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Mensile telematico di archeologia, turismo, ambiente, spettacolo, beni e attività culturali, costume, attualità e storia del territorio in provincia di Barletta–Andria-Trani e Valle d’Ofanto

Iscritto in data 25/1/2007 al n. 3/07 del Registro dei giornali e periodici presso il Tribunale di Trani. Proprietario ed editore: Comitato Italiano Pro Canne della Battaglia - Barletta (BT)

 

25/10/2006.  MILANO - DIOCESI AMBROSIANA: Percorso pastorale 2006-2007.

Capitolo Terzo
DARE LA VITA PER I FRATELLI

LA MISSIONE DELLA FAMIGLIA


48. La rivelazione cristiana della verità e bellezza dell’amore umano, del matrimonio e della famiglia sollecita la Chiesa a vivere con forza e con gioia la missione di annunciare e testimoniare il Vangelo di Gesù in questo ambito particolare di vita e, dunque, spinge tutti a impegnarci nell’azione pastorale della Chiesa a favore delle famiglie.
Non è possibile conoscere, accogliere e vivere l’amore che Dio in Cristo Gesù accende nel nostro cuore, senza avvertire il bisogno di mostrarlo e di comunicarlo agli altri.
«Poiché questo è il messaggio che avete udito fin da principio: che ci amiamo gli uni gli altri» (1 Giovanni 3,11). Questo è il dinamismo dell’amore: dall’amore di Dio accolto da noi nasce in noi l’amore donato: donato a Dio e condiviso reciprocamente fra noi, come afferma l’evangelista Giovanni rilevandone in particolare la radicalità: «Da questo noi abbiamo conosciuto l’amore: Egli ha dato la sua vita per noi; quindi anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli» (1 Giovanni 3,14).
L’amore non è solo una parola sulle labbra e un sentimento del cuore, ma è un gesto concreto, una donazione di vita, spesa nell’amore e per amore, come insiste lo stesso evangelista: «Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma coi fatti e nella verità» (1 Giovanni 3,18).
Il Signore, che anche in questo Percorso pastorale ci rivela la bellezza del suo amore presente e operante nell’esperienza umana di amare e di essere amati – in particolare nella condizione di vita della coppia e della famiglia -, ci doni di vivere questa bellezza con coraggiosa coerenza e di portare questa “lieta notizia” anche agli altri. Ci renda testimoni e missionari del “Vangelo della famiglia”!
Ci occorre dunque un’azione pastorale animata da grandi ideali e prospettive e, insieme, incarnata in gesti concreti.

Negli ultimi mesi ho ricevuto, in vista del Percorso pastorale, molti spunti e suggerimenti da diverse persone, gruppi e associazioni, organismi e istituzioni della nostra Chiesa, in particolare dai Consigli presbiterale e pastorale diocesani.
Alla luce di queste e altre riflessioni e in forza del servizio di guida che il Signore mi affida per il cammino della nostra Chiesa, indico alcune priorità e alcuni adempimenti che le parrocchie, le comunità e le realtà di Chiesa di tutta la Diocesi dovranno vivere nel prossimo anno pastorale, con coraggio e creatività e secondo uno stile di cordiale comunione.
Alcuni impegni ci chiederanno di vivere in modo più consapevole ed esplicito ciò che già viene svolto nell’azione pastorale ordinaria; altri ci domanderanno, a partire da quest’anno, di introdurre attenzioni o iniziative nuove; altri serviranno come preparazione per ciò che verrà proposto e realizzato nel Percorso pastorale dei prossimi due anni.

Il Percorso pastorale, destinato all’ascolto delle “parole” delle famiglie alla luce e nella forza della parola di Dio, coinvolgerà la comunità ecclesiale tutta intera. Tutte le persone, secondo la propria vocazione e il proprio stato di vita, si sentano impegnate in questo itinerario di grazia e di servizio, perché il sacramento del matrimonio e la realtà della famiglia siano sempre più segno concreto dell’amore di Dio nel mondo: l’amore di Dio è in mezzo a noi!
La comunità tutta intera è coinvolta, anzitutto, come comunione tra tutte le varie vocazioni: una comunione nella quale si esprime e si realizza l’unica grande chiamata all’amore. Infatti, sacerdoti e diaconi, persone consacrate, laici uomini e donne, sposati e non sposati, tutti e ciascuno nella forma loro propria, realizzano nell’amore la verità profonda della persona, il suo essere a immagine e somiglianza del Dio dell’amore e della vita.
La comunità tutta intera è coinvolta, inoltre, come comunione tra le sue diverse articolazioni per favorire un lavoro comune - nella fondamentale logica della comunione-collaborazione-corresponsabilità - sia all’interno delle parrocchie, delle unità pastorali, delle nuove comunità pastorali, dei decanati, sia tra di loro. Anche nel definire e nel far decollare in modo positivo e promettente le nuove configurazioni pastorali è importante ascoltare le famiglie per ricercare e individuare nuove modalità di servizio nella cura pastorale del popolo di Dio.
Proprio le famiglie saranno chiamate a essere sempre più protagoniste all’interno delle comunità cristiane. Dovranno allora mettere a frutto la loro maturità e la loro competenza, costruire relazioni di fraterna e sincera amicizia, inserire una “dimensione familiare” nella vita delle comunità cristiane. Dovranno anche sentire la fiducia che le comunità cristiane - a partire dai presbiteri - hanno nelle famiglie, con la condivisione cordiale delle scelte pastorali e con l’affidamento di alcune iniziative da assegnare alla loro conduzione. Questo coinvolgimento delle famiglie diverrà tanto più testimonianza viva e feconda quanto più saranno assicurati il suo fondamento e il suo dinamismo, che stanno nel comune ascolto della parola di Dio.

