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Mensile telematico di archeologia, turismo, ambiente, spettacolo, beni e attività culturali, costume, attualità e storia del territorio in provincia di Barletta–Andria-Trani e Valle d’Ofanto

Iscritto in data 25/1/2007 al n. 3/07 del Registro dei giornali e periodici presso il Tribunale di Trani. Proprietario ed editore: Comitato Italiano Pro Canne della Battaglia - Barletta (BT)

 

17/01/2010.  BARLETTA – EROSIONE DELLA COSTA: PANTANIELLO E ARISCIANNE SOTT’ACQUA?.

Da Copenaghen, dove è in corso il vertice mondiale sul clima, rimbalzano previsioni abbastanza preoccupanti per le zone costiere: se non vi sarà un’inversione di tendenza sulle emissioni del gas serra nell’atmosfera il livello del mare potrebbe alzarsi da un minimo di mezzo metro a un massimo di sette metri. Tutto questo nel corso di un secolo. Il prossimo. Insomma una proiezione che perlomeno dovrebbe comportare un approccio cautelativo allo sviluppo delle attività sulle fasce costiere. In particolare nella nostra zona al tratto che va da Margherita di Savoia a Trani.
L’autore delle previsioni, comunque, non è il solito ecologista pessimista ma James Hansen, 68 anni, per 28 anni alla guida del Goddard Insistute for Space Studies della Nasa. Non solo ma lo stesso Hansen, fino ad oggi, le ha beccate tutte (le previsioni) sull’evoluzione dei cambiamenti climatici.
Cosa comporterebbe, comunque, un innalzamento seppur minimo (cinquanta centimetri) del livello del mare? In pratica che molte attività realizzate nei pressi della costa potrebbero risultare inservibili o perlomeno parzialmente utilizzabili.
Se invece il livello del mare si dovesse alzare di metri allora il quadro sarebbe ancor più devastante. Per il centro costiero di Margherita di Savoia sarebbero guai seri mentre gran parte del territorio nord-occidentale (verso l’Ofanto) e sud orientale (verso Trani) del Comune di Barletta finirebbe sott’acqua.
Insomma si perderebbe gran parte del territorio conquistato al mare nel corso del XX secolo. Il quadro costiero ridiventerebbe quello riportato da alcune foto dei primi del Novecento quando il mare lambiva il fortino di Paraticchio. Il ritorno al passato potrebbe diventare ancora più remoto nella zone della foce del fiume Ofanto. Qui Torre Ofanto realizzata nel Seicento come stazione di avvistamento dei pirati ottomani potrebbe ritrovarsi in riva al mare come quando fu costruita.
È chiaro che un quadro del genere dovrebbe far riflettere soprattutto gli amministratori comunali e regionali per cui eventuali insediamenti turistici o di altra natura sarebbe opportuno prevederli a distanza di sicurezza. Altrimenti vi è il rischio che per raggiungere tale obiettivo, si dovrebbero spendere fior di soldi pubblici per realizzare le famigerate barriere frangiflutti o dighe foranee.
Da approfondire inoltre alcuni segnali che si sono registrati negli ultimi tempi: l’ero - sione che avanza nella zona di Pantaniello o di Ariscianne è conseguenza di quali fenomeni? Erosione marina dovuta alle correnti, erosione dovuta alla diminuizione degli apporti solidi trasportati in mare dal fiume Ofanto o sono le prime avvisaglie dei cambiamenti già in atto nel clima?
Abbiamo chiesto un parere al geologo Alfredo De Giovanni.
«I tassi di innalzamento del livello marino in Adriatico sono ben lungi dall'essere certi ed accettati dalla comunità scientifica. Io non faccio parte della schiera dei "catastrofisti" e nemmeno dei "negazionisti" - precisa De Giovanni - Il problema è molto complesso e le variabili in gioco sono così tali e tante (sollevamento tettonico regionale, apporto solido, tassi di subsidenza, correnti marine locali, azioni antropiche, entità delle mareggiate invernali, e così via) che non è possibile affermare ad oggi che ad Ariscianne o più in generale lungo la costa barlettana siamo di fronte alle avvisaglie di un processo di innalzamento marino. Ciò non significa che quel tratto di costa non sia in evidente erosione. Ma si sa anche che i tassi di erosione costiera sono molto influenzati dalla qualità e dalla quantità delle mareg giate invernali e quindi del clima del periodo Ottobre-Marzo. Quest'anno si prevede un inverno molto rigido e quindi non sono escluse eventuali inondazioni».
Insomma i tecnici non si sbilanciano. E in effetti anche i «catastrofisti» precisano che non si tratta di una strada senza ritorno: ci sono ancora vent’anni per invertire la tendenza e salvare le coste. Le scelte, però, toccano ai governi di mezzo mondo.

PINO CURCI
La Gazzetta del Nord Barese



Leggi l’articolo su La Gazzetta del Nord Barese di mercoledì 16 dicembre 2009.



 

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