dell'Ofanto, con presunti conflitti fra archeologia ed agricoltura come dimostrato dall'avvenuta riperimetrazione che ha escluso il sito cannense, l'eccezione conferma la regola fin da quasi mezzo secolo fa proprio nell'area archeologica di Canne della Battaglia.
Spulciando negli archivi della Camera dei Deputati, il fatto che Canne della Battaglia faccia sempre notizia viene dimostrato anche in questo caso molto particolare ma significativo, grazie all'opera scrupolosa del defunto parlamentare canosino on. Giuseppe Matarrese, autore di una serie sterminata di interrogazioni ed interpellanze ai ministri interessati su tutta una serie di questioni di questo territorio, questioni che oggi tornano alla ribalta della cronaca, come ad esempio lo stato della ferrovia Barletta-Spinazzola e della stazione (oggi purtroppo abbandonata) di Cefalicchio nel territorio di Canosa, di recente bonificata dai rifiuti ma che negli anni Sessanta smistava moltissimi passeggeri-contadini da e verso le vicine masserie.
Ma torniamo alle olive dell'area archeologica. Così l'on. Matarrese, nella seduta dell'8 giugno 1964 (IV legislatura), interroga con risposta scritta il Ministro della Pubblica istruzione, Luigi Gui: "Per conoscere quale sia stata la produzione dei circa 500 alberi di mandorlo e di olivo compresi nella zona del sepolcreto annibalico di Canne della Battaglia, e appartenenti quindi al Demanio dello Stato che da parecchi anni ha espropriato la sona stessa. L'interrogante chiede di conoscere la quantità di prodotto, il suo prezzo di mercato e l'uso fatto del ricavato". Anche i mandorleti erano una ricchezza, oggi purtroppo passata a miglior vita data la loro progressiva scomparsa come piante mediterranee dai terreni coltivati.
Dalla risposta del Ministro Gui capiremo molte cose, non solo in merito alla reale consistenza (di allora) delle piante censite all'interno del perimetro dei sepolcreti come anche di una rigorosa disciplina tesa ad evitare sprechi nella gestione dei frutti che sempre "bene pubblico" sono: davvero altri tempi rispetto ad oggi, ma che ripropongono un problema anche per il Comune di Barletta, proprietario esclusivo di particelle catastali poco distanti, vedi le terme romane di San Mercurio, dove si scava (senza proteggere i ritrovamenti...) dimenticando però di raccogliere le olive, che restano in balìa dei ladri o che cadono al suolo senza nessun controllo.
Ma vediamo la risposta del ministro Gui all'on. Matarrese. "Premesso che la zona del sepolcreto annibalico di Canne della Battaglia é stata espropriata dalla Cassa per il mezzogiorno per la sistemazione della zona archeologica, si elencano, sulla base delle notizie fornite dalla competente soprintendenza, i proventi raccolti di olive e mandorle nella zona predetta". Gli anni riferiti vanno dal 1958 al 1963, ed effettivamente si nota una discreta buona amministrazione dei dati statistici come raccolto (fra mandorle sgusciate o no, ed olive vendute in blocco sulla pianta).
Finale della risposta: "La competente soprintendenza ha dichiarato che il prodotto degli ulivi e mandorli é stato sempre venduto con l'osservanza delle procedure previste dalle norme vigenti, e che il ricavato é stato così utilizzato: spese per il raccolto lire 129.850; spese per missioni in relazione ai lavori di sistemazione della zona lire 640.324; importo a disposizione in cassa lire 137.000. Della gestione delle zomme anzidette la soprintendenza rende conto alla Cassa per il mezzogiorno, in quanto la intendenza di finanza - peraltro sollecitata - non é ancora intervenuta".
Insomma qualcosa di soldi, almeno allora, entrava nelle casse dello Stato: ma oggi che accade alle olive pendenti dagli alberi piantati dentro la recinzione che delimita l'area dei sepolcreti di Canne della Battaglia sulla strada provinciale 142?

Nino Vinella
Comitato Italiano Pro Canne della Battaglia
Barletta, 16 novembre 2008

Ufficio di Rappresentanza per la Regione Lombardia - Carugate (MI)








 

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