1. IL DONO PREZIOSO DELLA BIBBIA


49. La Chiesa ha ricevuto il dono prezioso della Sacra Scrittura e sente la responsabilità di affidarlo a ogni famiglia, “chiesa domestica”, come primo e fondamentale gesto della sua fede, perché tutti nella casa - coniugi e figli - imparino a leggerla e a conoscerla, ad amarla e a pregarla, a viverla.


La Bibbia nelle case

Chiedo che tutte le parrocchie e le altre realtà di Chiesa durante il tempo della Quaresima – dopo aver ascoltato nei mesi precedenti le “parole” delle famiglie – promuovano con rinnovato slancio missionario l’accostamento alla Bibbia. Un primo approccio potrà riguardare soprattutto quelle pagine che rivelano il mistero meraviglioso dell’amore di Dio riflesso nell’amore tra l’uomo e la donna uniti in matrimonio e quelle pagine che testimoniano la fedeltà misericordiosa del Dio dell’alleanza verso il suo popolo.
Si trovino pertanto le modalità opportune e adeguate per consegnare in dono, in particolari e significative occasioni, il testo della Bibbia introducendo le famiglie a un’esperienza più ampia, capillare e vitale di accostamento alla parola di Dio.

Quando ancora era patriarca di Venezia, papa Giovanni XXIII così sottolineava la centralità della Bibbia nella vita cristiana: «Insegnare la Sacra Scrittura, particolarmente il Vangelo al popolo, rendere questi figliuoli affidati alle nostre cure, familiari al libro sacro, è come l’alfa delle attività di un vescovo e dei suoi sacerdoti. L’omega – vogliate concedermi questa immagine dell’Apocalisse – è rappresentato dal calice benedetto del nostro altare quotidiano. Nel libro, la voce di Cristo… nel calice, il sangue di Cristo. Le due realtà vanno assieme: la Parola di Gesù e il Sangue d Gesù.
Fra l’una e l’altro seguono tutte le lettere dell’alfabeto: tutti gli affari della vita individuale, domestica, sociale; tutto ciò che è importante pure, ma è secondario in ordine al destino eterno dei figli di Dio, e che non vale se non in quanto è sostenuto dalle due lettere terminali: cioè la Parola di Gesù sempre risonante in tutti i toni nella santa Chiesa dal libro sacro; e il sangue di Gesù, nel divino sacrificio sorgente perenne di grazie e di benedizioni» (Lettera Pastorale, Quaresima 1956: Bollettino diocesano, n. 2, p. 75).

La comunità cristiana e le famiglie siano missionarie della Bibbia, sappiano diffondere il dono della Bibbia. Questo non significa semplicemente consegnare un libro. È molto di più. È trasmettere la sapienza viva della Parola, che dà origine a un’intima comunione personale con il Verbo fatto carne, Cristo Gesù, nostra via e verità e vita.
Questo nuovo slancio missionario per portare la Bibbia nelle case e nelle famiglie non può esaurirsi in un gesto o in un rito, ma domanda di esprimersi in iniziative che creino un rinnovato e vivace interesse per un ascolto più abituale della parola di Dio.

