E’ stato il colera nel 1973 a chiudere il sipario sulle grandi epidemie di massa del XX secolo dalle nostre parti: un racconto sulla stampa e nei grandi mezzi di comunicazione. Oggi la decima puntata: prosegue il viaggio di memoria e di memorie fra libri e documenti con il giornalista Nino Vinella (Comitato Italiano Pro Canne della Battaglia, Archeoclub d’Italia Onlus Canne della Battaglia Barletta, La Gazzetta dell’Archeologia online) per ripercorrere tutte quelle pagine nei secoli spesso dimenticate ma utili al patrimonio identitario collettivo.

Il colera del 1973 sulle prime pagine di tutta la stampa nazionale. A raccontare l’ultima grande epidemia del XX secolo sono stati tutti i grandi mezzi di comunicazione: per noi gli avvenimenti vengono ricordati grazie all’ormai introvabile volume di circa 600 pagine “Barletta: leggere la città” di Ruggiero Mascolo (lo studioso ex direttore di biblioteca e pinacoteca) e di sua moglie Rita Ceci, Edizioni Libreria Liverini per i tipi di Ars Graphica Barletta, settembre 1986 – dove, anche e soprattutto in questo episodio, sono riportati fedelmente dati e riscontri ufficiali d’archivio.

Rispetto a quanto avvenuto in passato, la scoperta del vaccino anti-colerico fu risolutivo per debellare sul nascere il dilagare dell’epidemia: le 76.000 dosi somministrate con altrettante vaccinazioni ai barlettani su larga scala furono effettuate presso Palazzo di Città (corso Vittorio Emanule), l'ambulatorio Inam (Via Sant'Antonio) e l’ufficio sanitario comunale che aveva allora sede in Via dei Greci in base ad un diverso sistema di profilassi pubblica.

Anche in quell’anno si verificarono decessi a causa del morbo: ma furono soltanto quattro i deceduti.

Ecco il quadro socio-sanitario-ambientale di Barletta verso la fine degli Anni Ottanta come ci viene descritto da Ruggiero Mascolo e Rita Ceci nel loro libro: “Col passare degli anni, la città ha continuato a crescere, risolvendo alcuni problemi di fondo e vedendo migliorata la qualità della vita dei suoi abitanti; le case, per quanto insufficienti per il fabbisogno della popolazione, sono fornite di acqua, fogna, corrente elettrica e, tra poco, di gas metano; gli animali da tiro e da sona non convivono più con l’uomo anche perché sono stati completamente soppiantati dai mezzi motorizzati; il tasso di analfabetismo si è notevolmente ridotto; i mass-media e i primi presidii ospedalieri hanno contribuito alla sensibilizzazione dei cittadini verso una maggiore coscienza igienico-sanitaria”.

E aggiungono: “A queste migliorate condizioni socio-ambientali non corrisponde però una migliore salute dei cittadini. Le malattie oggi più diffuse, non solo a Barletta, sono: quelle cardiache, legate allo stress della vita odierna , tanto più frenetica in una città come la nostra; il cancro che, alimentato dal fumo delle fabbriche e dai gas di scarico delle macchine, ha sostituito il colera, come il concime chimico quello organico; le nevrosi e la droga, che sono poi lo scotto che soprattutto la fascia più giovane della popolazione paga per tutte le contraddizioni sociali che si trova a vivere, quali la disoccupazione, l’incomunicabilità, l’emarginazione; l’epatite virale; la pediculosi, con le sue recrudescenze primaverili”.

Nino Vinella

10^ PUNTATA (continua)

Barletta, 27 aprile 2020

LA RASSEGNA STAMPA SUL WEB...

Epidemie a Barletta nella Storia: il colera del 1973, ultima grande infezione di massa del XX secolo; decima tappa del viaggio con Nino Vinella

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