www.comitatoprocanne.com

Meteo Puglia










CANNE DELLA BATTAGLIA:
RIPULIAMO DALLO SCEMPIO LA FONTANA DI SAN RUGGIERO
Vai al sito


Mensile telematico di archeologia, turismo, ambiente, spettacolo, beni e attività culturali, costume, attualità e storia del territorio in provincia di Barletta–Andria-Trani e Valle d’Ofanto

Iscritto in data 25/1/2007 al n. 3/07 del Registro dei giornali e periodici presso il Tribunale di Trani. Proprietario ed editore: Comitato Italiano Pro Canne della Battaglia - Barletta (BT)

 

09/05/2022.  LA STORIA - ECCO COME PIETRO MENNEA PORTÒ BARLETTA SUL TETTO DEL MONDO.NEL RACCONTO DI FRANCO MASCOLO, SUO PRIMO ALLENATORE, GLI INIZI DELLA CARRIERA DELLA «FRECCIA DEL SUD». DA BAMBINO GIOCAVA A PALLONE. A 12 ANNI, MENNEA SCELSE L’ATLETICA LEGGERA E....

Se Ettore Fieramosca ed i suoi dodici compagni d’arme (e di conseguenza il letterato Massimo D’Azeglio) hanno dato tanto lustro a Barletta che è stata conosciuta in tutta Europa, sicuramente chi la ha portata sul tetto del mondo, dandole celebrità internazionale, è stato Pietro Mennea. Il velocista barlettano nel 1979 ha stabilito il record mondiale dei 200 che ha resistito per 17 anni. Lo chiamavano «la freccia del Sud. Un atleta, Pietro Mennea, che tutto il mondo ha invidiato all’Italia. Un atleta di cui essere orgogliosi.
Ma, come in tutte le belle storie, c’è un ma. O meglio: c’è un se.
«Se» Pietro Mennea non avesse incontrato le persone giuste, forse da ragazzo non avrebbe scelto l’atletica leggera. Forse sarebbe stato un calciatore (sport per il quale ci vogliono altre doti) e, probabilmente, non avrebbe conquistato il tetto del mondo.
Ovviamente, con questa premessa, le «persone giuste» sono tante, note e meno note. Forse nella decisione di Pietro Mennea di scegliere l’atletica leggera ed in particolare il settore velocità, c’è anche l’imponderabile. Magari può essere stato colpito in modo particolare da qualche gara vista in tv. Chissà.
Certo è che in quel periodo molta importanza nella scelta la ebbe uno dei primi allenatori (e comunque la persona che lo ha seguito negli allenamenti per un lungo, lunghissimo periodo), il professor Franco Mascolo.
Pietro Mennea è nato a Barletta il 28 giugno 1952. Quando si disputarono le Olimpiadi di Roma, nel 1960, aveva otto anni. «Come tutti i bambini - afferma il professor Mascolo - si divertiva a tirare quattro calci a un pallone di gomma, con i suoi coetanei. Ma probabilmente in tv ammirò i campioni dell’epoca e sicuramente, come tutta l’Italia, si entusiasmò per l’impresa di Livio Berruti».
L’incontro tra Mennea e Ma- scolo, però, avvenne nel ‘65. Il ragazzino Mennea aveva tentato di diventare calciatore, poi aveva scelto l’atletica leggera. Ma aveva preferito gli allenamenti di marcia. «All’epoca - ricorda il professor Mascolo - a Barletta esisteva una grande società di atletica leggera che faceva capo all’Avis, l’associazione di donatori di sangue voluta e creata nel- la nostra città dal professor Ruggiero Lattanzio, primario dell’ospedale».
Terminate le scuole medie, Mennea si iscrisse all’istituto tecnico commerciale e lì venne indirizzato verso l’atletica leggera dal suo insegnante di educazione fisica, il professor Alberto Autorino, che lo affidò all’allora giovanissimo professor Franco Mascolo. «In quegli anni - ricorda appunto Mascolo - insegnavo educazione fisica al liceo classico Casardi e collaboravo con Autorino nell’Avis Barletta. In questa squadra era molto forte il settore della marcia, affidato a Puttilli, a Barile e a Marchiselli nella doppia veste di marciatore e di allenatore» .
Mennea iniziò appunto come marciatore. «Però mi accorsi – dice Mascolo - che durante gli allenamenti invernali, il ragazzo era molto veloce. Soprattutto aveva grande forza nelle gambe quando c’era da fare una salita.
Spesso andavamo a fare allenamento in riva al mare, sulla battigia, per poi spingerci sulla salita di via della Marina, abbesc o ve gh come si dice in dialetto. Mi accorsi che Mennea aveva una incredibile forza nelle gambe e grandi doti di velocista. Parlai con Marchiselli per uno scambio di atleti: lui mi avrebbe dato Mennea ed io gli avrei ceduto Canale che si allenava come velocista ma che probabilmente avrebbe avuto maggiore fortuna come marciatore» .