L’ascolto, la conoscenza e la preghiera

50. La Bibbia possa davvero arrivare in ogni casa e diventare luce, forza, consolazione e gioia per ogni famiglia!
Giovanni Crisostomo, il santo vescovo di Costantinopoli del V secolo, diceva ai suoi fedeli: «Si dirà da parte di qualcuno: Io non sono né monaco né anacoreta, ho moglie e figli e mi prendo cura della mia famiglia. Ecco la grande piaga dei nostri tempi, credere che la lettura del Vangelo sia riservata soltanto ai religiosi e ai monaci… È un grande male non leggere i libri che recano la parola di Dio, ma ve n’è uno peggiore, credere che questa lettura sia inutile… Non ascoltare la parola di Dio è causa di fame e di morte» (Sul Vangelo di Matteo, Omelia 2,5-6).
Consegnare la Bibbia significa, pertanto, dare cibo e vita alle famiglie. Ma ciò impegna la comunità ecclesiale a introdurle progressivamente a una conoscenza sapida e meditata della Parola, giungendo, come a sua meta ideale, alla pratica della lectio divina.
Grazie all’impegno pastorale del mio predecessore, il cardinale Carlo M. Martini, la nostra Diocesi ha fatto passi significativi ed esemplari su questo cammino. Nelle nostre mani c’è una ricchezza spirituale di cui il Signore ci ha fatto dono e che, insieme, ci domanda di rinnovare, accogliendo anche l’esplicita richiesta che Giovanni Paolo II ha rivolto a tutte le Chiese del mondo all’inizio del nuovo millennio: «Occorre, carissimi Fratelli e Sorelle, consolidare e approfondire questa linea, anche mediante la diffusione nelle famiglie del libro della Bibbia. In particolare è necessario che l’ascolto della Parola diventi un incontro vitale, nell’antica e sempre valida tradizione della lectio divina, che fa cogliere nel testo biblico la parola viva che interpella, orienta, plasma l’esistenza» (Novo millennio ineunte, 39).
Il nostro sant’Ambrogio ci rinnova l’invito che rivolgeva ai cristiani del suo tempo: «Procuriamo alla nostra mente questo cibo che, triturato e reso farinoso da una lunga meditazione, dia forza al cuore dell’uomo, come la manna celeste: cibo che non abbiamo ricevuto già triturato e farinoso, senza aver fatto fatica. Per ciò è necessario triturare e rendere farinose le parole delle Scritture celesti, impegnandoci con tutto l’animo e con tutto il cuore, affinché la linfa di quel cibo spirituale si diffonda in tutte le vene dell’anima» (Caino e Abele, II, 6, 22).
Le comunità ecclesiali si impegnino a valorizzare le letture bibliche dell’Eucaristia domenicale, a favorire una formazione biblica tra i fedeli laici per un servizio competente nel diffondere la meditazione della Parola, a promuovere gruppi di ascolto che introducano e sostengano le famiglie a scoprire la propria vocazione e a crescere nella testimonianza evangelica del proprio stato di vita.
Per le famiglie ricevere la Bibbia significa predisporre l’animo all’ascolto e alla conversione, per entrare in pienezza nel mistero di Cristo e della Chiesa. Le famiglie spesso si accostano alla parrocchia e alle altre realtà ecclesiali con richieste le più diverse. Ma, nel rispetto delle sue vicende personali e del suo cammino di maturazione di fede, ogni famiglia dovrebbe essere aiutata a compiere qualche passo in più per giungere al cuore della Sacra Scrittura. Alla Chiesa va chiesto, prima di tutto, di dire la parola di Dio!
Invito a porre particolare attenzione alle famiglie più lontane e a quelle che si avvicinano per la prima volta alla parrocchia. Si valorizzi in modo significativo il primo incontro, perché possa essere un momento non solo di accoglienza e calorosa ospitalità, ma anche di attenzione discreta e cordiale, in modo che attraverso l’ascolto delle “parole” delle famiglie si apra il cuore al desiderio di udire la parola di Dio.
Gli operatori pastorali, tra cui anche le coppie di sposi ben preparate, si dedichino con disponibilità all’ascolto delle persone e a far conoscere loro la parola di Dio, specialmente verso coloro che vivono con sofferenza situazioni familiari difficili e travagliate e invocano un aiuto dalle comunità. A partire dalle loro situazioni ed esigenze si studi la possibilità, nel rispetto della verità e nella fedeltà alle indicazioni della Chiesa “maestra e madre”, di dar vita ad accompagnamenti spirituali individuali e di coppia, in particolare formando persone che possano svolgere con competenza e discrezione questo prezioso servizio.

È soprattutto nel contesto della preghiera che la parola di Dio può illuminare e fortificare la vita delle famiglie. Oggi la preghiera, se da un lato è riconosciuta come un valore, dall’altro incontra non poche difficoltà. Spesso la si vive come qualcosa di spontaneo, quasi un sentimento interiore che non ha né formule né contenuto, ma che esprime di volta in volta bisogno, domanda, affidamento. In ogni comunità si valorizzi qualche occasione per ascoltare e accompagnare i coniugi o i genitori in un’esperienza più matura di preghiera cristiana, sia personale, sia di coppia e di famiglia. La preghiera, che nasce dall’ascolto della parola di Dio – «gli parliamo quando preghiamo e lo ascoltiamo quando leggiamo gli oracoli divini», scriveva sant’Ambrogio (I doveri I, 20 88) -, aiuta ad approfondire il significato della relazione coniugale, favorisce la profondità e l’autenticità della comunicazione, non poche volte reintroduce nella vita di coppia l’energia rinnovatrice e pacificante del perdono.
In questa linea può essere utile anche formare qualche gruppo di preghiera in cui gli sposi trovino un reciproco aiuto per accostarsi alla Bibbia e arricchire così la loro esperienza di fede e di amore a Cristo e alla sua Chiesa.
Infine la preghiera in famiglia può lodevolmente diventare un momento collegato al giorno del Signore e all’Eucaristia domenicale. I testi biblici, che si ascoltano nella Messa, potranno più facilmente diventare durante la settimana sorgente di preghiera e motivo per una comunicazione della fede.
I genitori cristiani sentano prezioso il loro ministero di primi maestri che educano della preghiera dei figli, a partire dall’insostituibile testimonianza di una preghiera fatta insieme. Riprendano con i figli la preghiera semplice del mattino e della sera, quella dei pasti, per vivere la giornata custodendo il senso della presenza di Dio.

