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CANNE DELLA BATTAGLIA:
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Mensile telematico di archeologia, turismo, ambiente, spettacolo, beni e attività culturali, costume, attualità e storia del territorio in provincia di Barletta–Andria-Trani e Valle d’Ofanto

Iscritto in data 25/1/2007 al n. 3/07 del Registro dei giornali e periodici presso il Tribunale di Trani. Proprietario ed editore: Comitato Italiano Pro Canne della Battaglia - Barletta (BT)

POR PUGLIA 2000-2006 ASSE II - RISORSE CULTURALI

Decalogo per una strategia integrata delle risorse localmente disponibili a favore di CANNE DELLA BATTAGLIA Elaborata dal Comitato Italiano Pro Canne della Battaglia – Barletta 1. Recepimento in forma esecutiva (con attuazione piena e completa) del Protocollo d’Intesa stipulato fra Comune di Barletta e Soprintendenza Archeologica della Puglia in data 27 febbraio 1999 sulla gestione e valorizzazione del Parco Archeologico Ambientale ed aree limitrofe quale strumento essenziale e vincolante della programmazione strategica 2. Individuazione di un’authority di riferimento superiore munita di apposito mandato esclusivo con pieni poteri di negoziazione a tutti i livelli per il conseguimento degli obiettivi concordati 3. Riqualificazione turistico-ricettiva dell’intera zona con interventi infrastrutturali a basso impatto ambientale nel doveroso rispetto degli scenari naturalistici della Valle d’Ofanto e zone contigue 4. Studio di fattibilità per la creazione di strutture di accoglienza decentrate in un’ottica di sistema polivalente e con impiego prioritario di risorse umane attinte in loco specializzate o da qualificare ad hoc 5. Rilancio prioritario del vettore ferroviario per i collegamenti con l’hinterland mediante apposita concertazione con le Ferrovie dello Stato per il riuso della stazioncina di Canne della Battaglia (linea Barletta-Spinazzola) ad uso di ospitalità e pubblico ristoro mediante appositi atti convenzionali con privati ed organismi associativi no-profit, con ferme garanzie di ripristino complessivo delle fermate in interconnessione coi grandi collegamenti sulle reti nazionali 6. Incentivazione al recupero funzionale delle masserie ed altre abitazioni rurali del circondario di Canne della Battaglia in chiave agri-turistica e con effetti moltiplicatori di ricaduta indotta nel territorio di appartenenza 7. Animazione storico-culturale di base a carattere di stabilità calendarizzata stagionalmente con programmi didattici nelle scuole e creazione di appositi eventi ludico-ricreativo-spettacolari nell’area del Parco Archeologico durante la stagione estiva a servizio del movimento turistico e quale incentivo alla maggiore fruibilità e visitabilità organizzata dei luoghi (Progetto Panoplites – L’Esercito Romano antico vivente) 8. Stipula di accordi preferenziali a livello italiano, europeo e mediterraneo a condizioni di reciprocità per la divulgazione del Parco Archeologico Ambientale di Canne della Battaglia e della sua Grande Storia su orizzonti sempre più vasti nell’ambito del partenariato internazionale e dell’interscambio globale (Progetto Annibale Italia-Tunisia) 9. Creazione ed implementazione di applicativi multimediali dedicati a Canne della Battaglia con aggiornamenti costanti e sistematici su eventi ed attività varie a cura degli Enti e delle Associazioni interessate, attraverso l’accesso ad Internet e la realizzazione di CD-ROM con assistenza continua mediante personale specializzato 10. Conservazione, manutenzione periodica e catalogazione ad uso scientifico e divulgativo del materiale archeologico di scavo proveniente dal sottosuolo di Canne della Battaglia, con stampa di apposita pubblicazione ufficiale e di eventuali aggiornamenti periodici.
COMITATO ITALIANO PRO CANNE DELLA BATTAGLIA - BARLETTA - Il Presidente del Consiglio Direttivo Rag. Vitantonio Vinella


