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Mensile telematico di archeologia, turismo, ambiente, spettacolo, beni e attività culturali, costume, attualità e storia del territorio in provincia di Barletta–Andria-Trani e Valle d’Ofanto

Iscritto in data 25/1/2007 al n. 3/07 del Registro dei giornali e periodici presso il Tribunale di Trani. Proprietario ed editore: Comitato Italiano Pro Canne della Battaglia - Barletta (BT)

 

05/12/2019.  ARTE E TERRITORI – DE NITTIS A FERRARA E BOLDINI A BARLETTA: DUE PITTORI ITALIANI DELLA BELLA EPOQUE A CONFRONTO IN MOSTRE DI ALTISSIMO PRESTIGIO FRUTTO DELLA SEMPRE PIU’ STRETTA SINERGIA ISTITUZIONE ED ARTISTICA FRA I DUE COMUNI DI ORIGINE .

Barletta, luogo di storia e di cultura. Ma anche di arte e di maestri della pittura.

Una storia lunga almeno diecimila anni, a partire dalle prime popolazioni celtico-illiriche e alle successive genti che qui hanno vissuto e lasciato tracce, per poi arrivare con un salto all’epoca Romana, e al 216 avanti Cristo con la famosa Battaglia di Canne e la presenza del cartaginese Annibale. E poi ancora il Medio Evo, le varie dominazioni dei Barbari, dei Vandali, degli Ostrogoti, dei Goti, dei Bizantini, dei Longobardi, dei Saraceni, dei Francesi, degli Alemanni; e poi ancora Federico II di Svevia, i Templari, le Crociate, la Disfida di Barletta, i Borboni, l’Unità d’Italia.

L’Ottocento, quando inizia una splendida storia personale nella più grande storia di popolo: quella del pittore Giuseppe De Nittis che nasce a Barletta il 25 febbraio 1846, avviandosi alla pittura nel 1864 grazie anche alla sua adesione alla Scuola di Resina; si consacra artista nel 1867 quando presenta alcune sue opere all’Accademia delle Belle Arti di Firenze. Da quel momento in poi inizia una brillante, sia pure breve carriera: morirà giovanissimo ad appena 38 anni nell’agosto del 1884.

Perché il confronto tra due pittori, De Nittis e Boldini, che caratterizzarono quel periodo dell’Ottocento francese, a noi noto con la denominazione di “belle epoque”?

L’occasione ci viene fornita da due eventi straordinari, tra dicembre 2019 ed i primi del 2020, e che fanno seguito ad un accordo di collaborazione e interscambio culturale instauratosi tra due istituzioni civiche simili per storia, natura e vocazione: il Museo Giovanni Boldini di Ferrara e la Pinacoteca De Nittis di Barletta.

Grazie all'accordo tra i due musei, Barletta, città natale di De Nittis, ospiterà, dal 7 dicembre 2019 al 3 maggio 2020, nella prestigiosa sede della Pinacoteca, a Palazzo della Marra, un consistente nucleo di dipinti e di opere grafiche di Giovanni Boldini; mentre a Ferrara, città natale del Boldini,, dal 1° dicembre 2019 al 13 aprile 2020, viene presentata una selezione di opere del pittore pugliese, tra cui alcuni dei suoi capolavori.

Le opere provenienti da Barletta saranno affiancate ad altre creazioni di De Nittis che arriveranno a Palazzo dei Diamanti da importanti collezioni pubbliche e private, in un percorso espositivo che ambisce a rileggere la sua parabola creativa da una prospettiva che mette in luce la sua risposta alle poetiche della modernità.

Il confronto a distanza tra i due pittori, è la conseguenza naturale di quelli che furono i loro rapporti personali e artistici: rapporti che, oltre al rilievo che i medesimi occuparono nell’effervescente vita della seconda metà dell’800 in Francia ed in Europa, sono brillantemente evidenziati nella Pubblicazione “Boldini & De Nittis – Femminilità à la mode nella Parigi Impressionista” curata da Angelo Enrico e Elisabetta Staudacher.

Nella prefazione della pubblicazione è richiamata l’intenzione di “confrontare i due più grandi peintres italiens su un tema, quello della femminilità, centrale della loro opera e tra i più rappresentativi di un’epoca che avvertiva nell’universo femmineo l’anima di un mutamento, il lento sfiorire nell’alba fin de siècle di quel clima di raffinatezza, stanchezza del mondo e esasperazione della moda di cui le donne erano protagoniste”.

Ed ancora: “Quello che entrambi dipinsero non fu la Bellezza. Non fu nemmeno la Bellezza che sfiorisce. Furono i sogni di ogni eleganza in un mondo che stava per morire: E con esso, quando si sarebbero frantumati i mille specchi della città, sarebbe svanita non solo la Bellezza, ma anche la speranza di Bellezza”.