Una stretta di mano «ratificò» lo scambio e, forse, anche le fortune sportive di Mennea. «Era un ragazzo eccezionale - dice Mascolo - con tanta grinta dentro, con tanta voglia di affermarsi e di arrivare primo. Una voglia che lo ha accompagnato in tutte le cose che ha fatto nella vita». Non per niente Mennea è riuscito, e benissimo, anche negli studi. Terminata la lunghissima carriera agonistica, si è diplomato all’Isef (istituto superiore di educazione fisica), si è laureato in Giurisprudenza e, successivamente, in Scienze politiche e Scienze dell’educazione motoria e in Lettere.
E’ avvocato in ambito civilistico con specializzazione in Diritto fallimentare, Diritto societario, Diritto tributario e Diritto sportivo. Inoltre è docente universitario di diritto dello sport, dottore commercialista, revisore contabile, agente di calciatori e manager sportivo.
Da giugno 1999 a luglio 2004, ha ricoperto la carica di deputato al Parlamento europeo.
«Ricordo benissimo la prima gara di Pietro - dice il professor Mascolo - ai campionati studenteschi del 1966. Correva gli 80 metri e li vinse, anche se era tagliato per gare di velocità prolungata.
Sempre quell’anno, con la maglietta dell’Avis Barletta, vinse i campionati regionali di categoria sui 300. Negli 80 metri, invece, giunse secondo, battuto dal leccese De Giorgi, un altro ragazzo dalle enormi possibilità agonistiche» .
«Devo dire - prosegue Mascolo - che i sacrifici, in quegli anni, furono tanti. L’Avis poteva contare su quattro velocisti eccezionali, dei quali Mennea era la punta di diamante. Gli altri erano Pallamolla, Acquafredda e Gambatesa.
Ci allenavamo sulla pista di ciclismo dello stadio Simeone e dovevamo fare i cambi sul cemento.
Ma in Puglia non c’era quartetto che potesse competere con noi. Anzi, riuscimmo anche a vincere il titolo italiano di categoria, battendo l’Assi Giglio Rosso di Firenze».
Di vittoria in vittoria, Pietro Mennea conquistava posizioni sulla ribalta nazionale. «Ma non erano tutte rose e fiori – ricorda Mascolo - feci gareggiare Mennea a Viareggio, in una gara valida per le qualificazioni agli Europei di Atene. Il professor Vittori, allenatore dei velocisti azzurri, non lo voleva ammettere alla gara perché era ancora junior. Riuscimmo a farlo partecipare e Pietro vinse. Ma Vittori non lo portò ad Atene».
Una delusione alla quale Mennea rispose con altre vittorie e con nuovi record. E nel ‘72, alle Olimpiadi di Monaco, indossa la maglia azzurra e conquista la medaglia di bronzo nei 200. Aveva vent’anni e una splendida carriera davanti.
Il sodalizio tra Pietro Mennea e Franco Mascolo sembrava indissolubile.
Mascolo era tutto per il «campionissimo», allenatore, amico, confidente, fratello maggiore.
«Una volta in albergo a Milano, dove eravamo per una gara importante - ricorda Mascolo – si presentò una ragazza bellissima. Voleva vedere Pietro che però stava riposando. La ragazza andò via. Quando Pietro si svegliò, suo padre gli disse della visita e non nascose la sua felicità perché una donna così bella aveva chiesto di suo figlio. Di tutt’altro avviso fu però Pietro che addirittura si mise ad urlare. Per le donne, disse a suo padre, c’è tempo. Adesso devo pensare a concentrarmi, ad allenarmi e, soprattutto, a vincere». Una persona sana sotto tutti i punti di vista. Ed i risultati non mancavano, in quegli anni, in tutti gli stadi del mondo.
Mennea però doveva pur vivere (nel senso economico del termine).
A Barletta, con la maglia dell’Avis, faceva il dilettante puro. E per vivere avrebbe dovuto cercarsi un lavoro e lasciare l’atletica e la carriera. Fu invece costretto a lasciare l’Avis ed a scegliere una società di atletica che gli permettesse di allenarsi e di vivere (grazie ad un minimo di rimborso spese). Si scisse anche (era il 1974, alla fine degli Europei) il binomio con Mascolo.
«Ero felice per lui - ricorda l’allenatore - per le sue vittorie, per i record. Semmai sono dispiaciuto perché fino a quando allenavo Mennea venivo invitato a tutte le riunioni importanti di tecnici e allenatori, ai vari meeting.
Da allora, poco alla volta, gli inviti sono diminuiti fino: adesso si sono completamente dimenticati di me. Eppure ho un patrimonio di esperienza e di conoscenze che possono essere ancora utili al mondo dello sport. Il mio rammarico è solo questo».
Insomma, l’altra faccia della medaglia

PIERO LISI
La Gazzetta del Mezzogiorno - La Gazzetta del Nord Barese – Primo Piano Lunedì 3 marzo 2008


Leggi la pagina....



 

Stampa l'articolo

 
© Comitato Italiano Pro Canne della Battaglia. Sede e Presidenza: Via Rizzitelli 62 - 70051 Barletta BT ITALY
Tel: (+39) 0883 532180 - Email: comitatoprocanne@oggiweb.com. Credits: OggiWeb www.oggiweb.com