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Mensile telematico di archeologia, turismo, ambiente, spettacolo, beni e attività culturali, costume, attualità e storia del territorio in provincia di Barletta–Andria-Trani e Valle d’Ofanto

Iscritto in data 25/1/2007 al n. 3/07 del Registro dei giornali e periodici presso il Tribunale di Trani. Proprietario ed editore: Comitato Italiano Pro Canne della Battaglia - Barletta (BT)

 

26/11/2012.  LE OLIVE DEL SEPOLCRETO DI CANNE DELLA BATTAGLIA… DALL’ARCHIVIO DELLA CAMERA DEI DEPUTATI L'INTERROGAZIONE DELL’ONOREVOLE CANOSINO GIUSEPPE MATARRESE AL MINISTRO GUI NEL GIUGNO 1964 PER SAPERE QUANTO FRUTTAVA IL RACCOLTO E COME SI UTILIZZAVA IL GUADAGNO. .

Furti e ladri di olive riempiono spesso le cronache delle nostre parti durante la raccolta, di questi tempi. Fanno notizia? L’episodio in sé magari. Ma a dare concretezza al gesto, che si traduca meno in un arresto da parte delle forze dell’ordine, dipende sostanzialmente dal valore economico della refurtiva.

Ovvero: quanto vale (oggi come oggi) un quintale di olive lo si misura dalla rischiosità di rubarlo in rapporto al prezzo di mercato. E forse anche dal luogo, specie se importante e di proprietà pubblica.

Tra la fine degli anni Cinquanta e l’inizio dei Sessanta c’era chi scomodava il Governo “per conoscere quale sia stata la produzione dei circa 500 alberi di mandorlo e di olivo compresi nella zona del sepolcreto annibalico di Canne della Battaglia in agro di Barletta ed appartenenti quindi al demanio dello Stato”.

L’interrogazione parlamentare fu rivolta nel giugno 1964 (IV legislatura) dall’operoso onorevole canosino Giuseppe Matarrese (1926-1997) al ministro della Pubblica Istruzione Gui, con una significativa e molto concreta postilla, e cioè di “conoscere la quantità di prodotto, il suo prezzo di mercato e l’uso fatto del ricavato”.

A chi storca il naso a proposito di una certa idea di Canne della Battaglia in funzione solo archeologica distogliendo l’attenzione dalle varie anime che invece le danno sostanza da sempre, questo documento d’archivio parlamentare ne svela tutta la quotidianità: archeologia ed agricoltura legate insieme, esattamente come vuole la legge istitutiva del Parco regionale dell’Ofanto, dove il sito è ricompreso. Legge tuttora solo di carta, inapplicata ma che evidenzia archeologia ed agricoltura senza essere alternative l’una rispetto all’altra, ma integrative fra di loro, dando reciproco “valore aggiunto”, anche e soprattutto di tipo economico, a ciascuna di esse per valorizzare tutto il territorio nella sua unitarietà.

In tempi di “spending review”, dove la struttura pubblica è chiamata a far fruttare il massimo dei suoi beni ed a riconvertire al proprio interno anche il più piccolo flusso monetario, leggere quanto di seguito è altamente istruttivo, e dà la misura delle modalità a cui ispirarsi per tentare di far quadrare il cerchio senza sprecare neanche una briciola di quanto si possiede.

La risposta fu fornita in aula a Montecitorio dal ministro Gui nella seduta dell’8 giugno 1964 al deputato Matarrese come risulta dagli atti parlamentari a stampa in archivio.

“Premesso che la zona del sepolcreto annibalico di Canne della Battaglia è stata espropriata dalla Cassa per il mezzogiorno per la sistemazione dell’area archeologica, si elencano i proventi ricavati dai raccolti di olive e mandorle nella zona predetta. Anno 1958 olive chilogrammi 370 per un provento di lire 28.600. Anno 1959 mandorle (sgusciate) quintali 3,05 a lire 10.500 per un provento di lire 32.025 e olive vendute in blocco sulla pianta lire 210.000. Anno 1960 mandorle (non effettuato il raccolto perché non ritenuto conveniente) e olive chilogrammi 1.529 a lire 9.100 per un provento di lire 139.139. Anno 1961 mandorle (sgusciate) quintali 5.78 a lire 11.000 per un provento di lire 63.580 e olive vendute in blocco sulla pianta lire 250.000. Anno 1962 mandorle (non sgusciate) chilogrammi 223 a lire 210 per un provento di lire 46.830 e olive (non effettuato il raccolto perché non ritenuto conveniente). Anno 1963 mandorle vendute in blocco sulla pianta per un provento di lire 42.000 e olive vendute in blocco sulla pianta per un provento di lire 95.000. La competente soprintendenza ha dichiarato che il prodotto degli ulivi e mandorli è stato sempre venduto con l’osservanza delle procedure previste dalle norme vigenti e che il ricavato è stato così utilizzato: spese per il raccolto lire 129.850; spese per missioni in relazione ai lavori di sistemazione della zona lire 640.324; importo a disposizione in cassa lire 137.000. Della gestione delle somme anzidette la soprintendenza rende conto alla Cassa per il mezzogiorno, in quanto la intendenza di finanza – peraltro sollecitata – non è ancora intervenuta”.

Com’è scritto, il grosso della cifra incassato dalla vendita di mandorle e di olive serviva a pagare il personale statale “in missione” a Canne della Battaglia…

Nino Vinella


L'interrogazione parlamentare dell'on. Giuseppe Matarrese "Sulla produzione di olive e mandorle nella zona del sepolcreto di Canne della Battaglia"....

Leggi l'articolo pubblicato sulla Gazzetta del Nord Barese di giovedì 3 gennaio 2013....


 

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