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Mensile telematico di archeologia, turismo, ambiente, spettacolo, beni e attività culturali, costume, attualità e storia del territorio in provincia di Barletta–Andria-Trani e Valle d’Ofanto

Iscritto in data 25/1/2007 al n. 3/07 del Registro dei giornali e periodici presso il Tribunale di Trani. Proprietario ed editore: Comitato Italiano Pro Canne della Battaglia - Barletta (BT)

 

20/09/2005.  LA GUERRA NON E ' UN GIOCO. SE VUOI LA PACE, PREPARA LA PACE!.

Sul drammatico argomento di attualità (che a Barletta si ricollega ai fatti del Settembre 1943 ed alla prossima visita in febbraio del Capo dello Stato, Carlo Azeglio Ciampi) riceviamo dalla studentessa Sabrina Digioia un appassionato intervento che volentieri pubblichiamo integralmente a testimonianza di come la pensino i giovani (o almeno alcuni fra di loro...), lasciando liberi i nostri Lettori di partecipare al Forum d'interesse nel caso in cui intendano anch'essi la loro in merito.

La Redazione.



LA GUERRA NON E’ UN GIOCO.

La guerra non l’ho mai vista, né l’ho mai vissuta, né mai mi è stata trasmessa come un mito per lo meno positivo. Ma quando mi è stata narrata, i reduci non hanno mai rimembrato crudamente delle atrocità vissute e viste, mi bastava infatti vedere i loro volti , i loro atteggiamenti e i loro occhi, vispi come se qualcuno li dovesse attaccare alle spalle, inquieti come se qualcosa li dovesse sottrarre quel poco di serenità recuperata; mi è bastato ciò per capire quanto male, quanto dolore ingiusto, privo di logica li avesse distrutti durante e dopo la guerra. Allora ho imparato a comprendere non il significato della guerra ma il valore della pace. Spinoza diceva: “La pace non è assenza di guerra: è una virtù, uno stato d’animo, una disposizione alla benevolenza, alla fiducia, alla giustizia”; allora resta spontaneo chiedersi il perché “ Di quel voluttuoso mestiere della guerra”, il perché di tanto male, di tanto ardore nel distruggere, nello spezzare una vita. Alcuni comandano per loro interessi altri ignari e inconsci di ciò che fanno, altri combattono per liberare il loro popolo da dittatori e tiranni, altri ancora si gettano nella mischia della violenza per seguire una religione o per sfuggire alla realtà, alla vita. Ma tutte queste cose hanno una sola cosa in comune, ossia il fatto di non avere un senso. Tutte le guerre non ce l’hanno, non ha senso che un uomo distrugga gli altri, se stesso e ciò che lo circonda. Non a caso è necessario inventare menzogne , costruire falsi miti, elogiare e promettere false ricchezze, far credere che il mondo della guerra in realtà non è fatto di trincee, di madri che perdono i loro figli o di mogli i loro mariti, di rumori assordanti, e di ingiustizia. La guerra invece viene cantata come un mito, di cui affascina il potere, la ricchezza e la gloria, mette in mostra i deboli rendendoli apparentemente più forti; e il motivo di tutto ciò sta proprio nella sua immensa contraddizione. Sono infatti innate nell’uomo le capacità e l’istinto nella democrazia, nella libertà, nell’amore e nella pace. Ma queste capacità hanno bisogno di essere coltivate, altrimenti si cade negli imbrogli e nell’illusione dei falsi miti. Giacché nell’uomo è innata anche la facoltà del libero arbitrio e dell’errare è necessario prima sbagliare per poi non commettere più certi errori. Mi viene in mente la teoria di un vecchio filosofo quale Gian Battista Vico il quale sosteneva che la storia o gli eventi dell’uomo sono rappresentabili attraverso una linea che ha alti e bassi, ma che non torna mai al punto di partenza. Ciò vuol dire che ci possono essere momenti di prosperità e di guerra che si possono ripetere nella storia, ma ognuno di questi è diverso dall’altro perché ogni volta pur nell’errore si impara qualcosa di nuovo, perché ogni volta forse c’è una persona in più che ha maturato valori quale la pace che in lui sono innati. A qualcuno questa teoria potrebbe sembrare semplicistica, ma io credo come Spinoza che non è necessario ripudiare la guerra, ma credere e assumere come vigore di vita i valori della pace e del rispetto per il prossimo, se questi sono fortemente radicati dentro di noi allora saranno invalicabili. E se saranno come roccia nei nostri cuori allora sapremo trasmetterla al nostro compagno di banco, ai nostri figli e alla società in cui viviamo. Solo allora non esisteranno più le guerre, perché solo se credi nel dialogo e nei compromessi puoi praticarli; solo allora non esisteranno più i falsi miti perché quelli nascono dall’ignoranza e solo chi è gravido del senso di libertà e giustizia può abbatterli. Oggi i movimenti in Italia e nella maggior parte dei paesi occidentali dimostrano di essere ipersensibili a tutte le guerre, non solo a quelle che riguardano i propri morti.

E le grandi mobilitazioni per la pace credo siano un fenomeno che ha investito le nostre piazze soltanto negli ultimi cinquanta anni., Questo forse dimostra che allora qualcosa è cambiato se non materialmente almeno nelle coscienze di qualcuno; certo siamo ancora ben distanti dalla pace nel mondo e gli interessi di uno solo sopraffaggono ancora il volere di molti. Ma credo che già sia significativo incominciare a smentire vecchi miti di guerra come “ se vis pacem para bellum ” ed incominciare ad urlare “ si vis pacem para pacem ” . Con la speranza che questa
non sia l’euforia di un decennio, che nella scuola si continui a trasmettere e a parlare di valori come la pace e il rispetto per gli altri e che ci siano professori come quello del film “ La scuola” che incitano i propri alunni a riconoscere i mali e non la guerra e ad urlare la pace quando qualcuno ce ne vuole privare.

Sabrina Digioia

19 settembre 2005






 

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