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Mensile telematico di archeologia, turismo, ambiente, spettacolo, beni e attività culturali, costume, attualità e storia del territorio in provincia di Barletta–Andria-Trani e Valle d’Ofanto

Iscritto in data 25/1/2007 al n. 3/07 del Registro dei giornali e periodici presso il Tribunale di Trani. Proprietario ed editore: Comitato Italiano Pro Canne della Battaglia - Barletta (BT)

 

03/02/2011.  BARLETTA - RICORDO DEL PITTORE BIAGIO VINELLA A QUARANTASEI ANNI DALLA SCOMPARSA: UN ARTISTA DA RISCOPRIRE, L'ETERNO INNAMORATO DELLA SUA CITTA'.

Il 3 febbraio 1965, a soli cinquantaquattro anni, il pittore barlettano Biagio Vinella si spegneva nella sua abitazione di via Raffaele Lacerenza, nei pressi dell'Orologio di San Giacomo.


Iniziamo nell'anniversario questo viaggio alla riscoperta della sua vita e delle sue opere, in vista del centenario della nascita nel prossimo mese di ottobre.


Artista eclettico e dotato di un naturale talento perfezionatosi sotto la guida di Vincenzo De Stefano, Biagio Vinella amò sempre definirsi "autodidatta" nel senso più esteso e puro di un'espressione che accomunava varie sensibilità e attitudini artistiche, delle quali sotto diversi aspetti seppe farsi precursore e a sua volta creativo interprete in un tempo spesso assai poco incline all'innovatività oppure sordo a chi, come lui, bussava solitario alle sue porte.


Egli fu infatti sempre artigiano e artista insieme, trasfondendo principalmente nella pittura la propria vocazione ad intraprendere sempre nuove esperienze che abbinassero il senso dell'avventura artistica con l'inestinguibile amore verso la propria città, Barletta, dove visse ininterrottamente e dove raccolse apprezzamenti e delusioni, affermazioni e critiche elargite in pari misura dall'opinione pubblica.


A soccorrerlo, anche nei momenti bui di un'esistenza vissuta con spirito di sacrificio e attacamento ai valori della famiglia, fu sempre il senso del cameratismo fra alcuni veri amici, che con lui condividevano gli orizzonti della creatività e del pragmatismo più operoso, come ad esempio Attilio Calvaresi, il pioniere della fotografia venuto da Porto d'Ascoli, col quale strinse via via un sodalizio artistico e professionale basato sull'innamoramento per l'arte visiva espressa dall'amico marchigiano con l'obiettivo di una macchina fotografica e da se stesso con i colori della tavolozza da pittore.


CENNI BIOGRAFICI


GLI INIZI...


Ultimo di sei figli, Biagio Vinella crebbe nella bottega del padre Vitantonio, un sellaio di temperamento assai vivace e schietto che da giovane, sul finire del secolo, col fratello Costantino, ebanista falegname, approdava a Barletta dall'originaria Bitritto.


Nello stile dell'epoca, e per inserirsi quanto più profondamente nel vissuto sociale della città di adozione, i due fratelli Vinella sposarono le due sorelle Cafagna, Vitantonio con Gaetana, dando origine ad una stirpe assai ben intrecciata dove i cugini si sentivano molto più che tali, addirittura quasi fratelli di sangue in virtù della strettissima parentela esistente...


Vitantonio aprì la sua bottega di sellaio in Via Ospedale dei Pellegrini, a pochi passi dal luogo dove si riunivano tradizionalmente contadini e braccianti, in un immobile che per una scala interna conduceva alla soprastante abitazione.


