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CANNE DELLA BATTAGLIA:
RIPULIAMO DALLO SCEMPIO LA FONTANA DI SAN RUGGIERO
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Mensile telematico di archeologia, turismo, ambiente, spettacolo, beni e attività culturali, costume, attualità e storia del territorio in provincia di Barletta–Andria-Trani e Valle d’Ofanto

Iscritto in data 25/1/2007 al n. 3/07 del Registro dei giornali e periodici presso il Tribunale di Trani. Proprietario ed editore: Comitato Italiano Pro Canne della Battaglia - Barletta (BT)

 

12/05/2010.  CANNE DELLA BATTAGLIA – TESTIMONIANZE STORICHE IN PERICOLO: A RISCHIO DI CROLLO ANCHE GLI ANTICHI “PILIERI” DELLA BOCCUTA, ULTIMI ESEMPI DELLA CIVILTA’ CONTADINA NELL’AREA OFANTINA. CHE FARE?.

A rischio di crollo gli antichi “pilieri” all’ingresso della strada che immette nella “Boccuta”, la tenuta padronale appartenuta alla nobile famiglia De Leone Pandolfelli, a Canne della Battaglia.

Con la loro caratteristica forma evocatrice di un più glorioso passato, sono uno degli ultimi esempi (ancora visibili, ma fino a quando?) della civiltà contadina organizzatasi in successive epoche storiche nell’area ofantina per abitare il territorio vocato tradizionalmente all’agricoltura.

Limite di confine e termine estremo di una proprietà ben “guardata a vista” lungo tutto intero il proprio perimetro, i "pilieri" erano le vere porte di accesso alla estesa proprietà fondiaria di un ramo della casata De Leone, ormai estintosi a Barletta, dove in corso Cavour si affaccia l’omonimo palazzo gentilizio con stupenda scalinata a spirale e interni ottocenteschi mozzafiato con le volte tutte elegantemente affrescate. Nel cimitero monumentale l'imponente cappella di famiglia, in forma di antico tempio greco con maestoso colonnato: fino ad alcuni fa, una coppia di leoni accovacciati (simbolo della famiglia), oggetto di un doppio trafugamento ad opera di ladri di opere d'arte.

In località Boccuta, la famiglia De Leone possedeva dunque una proprietà abbastanza cospicua e geograficamente ben posizionata nell'agro cannense, proprietà oggi ormai facente capo a diversi titolari subentrati nei successivi passaggi amministrativi, e divenuta un articolato complesso residenziale di villette intorno all’ex masseria, un fabbricato di epoca seicentesca censito più volte nella cartografia del sistema di edilizia rurale. Come nel bel libro “Le masserie del territorio di Canne”, a cura di Antonietta Magliocca, pubblicato in proprio dall’istituto tecnico statale per geometri “Pier Luigi Nervi”, settembre 1994.

I “pilieri” (o pilastri) segnavano di fatto e di diritto il varco di passaggio dall’esterno all’interno di un borgo contadino e rurale mantenuto pressoché integro fino gli Anni Novanta, gestito come azienda agricola dai vecchi proprietari e dove hanno trovato sede nei magazzini di servizio all’ex casa padronale anche originali attività connesse all’apicoltura, con numerosi alveari per la produzione di miele ed altri derivati che però sono stati smantellati per fare posto a sostanziali modifiche edilizie a scopo abitativo-residenziale.

Negli Anni Sessanta, il lascito alla Diocesi da parte di “don” Pierino De Leone, l’ultimo discendente così conosciuto col soprannome tipico alla maniera spagnolesca di omaggiare i signori proprietari di una volta, per la costruzione di una nuova chiesa eretta solo parzialmente rispetto all’originario progetto e destinata oggi alla parrocchia-santuario dedicata a San Ruggero, vescovo di Canne.

Un complesso religioso raccolto nel verde e ribattezzato “centro di accoglienza spirituale”, retto prima da padre Virgilio Facecchia, per un paio d'anno dal 2007 al 2009 da mons. Angelo Dipasquale quale curatore delle nuove opere di ampliamento (finanziate con una misura del POR Regione Puglia) ed oggi dal canonico don Francesco Fruscio, con una particolare attenzione specie per i ritiri spirituali, a diretto contatto della natura e nel silenzio di questi luoghi, che si é di recente messo in vetrina ospitando i festeggiamenti per il 734° anniversario della traslazione del corpo del Santo: nella particolarissima (e davvero storica) circostanza il busto argenteo è stato fatto giungere appositamente dalla clausura del convento di via Cialdini, a Barletta.

Ed è stato proprio durante i festeggiamenti, con centinaia di pellegrini a raggiungere il santuario in macchina e relativo parcheggio, che numerosi automobilisti, facendo manovra intorno ai “pilieri” nella carreggiata fra l’uno e l’altro dei pilastri, si sono accorti (con evidente rammarico mista ad un po’ di paura) del cattivo stato in cui si trovano questi antichi manufatti realizzati con corpo in pietra di tufo e rivestimenti ad intonaco lavorato su basamento in pietra, oggi trasformati da limite del confine padronale a… spartitraffico automobilistico su di una strada di campagna ancora sterrata in direzione del santuario (dovrebbe essere migliorata ed asfaltata dal Comune).

Segnalazioni pervenute al nostro Comitato, che aveva già documentato fin dal 2007 con le foto custodite nel proprio archivio, come appunto i “pilieri” hanno subito, non si sa quando e per colpa di chi (forse camion di grosse dimensioni), una parziale rotazione con slittamento perpendicolare intorno al baricentro costruttivo: potrebbe anche bastare un impercettibile, involontario, ulteriore “scossone” per mandarli completamente fuori asse, facendoli rovinare al suolo con eventuali danni pure alle persone.

Appurare chi e come deve intervenire esula dalle nostre competenze: ma è chiaro, a questo punto, proprio per tranquillizzare sia i sempre più numerosi fedeli e visitatori del Santuario provenienti dal circondario diocesano sia i residenti stessi della Boccuta, che s’impone da parte delle competenti autorità uno specifico sopralluogo tecnico-strutturale finalizzato alla definitiva messa in sicurezza dei “pilieri”.

Prima che sparisca anche quest’ultimo pezzo della nostra storia.

LA REDAZIONE


Le altre immagini degli antichi "pilieri" alla Boccuta....

Le altre immagini degli antichi "pilieri" alla Boccuta....

Le altre immagini degli antichi "pilieri" alla Boccuta....

 

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