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CANNE DELLA BATTAGLIA:
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Mensile telematico di archeologia, turismo, ambiente, spettacolo, beni e attività culturali, costume, attualità e storia del territorio in provincia di Barletta–Andria-Trani e Valle d’Ofanto

Iscritto in data 25/1/2007 al n. 3/07 del Registro dei giornali e periodici presso il Tribunale di Trani. Proprietario ed editore: Comitato Italiano Pro Canne della Battaglia - Barletta (BT)

 

31/07/2010.  MENO 3 GIORNI AL 2 AGOSTO: STA PER SCADERE IL CONTO ALLA ROVESCIA PER IL 2226° ANNIVERSARIO DELLA BATTAGLIA. CONCLUDIAMO OGGI IL VIAGGIO SUI LUOGHI DI ANNIBALE NEL MEDITERRANEO .

- 3 AL 2 AGOSTO...


Meno 3 giorni. Ormai in dirittura d'arrivo il "conto alla rovescia" della nostra speciale macchina del tempo per lunedi' 2 agosto, 2226° anniversario della Battaglia di Canne del 216 avanti Cristo, quando Annibale ed il suo esercito affrontarono nella piana dell'Ofanto e sconfissero le otto legioni comandate dai consoli Lucio Emilio Paolo e Terenzio Varrone, che Roma gli aveva mandato contro per sbarrargli il passo dopo le vittorie, altrettanto micidiali, al Ticino, alla Trebbia ed al Trasimeno.


Si conclude oggi anche il viaggio sui luoghi di Annibale nel Mediterraneo. Ci ha accompagnato in questo cammino dal passato il racconto di Paolo Rumiz, autore del bellissimo libro "Annibale, un viaggio" (Feltrinelli editore) pubblicato a consuntivo di una serie di fortunati reportages pubblicati da Repubblica nel 2007, e che ringraziamo per questa opportunita' di maggiore divulgazione culturale in rete, attraverso il Mediterraneo come ai tempi delle Guerre Puniche.


Il Comitato, nel corso di un'affollata bellissima serata culturale patrocinata dal Comune di Barletta, ha ospitato il noto giornalista ed inviato, nonche' scrittore, a Palazzo Della Marra il 29 settembre del 2008.


Nell'immagine, il busto di Annibale nel Museo archeologico nazionale di Napoli


Nella foto esclusiva La Gazzetta dell'Archeologia on line, Paolo Rumiz a Barletta


Questa e' la ventisettesima ed ultima puntata...


IL VIAGGIO/27.


L'ultima tappa alla scoperta di chi sconfisse Annibale


Lo invochiamo e lo cantiamo negli stadi, ma di lui sappiamo poco o nulla


Dell'Elmo di Scipio vincitore a Zama


dal nostro inviato PAOLO RUMIZ 


ANNIBALE addio. Un sipario di pioggia si chiude sul Mar di Marmara lasciando una domanda in sospeso. E Scipione? Tuona sul Bosforo, dalla finestra dell'albergo vedo i traghetti bucare il monsone che viene dal Mar Nero e penso che è strano: il Paese che "dell'elmo di Scipio s'è cinta la testa" sa poco o niente di come si chiude la storia del vincitore di Zama. Non sa che fece una fine ingloriosa, in esilio, tra le paludi dell'Ager Campanus, condannato dal parlamento dei senatori per aver coperto le malversazioni di un parente. Una morte triste, lontano da Roma ingrata, nella proprietà di famiglia a Literno, tra Napoli e il Volturno.


E' vero: sappiamo poco o niente dell'uomo che invochiamo a squarciagola negli stadi, e forse non c'importa nemmeno di saperlo. Scipio è stranamente assente come mito nel Paese dei santi e dei navigatori. Nel mio viaggio ho incontrato decine di ponti e fontane di Annibale. Il nome del Cartaginese si annida ovunque nel territorio italiano e talvolta riscuote simpatia come quello di Robin Hood e dei suoi arcieri di Sherwood.


Perché non succede con Scipione? Giochi del destino. Il vincitore della guerra muore nello stesso anno di Annibale, pare dopo avere appreso la fine del grande avversario. Per 35 anni egli è stato la sua unica ossessione e ora, senza di lui, è possibile che si sia sentito solo all'improvviso. E' vero: Annibale gli ha rubato tutto, il padre e lo zio in battaglia, la gioventù e la bellezza. Ma è stato anche il suo modello. Gli ha insegnato le regole d'ingaggio nella battaglia campale, la micidiale manovra avvolgente, l'uso della cavalleria, l'abilità diplomatica nel rubare alleati al nemico, la passione per la cultura ellenica e tanto altro.


Non a caso, dopo la battaglia di Zama, è su Annibale che Scipio fa riferimento come garante della pace con Cartagine. Ebbero, Scipione e Annibale, spericolate vite parallele: ciascuno andò audacemente a sfidare il nemico in trasferta, e ciascuno lottò contro le invidie della classe nobiliare. Entrambi finirono in esilio, costretti ad andarsene dalla patria che avevano reso grande. E come il romano fu l'unico dei consoli a fregiarsi del nome di un popolo vinto, così Annibale spese più tempo in Italia che nella sua Cartagine.


Se Scipione era l'Africano, Annibale era sicuramente l'Italiano. Ora ne sono sicuro. La storia non può finire così, sotto la pioggia di Istanbul, lontano dal grande teatro degli eventi che fu l'Italia. Al racconto manca l'ultimo sigillo: la tomba di Scipione in Campania. Per trovarla ho con me solo un passo di Plinio che narra di un uliveto piantato dalle mani stesse del console, e di un gigantesco mirto accanto a una grotta abitata da un serpente.


http://www.repubblica.it/2007/08/speciale/altri/2007annibale/annibale-27/annibale-27.html


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