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Mensile telematico di archeologia, turismo, ambiente, spettacolo, beni e attività culturali, costume, attualità e storia del territorio in provincia di Barletta–Andria-Trani e Valle d’Ofanto

Iscritto in data 25/1/2007 al n. 3/07 del Registro dei giornali e periodici presso il Tribunale di Trani. Proprietario ed editore: Comitato Italiano Pro Canne della Battaglia - Barletta (BT)

 

25/08/2010.  CANOSA - UN TUFFO INDIETRO NEL TEMPO NELLA NOTTE DEGLI IPOGEI.

Forse la macchina del tempo esiste! Non siamo entrati in strani macchinari capaci di smaterializzarci e farci tornare indietro nel tempo come nel film di Massimo Troisi ‘Ricominciamo da tre’, né bevuto celtiche pozioni magiche.

Questa volta non abbiamo dovuto nemmeno chiudere gli occhi per immaginare…Ermes il terribile con il suo caducèo magico, fanciulle leggiadre intente nella vestizione dell’oplita o musiche capaci di spingere i nostri sogni oltre l’immaginario.

Nella notte del 24 agosto a Canosa si è diffusa la magia che ha reso fredde tombe a camera scavate nei massicci banchi tufacei, di cui è ricco il sottosuolo canosino, gli ipogei appunto, luogo di incontro e di attesa, di emozione. Potremmo dire usando una sola parola ‘vive’.

Ordinata e paziente è stata l’attesa dei circa duemila visitatori che si sono accalcati davanti alle aree archeologiche dalle ventuno all’una e mezza per visitare l’ipogeo del Cerbero, lo Scocchera, l’ipogeo dell’Oplita, il D’Ambra, l’ipogeo di vico S. Martino e lo splendido e monumentale ipogeo Lagrasta, oltre alle strutture museali di Palazzo Sinesi e di Palazzo Iliceto.

Nella suggestiva ambientazione dei luoghi archeologici dell’antica Canusium è andata in scena la seconda edizione della manifestazione ‘Notte degli Ipogei’ bissando il successo della prima edizione del 2009.

E’ stato divertente ascoltare e vivere le emozioni dei visitatori che commentavano come pubblico nell’arena, i riti ed i luoghi ora con la meraviglia di chi scopre il tesoro sotto casa, ora con la sorpresa di chi ne aveva sempre sentito parlare, ma non era riuscito a partecipare e a vivere le meraviglie di Canosa sotterranea.

<> spiega Luigi Di Gioia presidente della cooperativa Dròmos.it, ideatore e organizzatore dell’evento, <>.

L’evento, ideato e organizzato dalla Società Cooperativa Dròmos.it, è promosso dalla Fondazione Archeologica Canosina (FAC), patrocinata dal Mibac e dal Comune di Canosa di Puglia Assessorato alla Cultura, Turismo e Archeologia, nel ricco cartellone de “Le Notti dell’Archeologia”: un calendario di aperture notturne, visite guidate e manifestazioni culturali in Musei, Parchi e Siti Archeologici di Canosa, nell’ambito del progetto “Città Aperte” finanziato dalla Regione Puglia e dall’Unione Europea per il tramite dell’Agenzia Puglia Imperiale Turismo.

Nella lunga nottata è stato possibile percorrere un affascinante viaggio alla scoperta del sottosuolo della città e dei tesori che nascondeva: gli ipogei e i corredi funerari. Infatti gli ipogei altro non sono che imponenti tombe a camera, vere e proprie dimore ultraterrene della classe aristocratica appartenente al popolo dei Dauni, popolo di origine Illirica che si insediò durante l’Età del Ferro nella Puglia settentrionale.

Questi grandi ipogei sono di età ellenistica (IV-III sec. a.C.), interamente scavati nel tufo (calcarenite), di chiara impostazione greca e macedone, con influssi etruschi.

