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Mensile telematico di archeologia, turismo, ambiente, spettacolo, beni e attività culturali, costume, attualità e storia del territorio in provincia di Barletta–Andria-Trani e Valle d’Ofanto

Iscritto in data 25/1/2007 al n. 3/07 del Registro dei giornali e periodici presso il Tribunale di Trani. Proprietario ed editore: Comitato Italiano Pro Canne della Battaglia - Barletta (BT)

 

22/06/2010.  BARLETTA - LA DIRIGENTE EMANUELA ANGIULI: «COSI' IL NOSTRO POLO MUSEALE SPLENDE DI ARTE E STORIA" .

«Nel corso dell’Ottocento, all'organizzazione in tutta Europa dei grandi musei nazionali realizzati ex novo, fa riscontro in Italia, in particolare al Sud, per le sue particolari condizioni storiche come la tarda realizzazione dell'unità nazionale e il sopravvivere di un feroce municipalismo, la creazione di musei locali (civici) ospitati o mantenuti in edifici di rilievo storico e monumentale. Barletta si pone in questa scia in maniera del tutto originale».

Lo sottolinea Emanuela Angiuli, dirigente del settore Cultura del Comune di Barletta, artefice del polo museale.

IL RUOLO DEI COLLEZIONISTI -: Che aggiunge: «E’ infatti il vissuto di due intellettuali collezionisti – Giuseppe Gabbiani e Ferdinando Cafiero – accompagnati dalla colta sensibilità di personalità come Francesco Saverio Vista, Benedetto Paolillo, Michele Cassandro, l’associazione Amici dell’arte e della storia barlettana, Antonio Bernardini, che sul finire dell’800 e fino agli anni ’70 del 1900, fanno di Barletta la città pugliese dal più ricco patrimonio d’arte attraverso la realizzazione di un Museo Civico nel quale entrano grandi collezioni dello stesso Gabbiani, di Raffaele Girondi, di Vincenzo Destefano, di Ferdinando Cafiero senza considerare la donazione De Nittis diventata recentemente Pinacoteca all’interno di Palazzo della Marra».

Angiuli fa una premessa: «Raffaello Sanzio nominato sovrintendente delle antichità romane da papa Leone X, nel 1515 scrive al pontefice: “Non debbe adunche, padre Santo, esser tra gli ultimi pensieri di Vostra Santità lo haver cura che quello poco che resta di questa antica madre della gloria e nome Italiano non sia estirpato in tutto, e guasto dalli maligni et ignoranti.” Più avanti aggiunge: “ma più presto cerchi Vostra Santità , lassando vivo el paragone de li Antichi, eguagliarli e superarli come ben fa con magni edifici” Le riflessioni del grande urbinate sullo stato, oggi diremmo di conservazione, delle opere d’arte, di qualunque natura esse siano, nascono certo da un’ideologia classicheggiante, ma al tempo stesso ricca di interrogativi ancora attuali, sul loro destino proiettato nel tempo avvenire. E anche se il tempo di Raffaello non ha ancora maturato la necessità di raccogliere il frutto delle arti in spazi funzionali non soltanto alla loro conservazione ma anche al godimento pubblico, è certo che il Rinascimento sancisce attraverso la ricerca e lo studio delle antiche opere letterarie, dei monumenti architettonici e dei manufatti artistici, i canoni e le leggi Bello, in una parola dell’estetica. Bisognerà giungere al 1700 per ritrovare la nascita del museo, quando il collezionismo delle grandi raccolte artistiche o scientifiche, stratificate negli spazi privati di famiglie aristocratiche, di case regnanti, di luoghi di culto, vengono mostrate all’interno di edifici ad esse permanentemente destinati, i musei, che dalla cultura illuminista assorbono la mission all’educazione e al godimento pubblico».

L’ALLESTIMENTO - E poi, secondo Emanuela Angiuli, dirigente al comune di Barletta per il settore culturale: «I musei per esistere hanno bisogno di luoghi e ambienti adeguati dentro i quali accogliere le opere, inventariarle, studiarle, proteggerle dai danni del tempo, curarle se necessario, esporle.

Purtroppo quello spirito patriottico che aveva arricchito fin dal suo nascere la cultura della città con l’istituzione del Museo Civico, è stato reso opaco se non oscuro nel lungo percorso della sua gestione.

Anche se spostato nel suo pellegrinare da un luogo all’altro, il patrimonio d’arte di Barletta acquista la dignità di Museo soltanto in questi giorni con la sua definitiva sistemazione nelle sale del Castello dove un gruppo di studiosi accompagnati da progettisti di chiara fama in ambito museale, ne hanno curato le ferite inferte da gestioni dissennate, hanno ricomposto collezioni smembrate, hanno riportato alla luce non soltanto autentici capolavori ma quel sentimento di “haver cura” di quello che resta “di questa antica madre”, la civiltà dell’arte così cara a Raffaello Sanzio».

Fonte: La Gazzetta del Nord Barese
Martedì 22 giugno 2010

Successivamente alla pubblicazione, la dottoressa Angiuli (che ringraziamo per l'attenzione rivolta alla nostra Testata) ha fatto pervenire in Redazione il testo integrale del suo intervento, che volentieri pubblichiamo in allegato


Leggi l'intervento pubblicato su La Gazzetta del Nord Barese Martedì 22 giugno 2010.

Ecco il testo integrale dell'intervento .


 

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