L’approfondimento nella catechesi

51. Quando la parola di Dio e il vissuto quotidiano si incontrano, spesso nascono domande e interrogativi che chiedono di essere affrontati con puntualità e coraggio. Gli sposi e i genitori cristiani avvertono che la vita li provoca con domande nuove e inattese, che non poche volte mettono alla prova la loro fede. Diviene pertanto necessario che la vita venga illuminata dalla parola di Dio e guidata da scelte e comportamenti ad essa coerenti.
Per questo la fede deve essere ripensata e ricevere spiegazioni chiare e motivazioni forti, anche in termini razionali convincenti e in grado di sostenere il confronto con le posizioni culturali del nostro tempo. È quanto avviene attraverso la catechesi, con cui la Chiesa istruisce ed educa il credente in modo più completo e organico al “pensiero di Cristo”, per confermarlo e consolidarlo in una mentalità veramente evangelica.
Ciò vale anche per le domande che la cultura d’oggi pone alla vita coniugale e familiare. Sia pure a distanza di quasi un quarantennio, non ha perso di attualità e urgenza l’appello dei vescovi italiani quando nel Documento di Base sulla catechesi affermavano che «fra i temi più vivi e attuali, di cui la catechesi deve occuparsi, vi sono quelli riguardanti il matrimonio e la famiglia… La catechesi deve presentare la famiglia nei suoi valori di unità e stabilità, nei suoi impegni di amore e fecondità, nella sua vocazione di comunità aperta al mondo e alla Chiesa. Si tratta di una catechesi che, gradualmente e adeguatamente, deve accompagnare sempre lo sviluppo umano dei fedeli» (CEI, Il Rinnovamento della Catechesi, 98).

Chiedo che coloro che sono impegnati nel ministero della catechesi – specie rivolta agli adulti, ai genitori e ai fidanzati - sviluppino i temi del matrimonio e della famiglia, riprendendo e approfondendo anche le pagine di questo stesso Percorso pastorale.
Anche i gruppi, i movimenti e le aggregazioni ecclesiali, che abitualmente svolgono un’azione educativa e catechistica con i propri membri, introducano quest’anno nel proprio itinerario formativo una specifica attenzione ai temi dell’amore, del matrimonio e della famiglia.
I Servizi per l’Apostolato Biblico e per la Catechesi nella loro opera di animazione formativa e pastorale curino – anche proponendo secondo l’opportunità sussidi specifici - che sia più profondamente conosciuta, apprezzata e vissuta nelle famiglie la ricchezza della parola di Dio.
Nella tradizionale catechesi quaresimale, che propongo alla Diocesi via radio e televisione e che si rivolge soprattutto agli adulti, illustrerò alcuni contenuti centrali del “Vangelo della famiglia”.
Così pure le lettere che ogni anno abitualmente indirizzo alla comunità, in particolare in occasione della visita e della benedizione delle famiglie, ai bambini per il santo Natale e ai cresimandi, avranno come oggetto l’annuncio e l’ascolto del Vangelo della famiglia, in rapporto alle diverse età e situazioni di vita.
La catechesi dei giovani, nei suoi appuntamenti mensili, potrà essere sostenuta con il sussidio Il racconto dell’amore, a cura del Servizio diocesano per la Pastorale Giovanile. Solo alla luce dell’amore di Dio che ci è venuto incontro nella persona di Gesù i giovani possono capire e accogliere il fascino e la serietà dell’amore interpersonale e impegnarsi per un’educazione affettiva che li porti a rispondere alla propria vocazione con gioiosa generosità.
La nostra Diocesi conta sulla presenza numerosa e capillare dei Gruppi di Ascolto della Parola: è un’esperienza che, grazie agli animatori e a quanti li formano e li accompagnano, potrà essere, nello slancio missionario di quest’anno, ulteriormente diffusa con accresciuta convinzione e determinazione. Siamo sicuri della collaborazione del Servizio per l’Apostolato Biblico e dell’Azione Cattolica ambrosiana, già impegnati peraltro a preparare un sussidio che introduce alla lettura dei primi undici capitoli della Genesi, nei quali si descrive in modo semplice e profondo il progetto dell’amore di Dio per l’uomo.

