PIU' DI UN MILIONE di soldati sono pronti nelle trincee scavate nel deserto saudita a combattere la madre di tutte le battaglie, come la chiama Saddam Hussein. Da una parte gli oltre settecentomila soldati della coalizione anti-Iraq, dall' altra mezzo milione di soldati di Bagdad sostenuti anche dalla milizia volontaria. Al largo delle coste del Kuwait incrociano 31 navi da sbarco pronte a scaricare 16 mila marines sulle spiagge dell' emirato. L' offensiva terrestre sarà il battesimo del fuoco per la nuova dottrina della guerra di Washington operazioni coordinate aria-terra destinata a sostituire la vecchia dottrina del combattimento ravvicinato dei primi anni ' 80, elaborata per una guerra in Europa contro l' Armata Rossa e non per le sabbie mediorientali. La nuova dottrina del Pentagono ha affiancato al concetto di battaglia quello di combattimento dietro le linee e combattimento di profondità. Il primo è destinato alla distruzione logistica del nemico colpendo i centri di comunicazione e di comando, i canali di approvvigionamento dei reparti. Il combattimento in profondità invece mira a ridurre la capacità del nemico a ingaggiare dopo un combattimento ravvicinato. Il generale Norman Schwarzkopf, capo di Desert Storm, sembra del tutto intenzionato a mettere in pratica la dottrina, del resto questa strategia che sul terreno si esprime a tenaglia è antichissima e fruttò ad Annibale la più clamorosa vittoria contro Roma (216 a.C.) nella piana di Canne a poca distanza da Barletta; una battaglia che a West Point viene studiata con attenzione ad ogni corso ufficiali. Testa d' Orso non ha mai negato la sua ammirazione per la maestria con cui Annibale con soli 50 mila uomini accerchiò e colpì alle spalle gli 86 mila romani decimandoli.

Repubblica — 20 febbraio 1991 pagina 4

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