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Mensile telematico di archeologia, turismo, ambiente, spettacolo, beni e attività culturali, costume, attualità e storia del territorio in provincia di Barletta–Andria-Trani e Valle d’Ofanto

Iscritto in data 25/1/2007 al n. 3/07 del Registro dei giornali e periodici presso il Tribunale di Trani. Proprietario ed editore: Comitato Italiano Pro Canne della Battaglia - Barletta (BT)

 

13/01/2014.  BARLETTA - IN VENDITA IL PATRIMONIO IMMOBILIARE DEL COMUNE AL TEMPO DELLA CRISI. MA E' UNA BUONA IDEA CEDERE I GIOIELLI DI FAMIGLIA? DAGLI ARCHIVI DELLA STORIA UNA POSSIBILE RISPOSTA: FORSE CI RIMETTIAMO.

In molti e sempre più frequentemente scelgono i mezzi di comunicazione o mass-media, come preferite chiamarli, per fare outing.

Bene, seguendo la moda, dichiaro di essere affetto dalla Sindrome di Don Chisciotte... ecco l'esatta e triste diagnosi che farei su me stesso ! Sempre alla ricerca di una causa persa per cui combattere e, se volete, la principale quella della tutela dei beni culturali che poi, in conclusione, potrebbe rappresentarsi con una sola frase un po’ in disuso: la difesa dell'Uomo. L'uomo e la sua cultura, il suo linguaggio, la sua Storia! La più grande delle sue ricchezze, ma anche quella maggiormente dimenticata.

Penso che ci troveremmo in grossissima difficoltà se dovessimo rispondere ad una domanda secca come quella posta da Salvatore Settis, insegnante di Archeologia classica presso la Normale di Pisa, e cioè “E’ ancora possibile indignarsi, recuperare memoria storica, riguadagnare spazio all’insegna della Costituzione? ”

Difficile e molto impegnativo formulare una soluzione anche perché farlo vorrebbe dire mettere in discussione delle proprie prerogative o privilegi, tipo le famigerate auto blu. E si perché le sole auto blu costano due volte e mezzo l’intero stanziamento per i Beni culturali. Ed ogni qual volta che un qualsiasi Ente a livello nazionale o comunale si trova in serie difficoltà finanziarie sceglie come strada, a sentir loro, obbligata quella della dismissione dei propri gioielli.

Non è la prima volta che prendo in prestito situazioni portate sullo schermo dal Principe della Risata Antonio De Curtis. Ve lo ricordate infatti nel film “Totò truffa 62” allorquando vende ad un oriundo di ritorno dall’America la Fontana di Trevi?

Abbiamo riso tutti ma, pensandoci in maniera approfondita su quella scena, avremmo dovuto prendere la conversazione fra i due molto sul serio, perché quello che sta avvenendo oggi nel Belpaese e (forse) nella nostra Città, è davvero la (s)vendita ai businessman del patrimonio culturale italiano, e chi ci guadagna, una volta di più, non sono le casse esangui del Comune e tanto meno la collettività.

Le più grandi stimatrici del “vendi e vai” , manco a dirlo, sono le Regioni, soprattutto quelle a elevata intensità artistica (la Puglia tra le primissime in Italia), a cui non par vero di poter trasformare in denaro fresco una imbarazzante (è il caso di dirlo) voce di costo dei loro bilanci.

L’Italia potrà essere il sesto o settimo Paese industrializzato del mondo, però è certamente la prima potenza culturale del pianeta e proprio per questo vere e proprie lobbies nel campo “cultura” chiedono a gran voce una legge di defiscalizzazione per i privati che investono nei beni culturali, per rendere ancora più appetibile il neomecenatismo: non basta più la svendita dei monumenti, servono ulteriori incentivi ! E pensare che poco più di un secolo fa gli Amministratori barlettani erano fra i più illuminati estimatori dei beni culturali della propria Città.

Lo scettico di turno chiederà: “Come si può dimostrare una tale virtuosa propensione? ” Semplicemente andando a studiarsi i documenti (anche questi, naturalmente, bene culturale).

A questo punto ben vengano i casi “dismissione patrimonio immobiliare del Comune” se servono a far conoscere istituti culturali come gli Archivi di Stato i quali, alla fin fine, rappresentano l’unica memoria storica di una comunità civile che vuol chiamarsi tale.

A supporto di tale tesi ci permettiamo di portare a conoscenza di tutti e in special modo degli addetti ai lavori, i quali un domani ed è già accaduto non dovranno fare acrobazie inutili per trovare uno “straccio” di documento, importanti ed utilissimi dati, si badi bene “dati” e non sentito dire o personalissime conoscenze, riguardanti beni immobili o addirittura documenti di proprietà della Città di Barletta, scoperti come un tesoro di inestimabile valore, tra le “carte” facenti parte dell’archivio storico del Comune di Barletta datati 1889 e conservati presso la Sezione di Archivio.

Le notizie che riportiamo sono un estratto del censimento dei beni mobili ed immobili del Comune di Barletta effettuato dall’Ufficio del Patrimonio riferito a tutto il 31 dicembre 1889.

Tra le più importanti sono da segnalare la proprietà del Seggio Antico del Comune al Corso Vittorio Emanuele valutato £.3.000 e diventato di proprietà comunale con dispaccio di Re Manfredi del 1° Agosto 1256 e successivo di Re Carlo II d’Angiò del 15 luglio 1302, in seguito demolito.

Altro immobile è quello di San Domenico, da poco ritornato nella piena proprietà e disponibilità della Città, ubicato tra la via Cavour e il corso Garibaldi, occupato nel 1889 dalle scuole elementari maschili, dell’Istituto Comunale, dalla Scuola Tecnica Governativa e dalla Biblioteca, valutato £.110.000 ed entrato in possesso del Comune con Real Decreto 24 aprile 1824.

Interessanti da segnalare la proprietà del Cimitero Pubblico valutato £.70.000 (più del doppio del Castello costato £.32.728 !) del Macello acquistato con istrumento del notaio Acquaviva del 3 giugno 1866 e costato £.60.000 ed infine il Teatro Comunale valutato £.312,024 con proprietà legittimata da due istrumenti rogati dal notaio Celentano l’11 aprile 1866 e dal notaio De Leon il 6 febbraio 1868.

Infine da riportare la proprietà dell’Ospedale civile e militare Principe Umberto valutato £.30.000 passato al Comune con verbale di cessione dal Fondo per il Culto datato 31 luglio 1869 e il processo verbale di cessione dal Demanio statale al Municipio di Barletta del Fortino Paraticchio (recentemente e finalmente restaurato) redatto in data 23 aprile 1877.

Come si può dedurre dalle cifre, di soldini (e tanti!) gli Amministratori ne hanno spesi nel passato ed ora perché non si pensa a preservare quei tesori utilizzando, dopo averli recuperati, veri e propri gioielli architettonici quali gli ex Conventi di S. Andrea, S. Maria della Vittoria (ex ufficio anagrafe) e S. Lucia o Palazzo Bonelli in corso Garibaldi acquistato solo qualche anno fa per poi essere abbandonato così miseramente?

Non sarebbe cosa “buona e giusta” pensare a questi prima di imbarcarsi in svendite sconsiderate o ancor peggio in acquisti scellerati ?

Quella di chi scrive potrebbe essere una vera e propria Donchisciottata (scusate il termine) ma nonostante i precedenti, che purtroppo sono tanti, non smetterò di combattere contro i mulini a vento sperando che, almeno una volta, riesca a batterne uno.

Michele GRIMALDI
Funzionario dell’Archivio di Stato di Barletta





 

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