Fu dunque la popolare Via Ospedale dei Pellegrini a ridosso di Piazza Roma, "for' a' port", quella strada che da Via Consalvo da Cordova raggiunge corso Garibaldi rasentando una serie di bei palazzi allineati uno in fila all'altro a contraltare di corso Vittorio Emanuele sull'altro lato, fu proprio quella strada l'arco completo e lo scenario nel quale si sviluppò l'esistenza di Biagio Vinella, come egli ci racconta nella descrizione di questo suo quadro:


Dipinsi dal vero nella primavera del 1950, quest'angolo di Via Ospedale dei Pellegrini con Via Consalvo da Cordova, con il gruppo di case (che successivamente furono abbattute per dare posto alla nuova costruzione del palazzo I.N.A., dove hanno sede i Magazzini U.P.I.M.) per eternare il ricordo del vecchio quartiere dello Spirito Santo, così caro alla nostra fanciullezza, con il "forno", "Lanzone della frutta", e la bottega in fondo, con il portone grigio, di "Serafina della salciccia".


Sulla destra, dietro la "baracca della frutta" e quella del "gelatiere", vi era la Chiesetta dello Spirito Santo dell'Arciconfraternita della Morte, abbattuta prima della realizzazione di questo quadro, che ne veniva a completare la caratteristica e dava, con la sua facciata senza pretese, l'impronta di area paesana.


Ancor prima che si abbattesse la Chiesa, mi fu possibile dipingerla in un quadretto di piccole proporzioni, proprio nella festività di mezza Quaresima (che tale chiesa ne celebrava la processione con spari di fragorose batterie, luminarie ecc. così come si usava fare nelle tradizioni barlettane).


All'ombra di quella Chiesa e di quelle case trascorremmo la nostra infanzia, e la nostra vita, sino all'abbattimento della Chiesa (avvenuto nel 1935), fu guidata dal suono delle sue campane che ancora ci suonano nelle orecchie a ricordare di un tempo sereno e tranquillo, fatto di piccole e modeste cose, tra la fragranza del pane saporito fatto in casa e l'appetitoso arrosto della salciccia alla Serafina...


Piccolo sereno mondo di ieri cancellato, ahimé, dall'invadente valanga del cemento armato".


E ancora, dagli Appunti del maggio 1963:


Imparai a dipingere facendo dei cartelli pubblicitari in un negozio di dolciumi di una notissima Casa Torinese (L'Unica, n.d.r.).


Erano le prime esperienze alla tendenza artistica avuta da giovanissimo. Reclamizzavo questa o quella caramella, le varie cioccolate, ed i primissimi panettoni messi in vendita in Barletta da questa ditta.


Ricordo (si era nel 1930) proprio in occasione del Natale dipinsi su di un grande foglio di carta, prendendo tutta la grandezza della vetrina, un paesaggio con case ed alberi coperti di neve dando a tutto l'insieme quell'atmosfera morbida che ben si addice al periodo natalizio.


Tale fatto non poteva non suscitare una certa meraviglia poiché qui da noi non solo la neve è rarissima, che mai è caduta nel periodo natalizio.


Il successo fu grandissimo e, più che ai prodotti esposti, il pubblico era attratto da questo paesaggio che tra le luci ed i vari dolciumi esposti sembrava veramente bello.


Non solo, ma i barlettani mai avevano visto prima di allora vetrine così preparate.


Insomma, una vera affermazione!


Alla Direzione Centrale di tale Casa Torinese a cui feci pervenire la fotografia della vetrina non mancò l'elogio che fu pure accompagnato da un premio in denaro (50 lire di allora).


Fu a causa di questo paesaggio che iniziai a prendere i primi contatti con il Prof. Vincenzo De Stefano, il quale, essendo frequentatore di tale negozio e assistendo alla preparazione di tale paesaggio, non lesinò di suggerimenti, e spontaneamente volle dipingere due figure che sulla strada coperta di neve si allontanano con un realismo sorprendente.


Da questi primi contatti con il Maestro venne spontaneo da parte mia il forte desiderio di apprendere ancora di più per conoscere più a fondo tutti i segreti della pittura, diventando non solo allievo prediletto ma addirittura un amico sincero ed inseparabile.


