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CANNE DELLA BATTAGLIA:
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Mensile telematico di archeologia, turismo, ambiente, spettacolo, beni e attività culturali, costume, attualità e storia del territorio in provincia di Barletta–Andria-Trani e Valle d’Ofanto

Iscritto in data 25/1/2007 al n. 3/07 del Registro dei giornali e periodici presso il Tribunale di Trani. Proprietario ed editore: Comitato Italiano Pro Canne della Battaglia - Barletta (BT)

 

21/03/2013.  SPECIALE - PEPPINO A PADOVA. LA MOSTRA SU DE NITTIS. DAL NOSTRO INVIATO FERRUCCIO GEMMELLARO NEL PERCORSO ESPOSITIVO DI PALAZZO ZABARELLA FRA SUGGESTIONI E ATMOSFERE DELL'IMPRESSIONISMO EUROPEO. FINO AL 26 MAGGIO.

“De Nittis”. Mostra di Giuseppe De Nittis a Palazzo Zabarella dal 19 gennaio al 26 maggio 2013. Fondazioni Bano e Antonveneta, Regione Veneto, Provincia e Comune di Padova. Pinacoteca “Giuseppe De Nittis” Comune di Barletta

Il cielo bigio già annunciava una nuova perturbazione continentale, eppure la luminosità della Colazione in giardino (1883), una cui copia di particolare era posta a mo’ di nicchia sul frontespizio del palazzo, effondeva una luce suggestionante, quasi a voler irradiare quel tepore mediterraneo patrimonio delle terre pugliesi, culla dell’artista.

Una luminosità che si appaiava alla dolcezza della Figura di donna (1880), copia di particolare in seconda nicchia, emblema di un mondo scomparso troppo presto ma che continua a sopravvivere nell’immaginario collettivo, altresì merito di un estro artistico che aveva visto la luce a Barletta.

Una creatività ideologicamente meridionalistica italiana, che ha saputo imporre dilatazione spaziale e modernità all’Impressionismo, moderandone giustamente l’esclusiva di stampo francese.

“L’italien de Paris” si presenta immediatamente nell’anticamera dei settori, con il pastello Autoritratto del 1883-4, dove il Nostro è accostato al camino, per regalare all’osservatore la vista in profondità dell’arredamento nella casa parigina, sin nella stanza attigua, in un non comune fondo di effetto prospettico.

Opera affiancata dalla Giornata d’inverno del 1882 ma che è l’incantevole ritratto della moglie Leontine, qui elegantemente seduta sul divano di fronte a una tazzina in vassoio sul tavolinetto, porgendo le spalle alla vetrata, questa un quadro nel quadro, che mostra la persistente nevicata che imbianca il tutto, strada, piante e caseggiato.

I due ritratti hanno tonalità in opposizione quasi a voler imprimere alle pitture un’allegoria di colorazione maschile e femminile: lui è immerso in un’altera cromia, diversamente da lei posta in un gioco di sfumature chiare e splendenti, mai però di frivolo richiamo.

Entrambe le opere appartengono alla Pinacoteca “Giuseppe De Nittis” presso il Palazzo Della Marra a Barletta, la collezione che Titine, così chiamata confidenzialmente madame Leontine, ha voluto elargire al paese natio del suo Peppino.

Nelle dimore parigine dei coniugi De Nittis, dall’avenue du Bois de Boulogne al quartiere Monceau, è vero che si respirasse aria impressionistica, grazie agli ospiti quali Degas, Manet e tanti altri, che si discutesse di letteratura con Dumas figlio, Maupassant, Oscar Wilde e tanti altri ancora, ma si percepivano gli odori e si gustavano i sapori della cucina mediterranea, barlettana per accezione.