2. PER VIVERE E SERVIRE INSIEME LA PAROLA

52. Questa prima tappa del Percorso pastorale chiede che siano costantemente favorite alcune attenzioni e tradotte in proposte pastorali mediante il coinvolgimento dei soggetti presenti nelle nostre comunità.
La vita delle famiglie, nella concretezza dell’esperienza quotidiana, chiede di essere ascoltata con vero interesse nelle sue “parole” e illuminata dalla “Parola”.
Ribadisco che l’obiettivo qualificante della prima tappa del Percorso pastorale – indicato nel titolo stesso Famiglia ascolta la parola di Dio – è che le nostre comunità diventino sempre più capaci di accogliere e ascoltare secondo la misura del cuore di Cristo. Accolgano e ascoltino le mille “parole” degli uomini – i loro problemi e le loro speranze – per accogliere e ascoltare, tutti insieme, la “Parola” per antonomasia, che sola racchiude e sprigiona «parole di vita eterna».
Deve essere impegno primario di tutti, resistendo alla tentazione mai sopita di uno sterile attivismo che conta più sulle opere e iniziative che non sulle persone, quello di assicurare alle nostre comunità e realtà ecclesiali il volto fraterno e amicale dell’accoglienza e dell’ascolto. Ciò esige che si coltivi la spiritualità dell’ascolto, intessuta di atteggiamenti e di comportamenti propriamente evangelici, quali l’umiltà, la discrezione, la disponibilità, la sincerità, la compassione, l’attenzione alla storia e al cammino di ciascuno, la condivisione dei pesi, la semplicità.
Proprio la semplicità merita un’attenzione particolare nell’incontro con le famiglie. Si deve avere una particolare cura nel favorire linguaggi semplici e comprensibili, adatti alle persone di ogni formazione, sensibilità spirituale e condizione sociale, perché nessuno si senta escluso. Inoltre, nelle proposte pastorali, si tengano presenti le differenti situazioni delle persone, in rapporto all’età, allo stato di vita, alle relazioni familiari, ecclesiali, sociali. Puntiamo sull’essenziale. Andiamo al cuore di ogni persona.

I soggetti da interessare e coinvolgere

53. Se alcuni impegni riguardano tutta la comunità, altre attenzioni sono specifiche di chi è chiamato a servire il Vangelo del matrimonio e della famiglia.

I Consigli Pastorali e le Commissioni

L’avvio del nuovo anno pastorale vedrà le parrocchie e le comunità pastorali impegnate nel rinnovo dei Consigli Pastorali. Chiedo ai nuovi Consigli e alle Commissioni di pastorale familiare di dedicare particolare attenzione all’ascolto delle famiglie e di realizzare, lungo l’anno, almeno questi tre momenti.
1) Una delle prime riunioni del Consiglio pastorale sia dedicata alla preparazione dei momenti di ascolto da realizzare lungo l’anno. A tale scopo siano presentate le pagine del Percorso che illustrano il significato e lo scopo dell’ascolto in modo di creare una sintonia comune tra tutti. Inoltre siano coinvolte le persone che, a nome della comunità, operano a favore delle famiglie: coppie di sposi, gruppi familiari, sacerdoti, diaconi, religiose, catechisti, operatori pastorali, responsabili dei centri di ascolto, consultori familiari.
Sarà così possibile verificare come – se con stili umani ed evangelici - la comunità parrocchiale nella sua azione pastorale incontra e ascolta le famiglie. Sarà più facile progettare in modo rinnovato le occasioni già previste dall’anno pastorale: gli incontri con i genitori per la catechesi dei figli, la visita alle famiglie in prossimità del Natale, la vicinanza nei momenti della malattia e della morte…
Il Consiglio pastorale valuti le condizioni per promuovere, dove non fosse ancora costituita, una Commissione di pastorale familiare.

2) La festa della Famiglia, che ogni anno si celebra nelle nostre comunità, è sempre un’occasione favorevole per riallacciare i rapporti con diverse famiglie. Quest’anno essa potrebbe essere caratterizzata da un momento comunitario di ascolto e di reciproca comunicazione sulla vita familiare nei suoi valori umani e cristiani. Siano le famiglie le vere protagoniste di questi incontri. Il Consiglio pastorale potrebbe proporre un incontro aperto alle famiglie, per una riflessione sulle situazioni, esigenze e domande che a partire dall’esperienza vengono rivolte alla comunità ecclesiale. Potrebbe essere un’occasione buona per iniziare o rilanciare la presenza di gruppi familiari.

