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Mensile telematico di archeologia, turismo, ambiente, spettacolo, beni e attività culturali, costume, attualità e storia del territorio in provincia di Barletta–Andria-Trani e Valle d’Ofanto

Iscritto in data 25/1/2007 al n. 3/07 del Registro dei giornali e periodici presso il Tribunale di Trani. Proprietario ed editore: Comitato Italiano Pro Canne della Battaglia - Barletta (BT)

 

06/10/2005.  Il vero problema resta un’Iva europea .

La legge Carra sull’arte contemporanea prevede agevolazioni fiscali per artisti e «mecenati», ma i galleristi italiani sono ancora penalizzati dall’aliquota del 20% alla quale da gennaio, con l’entrata in vigore del «droit de suite», si dovrà sommare il 4%


di Marta Romana


Roma. Sta procedendo alla Camera l’esame della proposta di legge Carra ed altri in materia di agevolazioni fiscali per la promozione del mercato dell’arte contemporanea (Atto Camera 4663; cfr. lo scorso numero, p. 1).
In sintesi, la proposta prevede: o un regime fiscale agevolato ai fini delle imposte sia dirette sia indirette per gli artisti che realizzano un volume di affari annuo inferiore a 50mila euro; o l'introduzione di un’aliquota fiscale agevolata pari al 4% (attualmente in Italia è in questi casi il 10%) per le cessioni di opere d’arte da parte degli autori, e anche per le successive cessioni nel caso degli artisti con reddito inferiore a 50mila euro; o vantaggi fiscali per le persone fisiche (detrazione di imposta) e le società (possibilità di ammortamento) per l’acquisto di opere d’arte; o concessione di un credito di imposta (pari all’Iva pagata per l’acquisizione dell’opera d’arte ceduta) a coloro che cedono gratuitamente opere d'arte a musei, gallerie nazionali di arte e istituzioni pubbliche.

Di Carlo. L’Italia è fuori dall’Europa
Massimo Di Carlo, presidente dell’Associazione Nazionale Gallerie d’arte moderna e contemporanea, dichiara: «Resta però un problema enorme e l’arte italiana sta per essere messa fuori del sistema integrato europeo dell’arte contemporanea a causa della differenza delle nostre aliquote Iva, assai più elevate di quelle applicate nei principali paesi europei». La situazione diverrà del tutto insostenibile con l’applicazione del «droit de suite», ovvero il diritto dell’autore di un’opera d’arte sulle successive vendite dell’originale, previsto da una direttiva comunitaria del 2001 che dovrà essere recepita dagli Stati membri entro il primo gennaio 2006. La direttiva prevede possibilità di applicazione differita del diritto e percentuali di questo tra il 4% (per la parte del prezzo di vendita fino a 50mila euro) e lo 0,25% per cinque fasce di prezzo a salire. «L’aliquota del 4% del “droit de suite”, sommandosi all’Iva ordinaria del 20% (che in Francia è invece del 5%), applicata per tutte le cessioni successive alla prima, porta il mercato dell’arte italiana, secondo Di Carlo, fuori da ogni possibilità competitiva e dà una fortissima ulteriore spinta al sommerso. L’introduzione del diritto di seguito è occasione cruciale per affrontare il problema dell’Iva».

Eccher . È l’ora dell’emersione fiscale
Danilo Eccher, direttore del Museo di arte contemporanea del Comune di Roma (Macro). «Misure agevolative renderebbero scoperto il mercato, e consentirebbero anche agli artisti italiani di affermarsi maggiormente a livello internazionale. L’ottica politica sembra concentrata sull’immediato e teme la perdita di introiti fiscali, mentre le agevolazioni avvierebbero un circuito virtuoso che favorirebbe insieme l’emersione fiscale degli scambi attuali e lo sviluppo del mercato».



Il vero problema resta un’Iva europea
La legge Carra sull’arte contemporanea prevede agevolazioni fiscali per artisti e «mecenati», ma i galleristi italiani sono ancora penalizzati dall’aliquota del 20% alla quale da gennaio, con l’entrata in vigore del «droit de suite», si dovrà sommare il 4%


di Marta Romana
Roma. Sta procedendo alla Camera l’esame della proposta di legge Carra ed altri in materia di agevolazioni fiscali per la promozione del mercato dell’arte contemporanea (Atto Camera 4663; cfr. lo scorso numero, p. 1).
In sintesi, la proposta prevede: o un regime fiscale agevolato ai fini delle imposte sia dirette sia indirette per gli artisti che realizzano un volume di affari annuo inferiore a 50mila euro; o l'introduzione di un’aliquota fiscale agevolata pari al 4% (attualmente in Italia è in questi casi il 10%) per le cessioni di opere d’arte da parte degli autori, e anche per le successive cessioni nel caso degli artisti con reddito inferiore a 50mila euro; o vantaggi fiscali per le persone fisiche (detrazione di imposta) e le società (possibilità di ammortamento) per l’acquisto di opere d’arte; o concessione di un credito di imposta (pari all’Iva pagata per l’acquisizione dell’opera d’arte ceduta) a coloro che cedono gratuitamente opere d'arte a musei, gallerie nazionali di arte e istituzioni pubbliche.