Impariamo l'arte di pensare in grande

Economia e beni culturali. Parla Guido Guerzoni, docente alla «Bocconi», che da anni fa vacanze nei trulli. Castelli e monumenti di Puglia: metterli «in rete» non basta a valorizzarli. Economia dei beni culturali, economia della cultura, marketing culturale, sono temi su cui è vivo il dibattito in Italia. Musei, chiese, palazzi, aree archeologiche ospitano mostre d'arte, eventi teatrali, concerti, attirando sempre più il pubblico nazionale ed internazionale. Luoghi che non sono più solo spazi da contemplare, ma che diventano depositi di energie da impiegare. La domanda di turismo culturale è in continuo aumento e si offre come una nuova opportunità di sviluppo anche in prospettiva di un flusso di visitatori che non si limiti al periodo estivo, come accade nelle nostre regioni. Sono necessarie politiche mirate, capacità progettuali, investimenti. Ancora timidi i tentativi in Puglia e Basilicata nonostante le grandi potenzialità del territorio. Ne parliamo con Guido Guerzoni, docente di «Economia e gestione dei beni e delle istituzioni culturali» nell'università Bocconi di Milano, che ha collaborato, tra le altre, con la Soprintendenza di Pompei, la Fondazione Zeri, il FAI, la Biennale di Venezia, la Fondazione «Corriere della Sera». Lo «intercettiamo» in un trullo nelle campagne di Locorotondo dove da anni trascorre le vacanze. Professor Guerzoni, l'estate volge al termine, si fanno i primi bilanci con relative polemiche sul calo dei turisti «balneari». La risorsa da sfruttare - si sostiene da più parti - è il turismo non stagionale, il che significherebbe puntare anche sul turismo culturale. Si solleva così il tema dei beni culturali come risorsa economica. «Personalmente mi sono occupato soprattutto di valorizzazione dei beni culturali, espressione che purtroppo ha assunto negli ultimi anni, soprattutto per le disinvolte interpretazioni del ministro Tremonti, connotazioni spesso negative. In realtà sono fermamente convinto che sia possibile sviluppare politiche che coniughino in modo rispettoso tutela, gestione e valorizzazione. Non si può valorizzare senza conoscere, non si può gestire senza tutelare. Solo accogliendo questa premessa si possono sviluppare piani di valorizzazione economica dei beni culturali in grado di creare reddito e occupazione e di contenere la migrazione intellettuale». In Puglia si è tentato di creare reti, itinerari tra castelli e monumenti, ma con scarsi risultati. Problemi di comunicazione e di qualità delle infrastrutture o forse è l'idea in sé che non funziona? «L'idea può funzionare solo se vengono perseguite scale e masse critiche consistenti, con investimenti all'altezza delle ambizioni e dei risultati desiderati, come ad esempio sta facendo Arcus S.p.a. (società costituita dai due ministeri dei Beni culturali e delle Infrastrutture) con i progetti di sviluppo dei Bacini Culturali; da questo punto di vista le esperienze italiane pregresse hanno patito la sottocapitalizzazione delle iniziative, mentre - paradossalmente - l'elevatissima densità di beni culturali impedisce la formazione di autentici poli di attrazione. Peraltro rimango fermamente convinto che il recente successo presso il pubblico internazionale dei cosiddetti "Itriashire" e "Salentoshire" sia dovuto alla presenza dei voli low cost». Nei monumenti una via di rivitalizzazione è l'allestimento di mostre d'arte moderna e contemporanea, puntando anche sul rapporto dialettico con l'ambiente. Come giudica questa opportunità di «corto circuito» tra passato e presente? «Più che positivamente, considerando altresì la carenza nel Mezzogiorno e segnatamente in Puglia (basti pensare alle recenti inaugurazioni campane e siciliane) di spazi espositivi permanenti dedicati all'arte contemporanea». Prende piede anche qui la consapevolezza che i musei debbano offrire una rete di servizi. Dai tradizionali «bookshop» al «merchandising». Però l'affidamento ai privati non ha funzionato: troppo pochi i visitatori per una economia di gestione. Ma non è un circolo vizioso? «Sì, perché si pensava, in modo piuttosto ingenuo, che i servizi al pubblico potessero garantire fatturati assai più consistenti. In realtà, salvo rari casi, questi servizi generano profitti in presenza di masse di visitatori piuttosto consistenti, stimati nell'ordine di 150.000-200.000. Sono numeri che pochissime istituzioni culturali italiane possono vantare, ragion per cui, negli altri casi, bisogna pensare a progetti collegati a piani organici di riqualificazione urbanistica. Attendersi performance finanziarie straordinarie è privo di senso. I beni culturali non sono né petrolio né un albero della cuccagna. Bisogna investire davvero e gestire con grande attenzione». C'è un problema di risorse per gli Enti locali, non si destinano fondi sufficienti alla cultura. Si parla di sponsor, ma al Sud e in particolare in Puglia sembra non ci siano. Come si possono affrontare i costi di mostre di grande richiamo? «Di sponsor privati, complice la delicata fase congiunturale, ce ne sono sempre pochi, mentre le mostre di grande richiamo hanno raggiunto costi che superano i 7-8 milioni di euro di budget, cifre non sempre giustificabili. Ritengo che il modello vincente di questi ultimi anni siano state le mostre di medie dimensioni e di grande qualità, allestite da alcune Soprintendenze, finché hanno avuto le risorse per poterlo fare. Penso alle mostre su Parmigianino a Parma, sulle Wunderkammern siciliane, alle mostre marchigiane, umbre o senesi: serie ricerche su talenti locali, legati a specifici territori. L'esatto contrario delle pessime serie di impressionisti di terza linea propinate in diverse città: molto meglio allora accordi di coproduzione e codistribuzione di mostre itineranti che portano a un significativo abbattimento dei costi a fronte di un eccellente livello qualitativo. A proposito di sponsor. Ci sono oggi e chi sono, se esistono, i nuovi mecenati? «Oltre alle fondazioni di origine bancaria e a poche grandi imprese, la situazione italiana si caratterizza per un elevato numero di micro sponsor attivi a livello prevalentemente locale, per somme di ridotta entità. La sfida del futuro consiste nell'individuare forme di collaborazione meno episodiche della sponsorizzazione (penso ai partenariati di lungo periodo inglesi o tedeschi, al mecenatismo delle competenze francese, agli endowment funds americani) e nel riuscire a coinvolgere in termini più strategici le imprese di piccole-medie dimensioni». Paola Damiani 28/08/2005
Clicca qui per visionare l'articolo pubblicato dalla Gazzetta del Mezzogiorno domenica 28 agosto 2005.