3) Nella seconda parte dell’anno, terminata la catechesi svolta nel tempo quaresimale, il Consiglio pastorale, insieme alla Commissione famiglia e alle persone precedentemente coinvolte, proponga un momento conclusivo di sintesi che raccolga i risultati dell’ascolto. Questi serviranno alla comunità per il discernimento del proprio servizio pastorale, in vista del successivo cammino da proporre nella seconda e terza tappa del Percorso pastorale. Il lavoro dei Consigli pastorali potrà essere sussidiato da alcune schede che verranno predisposte.

I Gruppi familiari, le Associazioni e i Movimenti di spiritualità

54. In Diocesi si sta diffondendo, grazie alla proposta dei gruppi familiari, un’attenzione particolare rivolta alla crescita spirituale nelle varie età della vita familiare. Protagonisti attivi del cammino spirituale di fede, di preghiera e di carità sono gli stessi coniugi e genitori. Sarebbe utile per tutti recensire e verificare, con il coordinamento del Servizio per la Famiglia, le esperienze di spiritualità in atto. Si potrebbe poi elaborare una qualche proposta, perché tali esperienze vengano maggiormente diffuse e custodiscano la ricchezza e la qualità del loro cammino spirituale.
Anche i gruppi, le associazioni e i movimenti di spiritualità familiare si sentano incoraggiati a proseguire nella loro azione di riconoscimento e di promozione della famiglia come luogo privilegiato di ascolto della parola di Dio, quale criterio di discernimento evangelico per la vita degli sposi e della famiglia. Sarebbe un bel segno di comunione ecclesiale se queste varie aggregazioni si aprissero al confronto reciproco delle loro esperienze, così da offrire una testimonianza e un arricchimento per le famiglie e le comunità cristiane.

I Centri di Ascolto, i Consultori e le Associazioni di famiglie

55. Molta importanza hanno avuto in questi anni nelle nostre comunità i Centri di Ascolto, animati dalle Caritas parrocchiali o decanali. Sono un vero segno di ospitalità umana e di testimonianza cristiana, un luogo concreto di accoglienza e di aiuto per i disagi e le difficoltà di molte famiglie. La loro azione, nella forma evangelica del volontariato, è sempre necessaria e da considerarsi come una preziosa risorsa per il territorio.
I Consultori familiari di ispirazione cristiana, pensati e sostenuti dalle comunità ecclesiali, sono un segnale di attenzione e uno strumento di servizio ai valori umani dell’esperienza coniugale e familiare. È necessario che si contribuisca alla loro attività valorizzando le diverse competenze umane e professionali. È importante poi favorire la loro capacità di iniziativa in rapporto sia ad alcuni ambiti dell’azione pastorale della comunità cristiana, sia ad alcune esigenze della società civile.
Pastoralmente utili come i Consultori, anche i Centri per i metodi di regolazione naturale della fertilità chiedono di essere fatti conoscere: sono luoghi di ascolto e di consulenza per la coppia, allo scopo di contribuire alla sua consapevolezza e responsabilità di fronte al problema della procreazione umana.
I Centri di Aiuto alla Vita sono una concreta testimonianza di quanto ogni vita umana, fin dal primo istante, sia preziosa e degna di essere amata e accolta, difesa e sostenuta. Il creare attorno a essa tutte le condizioni necessarie per favorirne l’accoglienza, l’accompagnamento e la cura esprime la convinzione che il “Vangelo della famiglia” e il “Vangelo della vita” non possono mai essere disgiunti.
Sono importanti anche tutte le Associazioni di famiglie che, a partire dalla giusta concezione della “soggettività sociale” della famiglia, si impegnano a promuoverne la presenza e l’azione all’interno della società civile. Contribuiscono così a che l’agire politico non disattenda mai il fondamentale ruolo sociale e socializzante della famiglia, ma sia sempre impegnato a costruire il bene familiare all’interno e al servizio del più ampio bene comune.
Da tutti gli adulti impegnati in queste molteplici forme di aiuto alle famiglie mi attendo non solo la partecipazione ai momenti di ascolto che la comunità ecclesiale realizzerà nel corso dell’anno, ma anche e soprattutto l’impegno a intensificare la propria formazione, a partire dalla comune convinzione che la famiglia è insostituibile per il bene della persona e della società, e altrettanto insostituibile per la vita e la missione della Chiesa.


Le famiglie interconfessionali e interreligiose

56. Nell'attuale contesto, sempre più pluralista sul piano etnico e culturale, confessionale e religioso, la problematica sociale e pastorale delle coppie e delle famiglie, sia interconfessionali sia interreligiose, è divenuta una questione del tutto emergente.
È pertanto necessario pensare a iniziative pastorali adeguate, elaborate con l’accordo e la collaborazione tra gli organismi diocesani per la Famiglia, per l’Ecumenismo e il Dialogo, per la Pastorale dei Migranti. Una priorità da assicurare è indubbiamente quella della formazione di operatori pastorali e dell'intera comunità cristiana, perché questi contesti familiari non solo siano aiutati ad affrontare i propri problemi, ma possano divenire provvidenziali laboratori di integrazione culturale e sociale e concrete esperienze ecumeniche e interreligiose.