Di Carlo. L’Italia è fuori dall’Europa
Massimo Di Carlo, presidente dell’Associazione Nazionale Gallerie d’arte moderna e contemporanea, dichiara: «Resta però un problema enorme e l’arte italiana sta per essere messa fuori del sistema integrato europeo dell’arte contemporanea a causa della differenza delle nostre aliquote Iva, assai più elevate di quelle applicate nei principali paesi europei». La situazione diverrà del tutto insostenibile con l’applicazione del «droit de suite», ovvero il diritto dell’autore di un’opera d’arte sulle successive vendite dell’originale, previsto da una direttiva comunitaria del 2001 che dovrà essere recepita dagli Stati membri entro il primo gennaio 2006. La direttiva prevede possibilità di applicazione differita del diritto e percentuali di questo tra il 4% (per la parte del prezzo di vendita fino a 50mila euro) e lo 0,25% per cinque fasce di prezzo a salire. «L’aliquota del 4% del “droit de suite”, sommandosi all’Iva ordinaria del 20% (che in Francia è invece del 5%), applicata per tutte le cessioni successive alla prima, porta il mercato dell’arte italiana, secondo Di Carlo, fuori da ogni possibilità competitiva e dà una fortissima ulteriore spinta al sommerso. L’introduzione del diritto di seguito è occasione cruciale per affrontare il problema dell’Iva».

Eccher . È l’ora dell’emersione fiscale
Danilo Eccher, direttore del Museo di arte contemporanea del Comune di Roma (Macro). «Misure agevolative renderebbero scoperto il mercato, e consentirebbero anche agli artisti italiani di affermarsi maggiormente a livello internazionale. L’ottica politica sembra concentrata sull’immediato e teme la perdita di introiti fiscali, mentre le agevolazioni avvierebbero un circuito virtuoso che favorirebbe insieme l’emersione fiscale degli scambi attuali e lo sviluppo del mercato».

Daverio. Basterebbe l’Iva al minimo
Philippe Daverio, critico, opinionista ed ex gallerista. «Limite tipico delle leggi italiane è la pretesa di raggiungere almeno la perfezione, possibilmente il sublime. Tutto funzionerebbe molto meglio con una legge imperfetta, ma assolutamente semplice: Iva al livello minimo possibile su tutte le opere d’arte prodotte negli ultimi 50 anni. Così fu la legge voluta da Spadolini, che portò al 2% l’Iva su tutti i libri, di qualsiasi genere e qualità».

E con il 2% come la mettiamo?
La legge 717 del 1949, che riserva il 2% della spesa per gli edifici pubblici al loro «abbellimento con opere d’arte», è ampiamente e platealmente disapplicata e va riformata. Al Senato (cfr. lo scorso numero, p. 1) è stata avviato l’esame di un progetto di legge in materia (n.1695), abbinato al disegno di legge Urbani sulla qualità architettonica (n. 2867), esame poi sospeso dallo scorso 3 novembre. Alla Camera è rimasto inoltre fermo l’esame dei progetti di legge relativi alla riforma degli istituti italiani di cultura all’estero (n. 4535 e abbinati), che potrebbe avere effetti importanti sulla promozione dell’arte italiana negli altri paesi.
Di Carlo è particolarmente pessimista e polemico: «Il Piano per l’arte contemporanea non è stato attuato; la nuova Darc sembra operare solo per Roma. La Legge del 2% molto difficilmente potrebbe funzionare con la farraginosità delle procedure e il numero dei componenti le commissioni per la scelta delle opere».
Per Eccher la legge del 2% «ha provocato nel corso di questi decenni non pochi di-sastri quando è stata applicata. I criteri di selezione sono obsoleti; è necessario tenere conto, nell’individuazione dei soggetti chiamati ad applicarla, che la situazione attuale è molto diversa da quella del dopoguerra: si sono sviluppate grandi personalità, sensibilità e professionalità sia nel campo pubblico sia in quello privato. Questo è uno degli elementi per cui la legge è stata aggirata, non solo per la mancanza di sanzioni».
Daverio è rapido e sbrigativo: «Credo poco alla legge del 2%: o è applicata da gente molto informata, o per fortuna è disapplicata. Il 2% delle spese per gli edifici pubblici costituirebbe una massa tale da diventare pericolosa se usata male».


Fonte: Il Giornale dell'Arte.Com












 

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