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Mensile telematico di archeologia, turismo, ambiente, spettacolo, beni e attività culturali, costume, attualità e storia del territorio in provincia di Barletta–Andria-Trani e Valle d’Ofanto

Iscritto in data 25/1/2007 al n. 3/07 del Registro dei giornali e periodici presso il Tribunale di Trani. Proprietario ed editore: Comitato Italiano Pro Canne della Battaglia - Barletta (BT)

 

22/11/2006.  POTENZA - Mostra "Coralli segreti. Immagini e miti dal mare tra Oriente ed Occidente" .

La mostra sul corallo, per gli antichi dalla natura incerta tra specie minerale, vegetale e animale e il cui colore rosso vivo ne ha fatto, per la tradizione popolare, “alberi di sangue” e dunque simbolo di forza generatrice e di contatto con il “divino” è un viaggio nel tempo per conoscere le storie millenarie di culture che si sono espresse anche attraverso la magia del corallo.

In mostra coralli fossili databili otre 400 milioni di anni fa, coralli naturali, rari e preziosi reperti archeologici del V-IV secolo a.C. rinvenuti in Basilicata, ed esposti per la prima volta al pubblico, in sepolture sia greche (Metaponto, Herakleia) che indigene (Lavello, Sant’Arcangelo), ma anche gioielli provenienti dalla Turchia, dalle coste africane del Mediterraneo (Algeria, Marocco), dalle coste del Mar Rosso (Yemen) e dall’Estremo Oriente (Mongolia, Tibet) e numerosi manufatti italiani di epoca più recente.

A partire dall’età romana (I secolo d.C.) si intensificano le esportazioni di corallo, scambiati commercialmente con perle, verso l’Oriente tramite il Mar Rosso e, dunque, dall’Egitto romano verso i porti orientali dell’Arabia e dell’India.

Rinvenimenti archeologici documentano nello stesso periodo la presenza di amuleti e gioielli in corallo del Mediterraneo anche nell’attuale Afghanistan e in Cina. Anche nel Medioevo rimane molto vivo l’interesse delle popolazioni dell’Arabia, così come dell’Estremo Oriente per i coralli. Lo stesso Marco Polo nel Milione racconta che il corallo che era molto ambito sia dai Mongoli che dai Tibetani.

L’armatura di un cavaliere della Mongolia, un piatto rituale del Nepal e alcuni gioielli dello Yemen presenti nell’esposizione e provenienti dalla straordinaria collezione De Simone di Torre del Greco, testimoniano questo rinnovato interesse per il corallo presso quelle popolazioni sino ad epoca assai recente.

Il corallo ha anche affascinato il popolo nomade della Mongolia che gli ha attribuito il significato di energia vitale e di sinonimo del fuoco, ulteriormente potenziato dall’accostamento al turchese, simbolo dell’aria. In Mongolia, come in altre regioni d’Oriente, i gioielli in corallo hanno espletato la loro funzione protettrice in tutte le fasi più vulnerabili della vita: la nascita, la circoncisione, la pubertà, il matrimonio. Nello Yemen l’affermarsi dell’Islam, durante il VII secolo d.C., ha rafforzato l’ammirazione per il corallo, inteso come simbolo di bellezza (nel Corano le vergini nel giardino del paradiso sono paragonate a rubini e corallo). La tradizione della gioielleria yemenita è strettamente correlata con la comunità degli orefici ebrei stabilitisi nella penisola già in epoca antica.

In mostra anche numerosi gioielli italiani, in particolare donati per il fidanzamento, di pregevolissima fattura sia trapanese (la più antica) che di Torre del Greco (diffusa a partire dalla fine del XV secolo).

Una parte conclusiva è dedicata all’importanza del corallo nella tradizione religiosa cristiana. In questo contesto culturale l’albero del corallo è stato assimilato all’albero della Croce (e le gocce di corallo al sangue di Cristo). Il corallo rosso, al collo del Bambino Gesù, in numerose raffigurazioni (quadri, sculture lignee, di cui alcuni provenienti dalla Basilicata) evoca il futuro sacrificio di sangue e la resurrezione. Il corallo poi in Italia è stato utilizzato negli oggetti devozionali, negli ostensori, nei grani del rosario, nelle fasce battesimali, nei presepi. Infine, pietre preziose, grani di materia eletta, ma soprattutto perle e coralli ornano il pettorale della Madonna nera di Viggiano, patrona della Basilicata, come quello del suo Bambino: manufatti di straordinaria bellezza, databili alla metà del XIX secolo. Questi due preziosi ornamenti, nel Bicentenario della designazione di Potenza quale capoluogo della Basilicata, rappresentano uno degli elementi centrali d’interesse dell’esposizione non solo per la loro bellezza struggente, ma anche per il loro incommensurabile valore devozionale in cui si identificano e si sono identificate per secoli tutte le genti lucane.

Info : Museo Archeologico Nazionale "Dino Adamesteanu"
Via Andrea Serrao - Potenza

Lunedì 14.00-20.00; martedì-domenica 9.00-20.00
Prenotazione facoltativa: Tel. +39 0971 21719
Biglietto: € 2,50

Il sito non presenta barriere architettoniche

www.corallisegreti.org

Fonte: www.beniculturali.it








 

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