A CANNE DELLA BATTAGLIA SCRIGNO DELLA GRANDE STORIA

Le “Giornate europee del patrimonio” rappresentano l’occasione giusta per programmare una visita ad una delle più grandi aree archeologiche italiane, quella di Canne della Battaglia. Località ubicata a metà strada tra Barletta e Canosa, nota per la famosa battaglia del 216 a. C., quando i Cartaginesi guidati da Annibale infersero a Roma una delle sconfitte più umilianti della sua lunga storia di capitale del mondo. A Canne, nell’Antiquarium (info 0883510993) in cinque sezioni cronologiche, più una tematica dedicata ad Annibale, è racchiuso tutto quanto è stato sinora portato alla luce nelle numerose campagne di scavi che hanno interessato l’area che fu teatro della storica battaglia. A pochi minuti dall’Antiquarium ci sono i resti della cittadella di Canne, abitata sin dall’età preistorica e che sopravvisse a quanto pare, sino al 1455, quando il titolo di vescovo di Canne, istituito presumibilmente nell’872 al culmine dell’importanza assunta dalla città ubicata sulla Via Traiana, fu unito a quello di Nazareth ma con sede a Barletta. Nella visita della città si attraversa la grande porta di accesso, l’area delle basiliche cristiane, si sfiorano i cippi miliari della citata Via Traiana, si ammira un magnifico panorama sulla valle del fiume Ofanto, con sullo sfondo il promontorio del Gargano. Poi c’è la zona del sepolcreto e del villaggio apulo portati alla luce negli anni Cinquanta-Sessanta. Nonché un cimitero cristiano che si sviluppa attorno ad una piccola basilica e le numerose tombe scoperte nei primi scavi effettuati negli anni 1937-1939 e che dovrebbero appartenere ai caduti della battaglia del 216 a.C.
Clicca qui per visionare l'intero articolo pubblicato sulla "Gazzetta dell'Economia" del 24.09.2005


