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Mensile telematico di archeologia, turismo, ambiente, spettacolo, beni e attività culturali, costume, attualità e storia del territorio in provincia di Barletta–Andria-Trani e Valle d’Ofanto

Iscritto in data 25/1/2007 al n. 3/07 del Registro dei giornali e periodici presso il Tribunale di Trani. Proprietario ed editore: Comitato Italiano Pro Canne della Battaglia - Barletta (BT)

 

05/12/2010.  BARLETTA - A PROPOSITO DEL "DE NITTIS DAY": LA MONNEZZA E IL PALAZZO DELLA MARRA....

Riprendiamo da Face Book l'intervento di Cinzia Dicorato, opeatrice culturale e restauratrice, su di un argomento d'attualità.

Speriamo che il dibattito si sviluppi in ambiti sempre maggiori.

LA REDAZIONE

"La monnezza e il Palazzo della Marra" pubblicato da Cinzia Dicorato il giorno domenica 5 dicembre 2010 alle ore 19.55.

Ho trovato questa foto (Via Cialdini nei pressi di Palazzo della Marra) nella bacheca di Luigi Dicorato e ho pensato di ripubblicarla per accompagnare e documentare più efficacemente questa mia nota.

E' un'immagine che conosco bene e che non posso esimermi dal porre all'attenzione di tutti.

Questa è la condizione in cui si trova l'area nei pressi del Palazzo della Marra che ospita la nostra più importante collezione, quella del pittore dell'800 Giuseppe De Nittis, così tanto promossa e giustamente osannata nella mostra che si sta tenendo al Petit Palais in questi giorni a Parigi.

Da oltre un anno frequento questa zona e posso assicurare che è così sempre, estate, primavera, autunno e a maggior ragione d'inverno.

Ci sono giorni in cui mi capita di vedere di peggio, come per esempio mobili dismessi, reti, materassi vecchii oppure cumuli di cartoni pieni di bottiglie di birra vuote.

A questo và aggiunto il fatto che la strada laterale del Palazzo è un WC per i cani e... per umani, niente affatto scoraggiati dal faro ai sensori posto proprio come deterrente, succede perchè il luogo è solitamente deserto e poco frequentato.

Questi sono gli aspetti tipici della periferia, l'abbandono e il degrado: il binomio DEGRADO = ABBANDONO.

Ma questa non è una zona urbana periferica e noi non siamo in emergenza rifiuti.

Perchè allora questo degrado nell'area culto della cultura della nostra città?

Per quale motivo i luoghi che dovrebbero rappresentare il salotto buono di Barletta sono ridotti a monnezzaio pubblico?

E' facile individuare cause e soggetti: in primis la sciatteria e la dabbenagine di chi si occupa dei servizi ecologici che ha posizionato la serie di cassonetti a pochi metri dalla Pinacoteca De Nittis, obbligando così i residenti, gli esercenti dei bar e i ristoratori, a riversare in quel posto tutti i loro rifiuti; in secondo luogo l'inciviltà e la mancanza di affezione e attenzione dei cittadini verso questo spazio comune così vicino ad un immobile che appartiene al nostro patrimonio storico artistico che dovrebbero sentirlo come proprio.

Invece non è così, non c'è alcun senso di appartenenza.

Neil e Philip Kotler, che di musei hanno scritto e studiato così come di marketing museale, sostengono che il politico di turno può inventarsi o far costruire il miglior museo al mondo, ma questo è destinato a una vita breve se non è riconosciuto dalla sua comunità di appartenenza e se non è radicato nell suo territorio.

E' così? Quanti barlettani sentono come proprio questo spazio o gli altri spazi museali della nostra città?

Me lo domaNdo, ancor più se penso ad un'altro episodio d'inciviltà accaduto verso un'altro luogo importante appartenente alla nostra città e al nostro patrimonio culturale e museale la Chiesa greca di Santa Maria degli Angeli.

Mesi fa il sindaco Maffei attraverso una video-lettera denunciava e lamentava, rivolgendosi ai barlettani, gli atti vandalici che si erano consumati contro il portale e sui muri di questo nostro monumento.

Le scritte sulla Chiesa greca sono identiche alla monnezza vicino a Palazzo della Marra.

Le motivazioni vere sono le stesse, mancanza di senso di appartenenza, non sentire questi luoghi come propri e quindi sentirsi coinvolti in prima persona a preservarli.

Un museo non è solo uno spazio dove immagazzinare, conservare ed esporre delle collezioni, delle opere d'arte, oggi questa è un idea superata di museo. E' anche vero che non può essere solo un luogo dove tenere mostre temporanee, perchè terminate queste tutto torna come prima e la cosa rischia d'interessare solo il turista , che da noi è ancora un turista di passaggio.

Purtroppo le politiche culturali negli ultimi tempi sono state pensate ed espresse solo attraverso la realizzazione di eventi, e come dice Marc Augé, in un articolo apparso sulla Repubblica in questi giorni , l'evento che si affastella ad altri eventi nella sua presunta "Irripetibilità" nega qualsiasi divenire, richiudendo ciò che accade in una parentesi temporale senza memoria e senza prospettive.

La moltiplicazione di questi eventi crea un accumulo che produce una temporalità senza evoluzione e senza storia". Oggi abbaimo un'inflazione degli eventi.

Dobbiamo cominciare a pensare che un museo oggi è anche altro, è il luogo dove si produce cultura, storia e memoria. Sarebbe il cuore pulsante della città, se questo fosse vissuto colletivamente.

Ho detto che un museo produce cultura perchè l'idea di un museo oggi è quella di un luogo di produzione e attività culturale e questo non può e non deve essere avulso dal suo contesto territoriale e isolato dalla sua cittadinanza e dalla partecipazione di questa alla sua attività. I cittadini e gli studenti di tutte le età devono essere i soggetti primari ai quali il museo deve rivolgersi.

il coinvolgimento avviene attraverso l'attività seminariale, didattica e culturale e i laboratori che un museo programma.

Servizi e ancora servizi questo è quello che necessitano in un museo perchè venga vissuto.

Prima che ai turisti il museo deve ripsondere al bisogno di cultura espressa dalla sua comunità. La risposta turistica inevitabilmente diventa conseguenziale, i servizi che si mettono in essere per la comunità finiscono con l'essere goduti da tutti i fruitori senza distinzione di sorta. O meglio in un'attività museale ben organizzata è conseguenziale l'attenzione per i fruitori e le loro necessità e questo si chiama marketing museale.

Non sono certa al cento per cento che con un'attività così avviata non si ripeterebbero più atti vandalici o incivili, ma certamente questi luoghi smetterebbero di essere chiusi e deserti come lo sono oggi.

CINZIA DICORATO






 

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