Abbiamo letto nei giorni scorsi un intervento dal titolo "Come salvare la Masseria di Canne".
Tralasciamo i dettagli storici (esiste una variegata letteratura bastevole a soddisfare ogni appetito) e chiariamo a quanti hanno poca memoria che la Masseria in questione è stata oggetto di segnalazione da parte del nostro Comitato quasi due anni fa, marzo 2010, quando, anche a mezzo stampa, sono state informate le Autorità dell'esistenza nella sua corte o aia di una discarica abusiva di materiale inerte di edilizia, eternit compreso.
Quella segnalazione fece scattare l'intervento del Nucleo Ambiente della Polizia Municipale che ha inizialmente proceduto a individuare sulla scorta dei rilievi catastali addirittura una trentina di proprietari (a maggioranza barlettani e qualche andriese), ai quali sono state indirizzate, a quanto ci risulta, delle perentorie richieste mediante ordinanza sindacale di pulizia e smaltimento (a loro spese) degli inerti, nonché la garanzia della messa in sicurezza dell'intera area esposta al rischio di incidenti per gli incauti visitatori a causa della presenza di fosse non segnalate ed altre occasioni di pericolo causa la fatiscenza dell'immobile.
Nella relazione indirizzata al sindaco e ai dirigenti dei settori urbanistica e ambiente, i vigili urbani intervenuti sul posto coi responsabili dell'ufficio tecnico comunale scrivono: "Sul piazzale si notavano cumuli di rifiuti speciali di demolizione edile, due cumuli di rifiuti umidi costituiti da foglie di fico d'india e due grossi serbatoi in plastica di forma cubica contenuti in una gabbia metallica.
Tutta l'area intorno ai fabbricati rurali era piena di sterpaglie e vegetazione spontanea che occultavano i lucernai e le prese d'aria di locali interrati, sottostanti alcuni fabbricati.
I lucernai e le prese d'aria di questi locali interrati versano in precarie condizioni strutturali e rappresentano un serio pericolo per la pubblica incolumità in quanto si sono trasformate in trappole nascoste tra la vegetazione spontanea. Molti fabbricati del complesso rurale sono quasi del tutto crollati o hanno elementi strutturali in precario equilibrio statico.
Questi fabbricati sono stati probabilmente saccheggiati da parte di persone che hanno asportato lastre in pietra o particolari architettonici di interesse culturale e artistico.
Considerata la necessità di un immediato intervento finalizzato alla messa in sicurezza dei fabbricati e alla rimozione dei rifiuti abbandonati sull'area di servizio degli stessi fabbricati si provvedeva nella immediatezza a sbarrare subito l'accesso alla zona con nastro bianco rosso plastificato sotteso tra i bastioni in pietra di tufo che si trovano all'ingresso dell'area privata.
L'area da sottoporre a sicurezza risultava all'identificativo catastale foglio 43 p.lle 25-26-29-835-32-439-31- 438-22.
La particella n° 30 del foglio 43, dove sono accumulati i rifiuti speciali di demolizione edile risulta area di corte in comproprietà di tutti i proprietari dei fabbricati rurali".
Oltre ad ogni diversa considerazione, posta com'è in area archeologicamente protetta e naturalisticamente vincolata, il "salvataggio" della Masseria (a poche centinaia di metri dai Sepolcreti ed alle cui spalle sorge il millenario Menhir, uno dei magnifici simboli della civiltà antichissima di Canne e dell'Ofanto) viene proposto nell'intervento pubblicato come un ardito quanto fantomatico scambio volumetrico tra i privati ed il Comune derivato dal Decreto Salva Italia, figuriamoci, alimentando lo spettro di cementificazioni a catena in un paesaggio già fortemente stravolto da sradicamento di uliveti secolari e quant'altro.
Il caso della speculativa lottizzazione incriminata a Montaltino potrebbe bastare a far riflettere meglio e forse a dissuadere l'incauto proponente? Noi nel frattempo pensiamo a salvare Canne della Battaglia da ogni attacco del cemento. Il resto si vedrà...
Nino Vinella
Comitato Italiano Pro Canne della Battaglia
Barletta (BT)
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