Alcuni fondamentali soggetti educativi

57. Ci sono alcuni soggetti educativi che hanno un particolare rapporto con la realtà familiare e rivestono una grande importanza per la Chiesa e per la società.
Penso, in particolare, alle felici opportunità offerte dagli incontri che in ogni oratorio accompagnano i vari itinerari dell’iniziazione cristiana: dalla catechesi alla consuetudine, che va diffondendosi, di alcune “domeniche insieme”, con proposte differenziate e correlate di riflessione per genitori e figli. Lo stile proprio dell’oratorio - fatto di parole, incontri, momenti formativi, animazione - potrà molto giovare alla scioltezza di relazioni tra comunità e famiglie. Genitori, educatori e figli, in ascolto della parola di Dio e del consiglio di Maria, saranno pronti a fare tutto quello che il Signore Gesù dirà (cfr Giovanni 2,5) (cfr Messaggio alla Diocesi per la Festa di Apertura degli Oratori 2006).
Un altro soggetto educativo privilegiato, che incrocia direttamente molte famiglie, è il mondo della scuola. La comunità cristiana deve essere particolarmente vicina e attenta a questo mondo, spesso così decisivo per la formazione dei ragazzi. È chiamata allora a favorire la presenza di persone preparate e competenti negli organismi collegiali che prevedono la partecipazione dei genitori.
Un’attenzione speciale da parte degli educatori dovrà essere rivolta alle molte e diverse situazioni di bambini, ragazzi, adolescenti e giovani che vivono ed esprimono i loro slanci e le loro tensioni affettive, con tutta la loro gamma di esperienze: dall’amicizia all’innamoramento, dall’impegno generoso per gli altri al tempo del fidanzamento e del discernimento vocazionale.
Per questo, in collaborazione con il Servizio per la Famiglia e con il Servizio per i Giovani, si valorizzeranno proposte, laboratori e progetti che aiutino a capire le motivazioni di alcuni fondamentali bisogni e le risposte culturali che oggi vengono fornite ai giovani.

Il rapporto con la comunità civile

58. La comunità cristiana partecipa con un proprio apporto - positivo e critico, libero e democratico - alla crescita della società civile. Nella ferma convinzione che la famiglia non può essere confusa affatto con altre forme di rapporti tra soggetti, ci è chiesto un confronto necessario e indilazionabile, serio e costruttivo sul compito delle istituzioni nello stabilire norme circa le relazioni tra le persone, non solo per coerenza di fronte alla fede, ma anche per rispetto della persona e della sua dignità e per assicurare una giusta convivenza umana.
Ascoltare la realtà delle famiglie significa promuovere informazione e competenza, pensiero e interesse, e riconoscere l’importanza degli aspetti istituzionali e giuridici, economici e fiscali della realtà familiare. Solo dalla giusta e adeguata definizione di questi aspetti potrà derivare un contributo significativo al vero bene (“bene essere”) delle famiglie. Chi si impegna con competenza e dedizione, perché questi aspetti riconoscano e promuovano per i singoli e la società il bene di cui la famiglia è portatrice, compie uno dei servizi più importanti per lo sviluppo autentico della persona e della società.

Le azioni pastorali da valorizzare

59. Non sono pochi i momenti dell’azione pastorale ordinaria che di fatto costituiscono un’occasione privilegiata perché la comunità e le famiglie vivano un incontro di reciproco ascolto e aiuto. Solo se viviamo in comunione con Cristo buon pastore e con il suo cuore semplice e accogliente possiamo ritrovare i veri significati e i motivi profondi di questi gesti così abituali e saremo aiutati a rinnovare l’azione pastorale e a renderla credibile e incisiva anche per il nostro tempo.

La visita alle famiglie

Nella tradizione della nostra Diocesi la visita alle famiglie in occasione del tempo natalizio (o pasquale per le parrocchie di rito romano) è sempre stata un’esperienza significativa di conoscenza delle persone e dei loro ambienti di vita. La prospettiva missionaria del nostro Percorso pastorale non può perdere questa intuizione dell’“andare incontro”, anzi deve valorizzarla studiando le modalità più opportune perché, nel nuovo contesto sociale, ritorni ad essere un’occasione propizia di conoscenza umana e di annuncio evangelico.
La visita e la benedizione natalizia delle famiglie – leggiamo nel nostro Sinodo diocesano – « è momento prezioso di presenza cordiale e discreta della comunità parrocchiale nel luogo dove si svolge la vita della famiglia e può diventare un gesto significativo di evangelizzazione» (Sinodo 47°, cost 68 §2) (cfr D. Tettamanzi, Ritorniamo a una liturgia viva! 2002, pp. 34-36).
La comunità cristiana - sacerdoti, diaconi, persone consacrate, coppie di sposi e laici -, in ascolto delle famiglie, ricerchi i linguaggi, i metodi, le persone e i tempi più adatti per svolgere in forma efficace questo ministero dell’“andare a tutti”.