“1864-1871. La scoperta della natura: dalla luce di Napoli e delle Puglie al cielo di Parigi”

È il settore iniziale che narra delle esperienze en plein air di De Nittis, espulso dall’’Accademia delle Belle Arti di Napoli, tra i paesaggisti della Scuola di Portici, donde sarebbero sorti i capolavori L’Ofantino del ’66, uno scenografico spaccato di masseria, nel quale lo sguardo dell’osservatore si disperde oltre la regolare linea orizzontale del fiume, l’Ofanto, che seca la tela a metà, verso il promontorio garganico attraversandone le avvisaglie collinari, Il passaggio degli Appennini già Diligenza in un giorno di pioggia del ’67, dove la carrozza corre lungo una carreggiata gialla di fango e solcata da infinite tracce di primitive celeri ruote; qui è il mezzo di trasporto a contatto con il paese che sta per attraversare, a conformare lo stacco dall’altra metà del quadro, un cielo arruffato dai nembi temporaleschi le cui tinte sono realisticamente ora intrise di luce ora di acqua.

Un’opera senza dubbio ispirata ai trasferimenti, al viaggio che intraprese per il primo e breve soggiorno a Parigi, ma rivelatosi fondamentale per la sua arte e per la sua vita, dove si stabilirà definitivamente dal ’68.

1872. Sulle falde del Vesuvio

Il settore che ricorda il ritorno del Nostro a Napoli, dimorò a Portici, in compagnia di Leontine incinta di Jacques, un’escursione che lo vide testimone di un’eccezionale eruzione del Vesuvio.

Pioggia di cenere del ’72 racconta in primo piano degli abitanti che fuggono disordinatamente trascinando vecchi, bambini e masserizie, i più fortunati con l’ausilio di bestie e carretti; in secondo predomina il pauroso getto di miasma la cui tonalità passa vorticosamente dal chiarismo sgorgante dal cratere all’imponente nereggiamento, quale metafora del terrificante incognito incombente sulle creature e sulle cose.

1873-75. Al Bois de Boulogne. De Nittis pittore della vita moderna e gli impressionisti

Qui è chiaro che in quegli anni De Nittis fosse coinvolto dalla vita parigina, dai suoi personaggi e dalla corrente impressionistica che seduceva la nuova generazione del microcosmo artistico.

Lo stimolo decisivo verso l’Impressionismo gli fu dato dalla rottura col gallerista Gouopil e dal richiamo di Degas che lo volle partecipe all’esposizione storica dei movimentisti.

Divenne immediatamente l’italien, colui che avrebbe internazionalizzato il movimento, trait d’union con la penisola italiana, con la quale, di là d’essere diventata una sola e giovane nazione, ogni artista europeo occorreva fare i conti, se per davvero aspirava a esserlo, un artista da ricordare.

Nacquero allora In giardino del ‘73, La lezione di pattinaggio, Accanto al laghetto dei giardini di Lussemburgo, Avenue des Champs Élysée o La cavalcata, e l’eccezionale Sulla neve, tutti del ‘75.

Sulla neve è un’opera tropologica, poiché l’autore, scoprendo solo un terzo della raffigurazione urbana parigina, dove s’incammina l’infagottata signora seguita da due scorrazzanti cagnolini, lasciando insomma che predomini il biancore del manto nevoso, vuole distogliere l’attenzione da una città che la trasformazione in atto rende gaudente e confusa.

1875-1878.Sulle rive del Tamigi

Lo strappo con il gallerista lo indusse a frequenti sortite a Londra, alla ricerca di diversi impulsi artistici.

Li ritrovò nelle vedute di una Londra ora nebbiosa ora acquitrinosa ora priva di luce, imprimendovi addirittura una sorta di allarmismo sociale.

In Westminster del ’78 descrive l’anima della città, personificandola nella solitudine dell’uomo in primo piano, affacciato sul fiume, a seguire il gioco delle nubi e del sole, svincolati dalla cupa cappa che incombe sulle appena visibili guglie.

Una solitudine che l’osservatore ritrova in Una domenica a Londra del ’78, nella figura del policeman immobile su un marciapiede del quartiere desolato.