Ma fu proprio così? Quella Bellezza che molti di noi ritengono immortale, si frantumò veramente quando si ritornò alla cruda realtà pervenendo da un momento effimero ed esibizionista, quale in parte fu la “la belle epoque?

Oppure permane tuttora quando estasiati ammiriamo la rappresentazione di quel mondo attraverso le geniali pennellate dei due artisti italiani?

Due artisti accomunati da grande talento, ma così diversi tra di loro. Partiti da luoghi diversi d’Italia, dopo aver soggiornato entrambi a Firenze, si stabilirono nella Capitale Francese in via definitiva a tre anni di distanza l’uno dall’altro (1868 De Nittis/1871 Boldini). Entrambi entrarono in contatto con il mercante d’Arte Goupil, e vennero apprezzati dai collezionisti dell’Alta Borghesia e dell’aristocrazia.

Tuttavia, nonostante avessero frequentazioni comuni, in particolare con Edgar Degas, e con diversi artisti italiani, tra cui Telemaco Signorini, di passaggio a Parigi, non si cercarono, né si sostennero a vicenda.

L’elemento che li accomunò fu certamente il desiderio di affermarsi a Parigi, la città in cui rimasero fino alla fine della loro vita, trovandovi un successo superiore a quello che godettero in Italia.

I presupposti di stima e di fiducia tra i due Artisti erano venuti meno già poco dopo l’arrivo a Parigi di Boldini. Infatti, caratterialmente molto diversi, ben presto deve essersi creata tra i due una competizione lavorativa aggravata dal carattere spigoloso ed opportunista del pittore ferrarese, a differenza del collega, che seppe nascondere la sua impulsività tra le mura di casa mostrandosi in pubblico ospitale, affidabile e leale.

Gli atteggiamenti ruvidi di Boldini, di certo non lo avvantaggiarono, soprattutto all’inizio della sua carriera parigina, tanto che, in una lettera a Signorini del 7 Aprile 1873, accennando ad una simpatia verso alcuni pittori a lui vicino, Degas e Manet con cui ebbe un forte legame, De Nittis commentava: “Boldini è divenuto un individuo che nessuno lo riceve. Vieni, e tu ne giudicherai”.

Dagli inizi degli anni 80, in particolare, Boldini guardò con molto interesse allo studio dei nudi femminili di Degas, e avvicinandosi a questo nuovo modo di scrutare la figura femminile, il ferrarese la caricò di malizia e di erotismo scegliendo spesso punti di vista originali e pose non sempre armoniche, ma d’effetto.

La libertà con cui lavorò questo artista, non impegnato da obblighi coniugali fino a tarda età, non era la stessa avvertita da De Nittis, a volte quest’ultimo condizionato dalla relazione con la propria moglie Leontine, molto gelosa.

Eppure De Nittis era un uomo dalla condotta irreprensibile, ospitale e generoso con il prossimo, rispettoso verso le signore, stimato dall’alta società parigina e riconosciuto dalla critica quale “pittore dell’eleganza di oggi”.

Ma alla fine di tutta questa competizione chi dei due si vide assegnare il titolo agognato di “peintre des parisiennes” ? Lo vinsero entrambi, in epoche diverse però: Giuseppe De Nittis vide confermato il suo successo di artista ed interprete della femminilità con la singolare mostra di 18 pastelli di grandi dimensioni, tenutasi nel maggio del 1881.

Il critico André Michele, di lui disse: “Ci ha regalato una serie di pastelli che sono forse ciò che di meglio si è realizzato in tale tecnica, non è pittura di Storia, ma è certamente pittura per la Storia.

De Nittis dimostrò di essere particolarmente avanti con i tempi, precorrendo quelli di Boldini che inizierà a dedicarsi a questa tecnica non prima della fine del 1885 (De Nittis era già morto sin dall'Agosto 1884) arrivando, solo due anni più tardi, a cimentarsi in ritratti femminili eseguiti a grandezza naturale.
Uno degli ultimi capolavori di De Nittis realizzati a pastello, rappresentante sua moglie, fu “Giornata d’Inverno”, all’epoca conosciuto sotto il nome di “La dame en blanc”.

Esso riporta immediatamente ad un altro pastello su tela, eseguito da Boldini sei anni più tardi da un ritratto di tre quarti incentrato su tonalità rosee. Sarà da quest’opera, con Leontine vestita con un abito di rosa aranciato, che, qualche anno dopo, Boldini trasse spunto per avvicinarsi ai ritratti a pastello, raggiungendo in breve tempo degli eccellenti risultati?

Riscoprire “Boldini & De Nittis – Femminilità à la mode nella Parigi Impressionista”, leggendo la pubblicazione critica. Ma soprattutto visitando le Mostre sui due grandi e talentuosi artisti italiani: Barletta e Ferrara vi aspettano.

Giovanni Santobuono.







 

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