Ognuno di essi conserva caratteristiche specifiche: gli Ipogei Lagrasta sono ben noti per gli apparati architettonici scolpiti nel tufo: qui abbiamo vissuto con un attore la “meraviglia” e lo “stupore” che la scoperta di questi luoghi suscitò alla metà dell’Ottocento, attraverso le parole dell’epoca e le descrizioni dell’architetto Bonucci che, incaricato del restauro, nel 1854 effettuò un sopralluogo: <> lunga e dettagliata la descrizione di intonaci meravigliosamente dipinti andati perduti, di ori e pietre preziose di cui si perde memoria, che ornavano il giaciglio della giovane principessa Medella; l’Ipogeo dell’Oplita per il rilievo scultoreo raffigurante appunto un guerriero (oplita) oggi diremo un fante.

Qui la suggestiva vestizione del soldato ci ha procurato i brividi lungo la schiena, complice forse le ballerine del corpo di ballo ‘Etoile’ di Patrizia Mucci che lentamente e a suon di musica eseguivano le istruzioni di una splendida voce fuoricampo che ora dettava di porgere gli schinieri, ora lo scudo, fino a prepararlo per il saluto ai familiari, ‘il Commiato prima della battaglia’; l’Ipogeo Scocchera B con i suoi intonaci dipinti meglio compresi attraverso la visita guidata e la ricostruzione virtuale in 3D; l’Ipogeo del Cerbero, che conserva intonaci dipinti con la ‘Deductio ad Inferos’, il passaggio del defunto nell’oltretomba.

‘Ecco apparire Ermes, figlio di Zeus e Maia. Egli, scaltro e rapido come il vento, è nominato da Zeus messaggero degli dei. Porta in mano la verga, detta caducèo, ha ai piedi i talari, particolari calzari alati e sul capo il pètaso, un cappello a larghe tese.

Egli è qui ad assolvere il suo compito di Psycopompòs, accompagnatore delle anime agli inferi. Conduce con la sua magica verga l’anima di un cavaliere, con al seguito un oplita e il suo cavallo, lasciando alle spalle il mondo terreno e alcune congiunte.

Procedono verso Èrebo, personificazione delle tenebre infernali, ove è incatenato davanti all’entrata Cerbero, mostruoso cane dalle tre teste, figlio di Tifone e di Echidna.

Il suo aspetto incute terrore. Con i suoi tremendi latrati impedisce alle anime di fuggire dagli Inferi’. Una voce fuori campo raccontava mentre Ermes faceva il suo ingresso nel cortile del liceo scientifico dove ha sede l’ipogeo divenuto teatro e luogo d’incontro; l’Ipogeo D’Ambra, ove è stata ricostruita una ipotetica deposizione funeraria di età ellenistica; l’ipogeo di Vico San Martino, novità di questa edizione, recentemente recuperato e reso fruibile dalla Fondazione Archeologica Canosina grazie anche ai fondi del 5 per mille, anche qui attraverso la visita guidata e la ricostruzione virtuale in 3D.

Dagli ipogei provengono straordinari corredi funerari: vasi, ori, armi… che hanno reso famosa Canosa nei musei di tutto il mondo. Tra le ceramiche rinvenute un posto di rilievo occupano sicuramente i vasi plastici e policromi, ovvero i Vasi di Canosa, straordinari ed unici, vere e proprie sculture variopinte.

Nella serata è stato quindi possibile ammirare anche i corredi: quelli della Tomba Varrese esposti a Palazzo Sinesi e la collezione del Museo Civico Archeologico a Palazzo Iliceto.

<> sottolinea Luigi Di Gioia <
A loro va il nostro ringraziamento: ai figuranti che hanno indossato gli straordinari abiti d’epoca realizzati dalla costumista prof. Elena Di Ruvo; alle danzatrici della scuola di Patrizia Mucci; all’associazione equestre canosina, ai giovanissimi attori dell’associazione ‘Tra Palco e Realtà’, all’associazione ‘Carabinieri in Congedo’, all’Ufficio Tecnico Comunale e a tutti quelli che ci hanno dato una mano.>>

L’appuntamento per tutti è alla prossima edizione.

Nelle immagini, alcuni dei momenti più salienti della riuscita manifestazione





 

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