Nell’affollatissima e trafficata coreografia La Banca d’Inghilterra a Londra del ’78, infine, tra cielo e terra d’identica colorazione, ognuno si muove conscio della propria emarginazione psicologica e che pochi riescono a camuffare così bene.

Chissà se tra quei volti vi è l’idealizzazione del padre, che non ha mai conosciuto, suicida per le tante delusioni subite a causa di espressioni politiche e per essere stato lasciato a se stesso dopo un periodo di detenzione.

1876-1880.Lungo la Senna. La città che sale. Luoghi e volti della vita moderna

De Nittis ricomparve Parigi, completamente sedotto dall’Impressionismo ma i suoi storici fautori temettero che l’italien non fosse ancora pronto ad aprirsi alla rivoluzione artistica in atto.

Il pubblico, però, imparò ad amarlo e la critica fu trascinata a elogiarlo dal plauso tributatogli a seguito dei suoi dodici dipinti presentati all’esposizione Universale di Parigi del ‘78; tra essi emergeva prepotentemente Il Ritorno dalle corse o La Signora col cane sempre del ‘78.

Una tela che sarebbe stata promossa logo di un’epoca, dove l’elegante signora in abiti neri, con veletta e frustino, accompagnata dal grosso cane al guinzaglio si erge imponente in primo piano, staccata dalla moltitudine di gente e di carrozze in deflusso.

La genialità dell’autore ha voluto, giusto per dare ancor più risalto all’immagine ritrattistica, che l’animale e il terreno abbiano una tonalità chiara, che ricorda il gioco di contrasto in Sulla neve di tre anni prima.

Emblema quindi di una modernità nella pittura, della quale De Nittis è storico testimone oculare: del 1980 La profumeria Violet verso il 1880, infatti, con la doviziosa e sfavillante vetrina sormontata dalla réclame “Parfums Savons Toilette”, è una finestra che si apre in una nuova era.

1881-1884. Il fascino della vita mondana. Il pastello e nuove suggestioni en plein air

Tempi rinnovati e mondanità andavano in simbiosi nella Parigi di fine secolo; il Nostro carpì l’attimo, si staccò dai compagni, e preferì così muoversi in autonomia presentandosi al “Circle des Mirlitons” in Place Vendôme col trittico Le corse ad Auteuil del 1983 assieme a ben quindici pastelli.

Nella Signora in giardino del 1983 il contrasto è adesso tra l’abito chiaro della donna e i nitidi colori dell’ambiente, quasi a riaffermare quella volontà di cambiamento; Il kimono color arancio del 1983-4, poi, addirittura, ritrae una signora che ostenta il proprio fianco sinistro e l’acconciatura del capo girato, una sorta di anonimato per la metafora di una civiltà ancora ignota nonostante l’attualità di quel giapponismo.

De Nittis è all’epilogo della magnifica sua avventura, sente il male oramai fagocitarne la vita e crea il capolavoro Colazione in giardino del 1883-84, opera che partecipa al nutrito lascito testamentario della signora Leontine alla città di Barletta nel 1914.

La cromia manifesta la genialità en plein air dell’artista, irradiata dall’aggraziata natura morta e vegeta, trasparente e complice degli effetti luminosi.

La bisettrice che scorre dall’alto a sinistra divide la raffigurazione in due significanti aspetti.

L’uno mostra la moglie e il figlioletto in coppia ravvicinata, entrambi conquistati dall’incedere dell’animaletto da cortile e influenzati dalla vastità luminosa che inonda il prato in terzo piano; l’altro è il campo riservato alle stoviglie usate dall’autore.

In tropologia artistica, la luce diffusa è la felicità esistenziale dell’uomo De Nittis donatagli dalla famiglia; la solitudine del piatto, con le posate e il tovagliolo abbandonato stropicciato, descrive invece il presagio dell’imminente sua scomparsa.

L’artista, infatti, morirà ancor giovane l’anno dopo nel 1884.

Ferruccio Gemmellaro
Fiduciario dell'Ufficio di Rappresentanza per il Veneto
Comitato Italiano Pro Canne della Battaglia





 

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