La richiesta dei sacramenti

60. Una delle occasioni più comuni in cui una famiglia si avvicina alla comunità è la richiesta dei sacramenti: il battesimo, la prima comunione, la cresima dei figli. Questo è un tempo particolarmente favorevole per l’incontro con le famiglie. Infatti, non raramente, l’iniziazione cristiana dei figli è un momento importante anche per i genitori: può diventare un’occasione propizia per riprendere o per iniziare un cammino di fede e di prossimità alla Chiesa.
La sperimentazione diocesana in atto per i cammini dell’Iniziazione Cristiana, ha tra gli altri scopi anche quello di verificare le modalità concrete per un reale coinvolgimento delle famiglie nei percorsi di educazione alla fede. Mentre attendiamo gli esiti definitivi della verifica, incoraggio ogni comunità parrocchiale a ripensare seriamente alle modalità con cui realizza l’incontro con le famiglie, alle persone impegnate in questi incontri, alle forme di collaborazione da intensificare con le famiglie stesse.

L’accompagnamento del dolore e della morte

61. I momenti della malattia, del dolore e della morte provocano spesso nella vita di una famiglia angoscia e smarrimento. La comunità cristiana, attraverso i suoi membri, sia presente in queste circostanze, con sensibilità, rispetto e discrezione.
Chiedo che ogni comunità cristiana formi persone che sappiano farsi carico di questo accompagnamento, predisponendo, come autentico servizio di carità, la visita ai malati, sia in casa che in ospedale, soprattutto quando le persone sono anziane e sole. Servizio prezioso servizio è offerto dai ministri straordinari della Comunione eucaristica, che a nome della comunità offrono un aiuto indispensabile per il nutrimento della vita spirituale dei fedeli ammalati e assicurano un momento di autentica vicinanza umana. Altre volte viene chiesto un aiuto concreto di assistenza: per venire incontro a questa esigenza si potrebbe pensare a un gruppo di persone che intraprendano questo ministero come una vera opera di misericordia. Il sacramento dell’unzione degli infermi sia introdotto con opportune catechesi e celebrato con fede, coinvolgendo, laddove è opportuno, tutta la famiglia.
La celebrazione delle esequie funebri sia sempre preceduta, nei limiti del possibile, da un incontro di preghiera con i familiari, manifestando disponibilità all’ascolto ed estrema sensibilità in un momento così delicato e importante della vita. La celebrazione liturgica delle esequie sia curata, l’omelia sia sobria ed essenziale: si tratta, spesso, di annunciare la verità fondamentale della fede cristiana sul mistero di Dio e del suo amore e sul senso della vita e della morte a persone che raramente partecipano alle nostre assemblee.

L’accoglienza delle persone e gli orari delle parrocchie

62. Numerose persone e famiglie si accostano alle nostre chiese con libertà e naturalezza. Una chiesa aperta è già un segno di accoglienza per chiunque voglia entrare. Molta gente viene in chiesa per una preghiera personale o per una devozione, altri per partecipare alla Messa o per confessarsi. Sappiamo bene che anche gli orari delle celebrazioni - calibrati sulla vita effettiva delle famiglie e non solo sulle esigenze della parrocchia o di chi non lavora - e la reale disponibilità dei sacerdoti in orari precisi e accessibili a tutti hanno non poca importanza. Può essere utile, al riguardo, ascoltare le necessità dei fedeli e ripensare gli orari delle parrocchie in chiave familiare.
Ci sono persone e famiglie che si rivolgono alla comunità quando hanno un problema pratico, una necessità materiale, un bisogno economico. È importante che siano accolte con disponibilità sincera e insieme con evangelico discernimento, cercando di capire la verità e la reale necessità della loro richiesta. A volte può bastare un consiglio o un’indicazione, altre volte è richiesto un aiuto concreto. Numerose comunità hanno saputo trovare persone e strutture adatte a rispondere alle prime necessità delle famiglie e a loro successivi inserimenti nella realtà locale. I Centri di Ascolto e le iniziative della Caritas parrocchiale e decanale, molto apprezzati, meritano di essere ancor più sostenuti e valorizzati, perché sono luogo prezioso di orientamento e di contatto con i servizi e le risorse presenti nel territorio della parrocchia.

(Dal Percorso pastorale diocesano 2006-09 – Prima Tappa - n. 48-62)






 

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