"CHE COSA SAREBBE AVVENUTO SE MURAT AVESSE VINTO A TOLENTINO?" PRESENTATO IL LIBRO DELL'ASSOCIAZIONE TOLENTINO 815

Presentata ufficialmente l'ultima iniziativa editoriale promossa dall'Associazione Tolentino 815: "Che cosa sarebbe avvenuto se Murat avesse vinto a Tolentino? Quali ripercussioni avrebbe avuto sulla Campagna di Waterloo?". Si tratta di un nuovo studio di Herbert Zima, storico militare austriaco interessato al periodo napoleonico e risorgimentale italiano, che utilizza il metodo della speculazione storica per arricchire la comprensione stessa della storia; non la si può certo cambiare ma, potrà risultare più appassionante e divertente. La pubblicazione è in versione quadrilingue, italiano, francese, tedesco e inglese, per favorire la discussione sull'argomento in ambito internazionale; hanno dato il qualificato apporto alla traduzione Elena Raponi e Valentina Sbriccoli. In essa vengono confrontate le fonti austriache, tedesche, italiane e francesi a distanza di circa 90 anni da precedenti studi in lingua tedesca e di circa 40 anni da quelli in lingua italiana. L'autore è convinto che Tolentino sia stata la prima battaglia del Risorgimento e rilevante per la caduta di Napoleone; senza la sconfitta napoletana, la battaglia di Waterloo avrebbe potuto avere un altro esito. Paolo Scisciani, presidente dell'Associazione, ha presentato l'iniziativa ed illustrato le finalità sociali orientate all'approfondimento storico del periodo napoleonico nel maceratese; le tesi riportate collimano con quelle portate avanti dalla Associazione Tolentino 815 fin dalla sua costituzione ed esaltate dal Proclama di Rimini: la battaglia di Tolentino si può considerare la prima per l'indipendenza italiana. Questa opera va ad affiancare le precedenti, per dare corpo al Progetto della Associazione molto più ampio, articolato e pluriennale: il "Parco Storico della Battaglia di Tolentino", che si pone l'obiettivo del recupero e fruizione del patrimonio storico-artistico legato agli avvenimenti. Esso interessa anche gli altri comuni che hanno avuto un ruolo nella Battaglia del 1815: Pollenza, teatro di cruenti scontri presso la collina Cantagallo; Macerata, quartiere generale dell'esercito napoletano; Colmurano, ove fu catturato il generale Saillié, aiutante di campo di Re Murat. E' prevista la costituzione del Museo della Battaglia, Centro di Documentazione bibliografica, fotografica e Diorama, presso il Castello della Rancia di Tolentino. Il libro "Che cosa sarebbe avvenuto se Murat avesse vinto a Tolentino? Quali ripercussioni avrebbe avuto sulla Campagna di Waterloo?" viene distribuito nelle librerie e può essere richiesto all'Associazione Tolentino 815 che lo invierà per posta, previa versamento di euro 6,00 sul conto corrente postale n.10089621. ASSOCIAZIONE TOLENTINO 815 Via Nazionale, 2 - 62029 TOLENTINO Tel/Fax +39 (0) 733.960778 info@tolentino815.it - www.tolentino815.it



 
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