Assicurati da una reciproca stima, il caro indimenticabile don Vincenzo mi autorizzò a frequentare la sua casa che era messa in Via Nazareth, proprio di fronte alla Chiesa omonima.


Fu lui a pretendere che io provvedessi a farmi tutta l'attrezzatura necessaria al pittore come la cassetta (copia esatta della sua) e le spatole, che furono eseguite e copiate alla perfezione da quelle in suo possesso da un bravissimo artigiano meccanico locale.


La meraviglia e lo stupore che mi presero la prima volta che varcai la soglia del suo studio-salotto fu grandissima.


E quanta timidezza vi era in me al cospetto di tanto Maestro che si rendeva molto simpatico per il suo buonumore avendo un temperamento che non esitai a definire stravagante.


Insomma "don Vincenzo" era un vero artista nel senso completo della parola, con i suoi lati belli e brutti, con la parola facile e tagliente, in special modo quando si trattava di commentare tutto ciò che riguardava la nostra Barletta, le sue persone e la sua vita.


Attraverso i suoi ragionamenti e commenti non ci volle molto a capire che don Vincenzo amava moltissimo questa nostra città che, a sentir lui, doveva sempre più progredire e rendersi sempre più bella e pulita.


Lo stesso amore, la stessa passione, e perché no, gli stessi difetti e pregi del caro Maestro mi sono entrati nel sangue e come lui, oggi, a distanza di ben 30 anni, al vedere la stasi e se non il regresso in cui è caduta la nostra cara Barletta, un fremito di sdegno mi prende specie oggi che a differenza di allora che vi era il Segretario Politico del Fascio in regime totalitario, vi è tutt'in giro la grossa baraonda di tanti partiti.


In casa De Stefano erano pure frequentatori il dott. Franco Cocchiarole e il dott. Michele Tarantino che abitavano nella stessa strada. Tutti e due dilettanti in pittura. Ed anche con questi non mancai di fare buona amicizia e specialmente con il dott. Tarantino, successivamente divenuto Segretario Politico del Fascio, i nostri rapporti si rinsaldarono e per motivi personali che familiari, tanto da diventare il buon medico di famiglia.


Erano gli anni '30 e la vita in generale si svolgeva calma e tranquilla in un regime che, avendo livellato ogni istinto sociale, aveva saputo dare la piena tranquillità alle classi lavoratrici.


FORTUNA CRITICA


 La forza plastica che i colori acquistano nelle mani del Vinella è veramente formidabile: ogni segno, ogni tonalità, ogni "nuance", sia pure minima, trova anche nel più modesto dei lavori la propria giusta collocazione.


Non esistono sferzate improvvise di luce, sciabolate che rovinino l'effetto coloristico del quadro: le tinte, invece, si presentano calde, familiari, consuete ma non stancanti.


Il pennello sicuro del pittore si è posato leggero e delicato sulla natura e sugli uomini, cogliendone i movimenti ed i gesti abituali in una nuova dimensione.


Questa proiezione artistica del binomio "natura-uomo", trova fra le tele dell'autore, però, un significato che non si scosta assolutamente dal suo obiettivo predominante: ritrarre senza alcuna particolare pretesa il mondo che lo circonda, cercando di non abbandonarsi a nessun estro bizzarro e, quindi, innaturale.


In conclusione, si può indubbiamente definire il Vinella un fedele rappresentatore dell'ambiente, nel quale si fondono le caratteristiche della sua arte autodidattica: sicurezza, chiarezza, luminosità, il tutto immerso nell'atmosfera della sua Barletta ricordata con una punta di nostalgia.


Prima puntata - continua


Nella foto del titolo, "Il riposo del pittore", olio su masonite, 1961


Pubblichiamo una selezione significativa nella galleria di opere del pittore Biagio Vinella, fra cui alcuni olii su masonite, una caricatura, la copertina di un ellepi, lo schizzo per i costumi della prima rievocazione storica della Disfida...


Shooting fotografico a cura di Ida Vinella






 

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